“Quando la fame bussa alla porta, non domandare di che nazionalità è il residente”
Un appello dai nostri fratelli dell'Argentina: inviateci abiti usati e alimenti non deperibili
Anche se per la grande rete dell'informazione la crisi argentina non fa più notizia, e non vengono più trasmesse le immagini della protesta civile, le condizioni di vita della popolazione non sono certo migliorate. Il governo è al lavoro ma la voglia di normalità si scontra con i bisogni dei nuovi poveri. I pensionati, che dopo una vita di lavoro si vedono retribuire una pensione da fame, i disoccupati e i giovani, per i quali finiti gli studi si prospetta un difficilissimo inserimento nel mondo del lavoro. Quando proprio con il lavoro si restituisce dignità ai cittadini.
Tra questa gente i molfettesi emigranti e i loro figli, che Molfetta non ha dimenticato.
L'Associazione molfettesi nel mondo ha lanciato in questi ultimi mesi il progetto Argentina 2002: “Un euro per non far morire un sogno”, di cui abbiamo illustrato nello scorso numero gli obiettivi. Il progetto sta raccogliendo un ampio sostegno: la Regione ha stanziato dei fondi, il Comune di Molfetta ha promesso un contributo di 5mila euro e la Provincia si è impegnata per coinvolgere tutti gli altri comuni.
Oltre al sostegno finanziario occorrono beni di prima necessità, come i farmaci, e per questo delegati dell'associazione incontreranno i responsabili delle maggiori case farmaceutiche italiane per chiedere un importante e vitale contributo per i degenti che non possono permettersi i medicinali.
Ma è importante anche l'impegno dei cittadini che hanno a cuore questa situazione e intendono testimoniarlo con un versamento sul conto corrente bancario n. 14713X, presso l'Antonveneta di Molfetta. Un piccolo gesto per sostenere una grande causa, proprio questo lo spirito dell'iniziativa dell'associazione molfettesi nel mondo che è in contatto con il nunzio apostolico a Buenos Aires, per far sì che gli aiuti non si fermino alla frontiera o non arrivino nelle mani sbagliate, ma raggiungano la comunità molfettese.
Proprio dalla nostra comunità di emigranti è giunto all'Associazione “Molfettesi nel mondo” il toccante appello dell'avv. Saverio Italo Nappi (nappi@clubhp.com.ar), che pubblichiamo di seguito.
“C'era una volta un paese dove tutti gli abitanti avevano gli stessi diritti e doveri e nel quale non c'era distinzione di nazionalità, religione o razza.
C'era una volta una terra nuova, fertile, incontaminata, che con il sudore dei suoi lavoratori poté sostenere milioni di persone.
Fu in quello stesso Paese che si ordirono sogni, crebbero le speranze, affiorarono le nostalgie, e lo sradicamento di milioni di immigranti di tutto il mondo. E sono stati gli italiani, nostri cari “tanos”, (cosi sono chiamati affettuosamente gli italiani nel nostro Paese) che hanno lasciato, con la loro lingua, le loro abitudini e la loro cultura, un segno a fuoco nella vita di questo paese chiamato Argentina.
Molti conoscono la storia degli italiani che aiutarono con il loro lavoro, la loro intelligenza e simpatia a collocare le basi di un nuovo paese che per molti di loro rappresentava la terra della speranza e delle opportunità, contribuendo con le proprie “fatiche” allo sviluppo del Paese, al dire dello scrittore argentino Roberto Arlt, “ porprepotencia de trabajo” (per esigenza di lavoro).
Però oggi l'Argentina soffre il dolore dell'incapacità di offrire lavoro e l'impossibilità di crearlo per i suoi uomini e per le sue donne; circa il 20 % della popolazione economicamente attiva è disoccupata o suboccupata. Parafrasando un'affermazione dell'ex presidente argentino, Raul Alfonsin, “ cuando el hambre golpea a la puerta no pregunta de que partido politico es su morador” (quando la fame bussa alla porta non domanda quale sia il pensiero politico del dimorante), io aggiungerei, “quando la fame bussa alla porta non domanda di quale nazionalità è il residente”.
E' questa la ragione per la quale chiedo ai nostri concittadini, e specialmente a i miei fratelli di Molfetta (la terra natale dei miei genitori), di fare una colletta per solidarietà al fine di realizzare un invio di abiti usati (uomo, donne e bambini), alimenti non deperibili, ed altre cose necessarie per il prossimo inverno australe.
Questa richiesta è motivata dal numero elevato di anziani (italiani e/o discendenti), e bambini (figli o nipoti di italiani ed argentini) che si trovano nella più totale precarietà, e che sono la parte più debole e bisognosa della società argentina. Tutto quello che vorreste farci pervenire sarà ricevuto con le mani aperte dagli argentini di origine italiana”.
Michele de Sanctis jr.