Pulo, un fallimento annunciato
Intervista al consigliere provinciale Antonello Zaza
Il Pulo resta sempre la nota dolente della nostra città: abbandonato per anni, è stato poi avviato a una vasta operazione di recupero a cura della Provincia di Bari con la Sovrintendenza ai beni culturali. Successivamente il Comune di Molfetta aveva avanzato richiesta alla stessa Provincia di gestire direttamente il sito archeologico. L'incapacità di far fronte a questo impegno ha portato alla nuova chiusura della stazione neolitica. Dopo questo fallimento annunciato della gestione, il Pulo è stato oggetto di atti vandalici, mentre, nel frattempo è scaduta la Convenzione stipulata tra Provincia e Comune.
Di fronte a questa situazione fallimentare abbiamo cercato di capire motivazioni e responsabilità intervistando il consigliere provinciale di “Rifondazione Comunista” Antonello Zaza per capire che ne sarà del nostro Pulo.
Consigliere Zaza, il 4 giugno 2004, la Provincia di Bari ha ufficialmente aderito ad un protocollo d' intesa proposto dal Comune di Molfetta, acconsentendo alla richiesta di quest'ultimo di occuparsi “personalmente” della riapertura del sito archeologico del Pulo.
Ciononostante nulla si è mosso: quali, a suo avviso, le ragioni della mancata riapertura?
“Le ragioni della mancata riapertura vanno chieste al Comune di Molfetta poiché quest'ultimo, secondo la Convenzione stipulata, ha avuto, fino al 31 Dicembre 2005, la responsabilità non soltanto della riapertura ma anche della custodia del Pulo. Ogni diatriba tra Comune e Provincia avrebbe dovuto sciogliersi nel momento in cui l'Ufficio Tecnico della Provincia di Bari, comunicando con Nota ufficiale al Comune di Molfetta l'avvenuta installazione all'interno del sito archeologico di servizi ed impianto di illuminazione e la necessità di effettuare un collaudo di natura puramente amministrativa e non tecnica, specificatamente riferiva che nulla ostava alla riapertura del Pulo.
A seguito di tale comunicazione è stata stabilita una Convenzione tra Comune di Molfetta, WWF e Pro Loco che però non ha mai prodotto i suoi effetti; malgrado le numerose sollecitazioni da parte di queste associazioni ben consce di alcuni pesanti disagi, ma il Comune non ha mai provveduto né per suo conto né chiedendo sostegno alla Provincia di Bari. Che dire se non che si è trattato di vera e propria negligenza da parte di chi in quel momento aveva la delega assessorile; evidentemente l'assessore all'Ambiente dell' epoca non ha saputo o non ha ritenuto di muoversi nel verificare tutte quelle condizioni utili affinché il Pulo potesse riaprire. Non riesco davvero a trovare una giustificazione diversa e bisognerebbe interrogare l'attuale amministrazione che ha sottoscritto quel protocollo d'intesa in cui la Provincia affidava, proprio sulla base di quelle che erano le richieste del Comune, ogni responsabilità a quest'ultimo”.
Il 31 dicembre 2005 ha visto la suddetta Convenzione scadere, nessun visitatore nella dolina, furti e atti vandalici all'interno di quest' ultima. Come intende agire adesso la Provincia?
“Alla luce di questi fatti, nonostante negli ultimissimi giorni del 2005 il Comune di Molfetta abbia inoltrato alla Provincia di Bari una domanda contenente la richiesta di una proroga di ulteriori due anni della Convenzione, l'Amministrazione Provinciale ha ritenuto di verificare la possibilità di una riapertura del Pulo coinvolgendo le associazioni che in passato avevano mostrato interesse per l'importante sito archeologico, agendo dunque direttamente, senza l'intervento del Comune di Molfetta. Ritengo che una scelta di tal genere vada a semplificare il quadro della situazione e possa rendere più trasparenti ruoli e responsabilità di ciascuno rispetto a questioni che in futuro potrebbero emergere, ferma restando la necessità di un coinvolgimento del Comune quale Ente più vicino e radicato al nostro territorio e alla dolina in quanto parte di quest'ultimo.
Il nostro Comune avrebbe potuto, così come potrà ancora qualora ci sia la volontà politica di farlo, dare un contributo serio per il rilancio del Pulo, cosa che non può che passare attraverso la messa a sistema del patrimonio archeologico, storico e culturale della nostra città. È ovvio che la promozione di un “Sistema Cultura” debba partire soprattutto dall'ente Comune, non certo dalla Provincia che può - e su questo s'impegnerà - riaprire il Pulo, ma rischia pur sempre di restare una monade isolata da qualsiasi tipo di contesto”.
Nell'ultimo mese il Pulo è purtroppo stato oggetto di atti vandalici e furti. Quali misure ritiene di adottare la Provincia a seguito di questi fatti?
“Come ho già detto, la custodia del sito, proprio in virtù della Convenzione, era stata affidata al Comune di Molfetta: se si sono verificati furti e atti vandalici la responsabilità non può che ricadere sul medesimo. Evidentemente il Comune o chi per lui – che io sappia c'è stato un istituto di vigilanza privato che avrebbe dovuto vigilare sulla sicurezza della dolina, secondo accordi presi con l'Amministrazione cittadina - è stato inadempiente. La Provincia sta ora valutando la possibilità che sia il Comune a ripristinare lo stato dei luoghi dopo aver attuato una ricognizione generale dello stato del Pulo. Inutile dire che l'apertura del sito stesso ai visitatori dovrebbe rappresentare un deterrente rispetto a fenomeni di inciviltà indubbiamente incentivati dallo stato di abbandono in cui versa certa parte del patrimonio storico-ambientale locale”.
In diverse circostanze Lei ha ribadito quanto possa essere significativa e determinante l'istituzione di un tavolo di concertazione con le realtà associative che hanno a cuore la sorti del nostro Pulo al fine della salvaguardia e soprattutto di una gestione efficace dello stesso. Qualcosa si sta già muovendo in questa direzione: ce ne vuole parlare?
“Rispetto alle ipotesi di gestione futura del Pulo, c'è stato un primo incontro promosso dall'Assessore al Patrimonio Acquaviva, fra Provincia e quelle associazioni che avevano già manifestato in passato attenzione alla questione Pulo; tra queste WWF, Pro Loco, Ictius, Legambiente, Archeoclub e l'associazione ruvese Terre. L'ente provinciale ha dimostrato il proprio interesse alla riapertura del Pulo chiedendo alle associazioni la disponibilità a farsi carico della gestione del sito, garantendo loro risorse e sostegno. A questo primo incontro ne sono seguiti e ne seguiranno degli altri tra le associazioni, che seppur rappresentative di interessi diffusi e tra loro sicuramente omogenei, necessitano della ricerca di un'intesa per coordinare le proprie proposte. Tra le condizioni poste delle associazioni ci saranno sicuramente l'assunzione di misure di sicurezza per la salvaguardia del patrimonio storico naturalistico del sito, il sostegno economico rispetto alla manutenzione, il ripristino delle strutture necessarie per la piena fruizione della dolina e più in generale dello stato dei luoghi. Terminato il momento di confronto interassociativo si ritornerà ad un tavolo di concertazione tra queste ultime e la Provincia”.
La scelta da parte dell'Amministrazione Provinciale di richiedere una collaborazione alle realtà associative locali nella gestione del Pulo costituirebbe per quest'ultima un valore aggiunto o risponderebbe ad un' implicita ammissione da parte delle istituzioni - dal Comune alla Provincia - della propria incapacità di gestire una delle risorse storico-naturalistiche più preziose del nostro territorio?
“La riflessione che introduce questa domanda è di portata ampia. Sicuramente mette in discussione quello che è il ruolo degli enti locali rispetto alla valorizzazione dei beni culturali, specie al Sud.
Di sicuro si dice una verità quando si asserisce che le associazioni, che sono più vicine al territorio, ne conoscono meglio le esigenze e che hanno delle finalità vicine all'ipotesi di rilancio del Pulo, rappresentano un valore aggiunto. Si sta cercando di coniugare l'intenzione e la volontà politica di un ente di rendere fruibile un patrimonio che fino ad oggi non è stato tale, con la necessità di stringere patti con chi può dare un contributo serio per garantire appieno la fruizione del bene stesso. Le sorti del Pulo di Molfetta sono state nei decenni oggetto di vicende turbolente, tanto che forse non si può dire che ci sia mai stato un pieno periodo di reale e completa fruizione del Pulo. Pensare oggi ad una gestione diretta del Pulo, a fronte di trasferimenti statali e risorse interne sempre più esigui, è cosa complessa: sarà necessario e opportuno trovare una sorta di compromesso tra quella che è la volontà di promozione e valorizzazione della dolina e la reale capacità di gestione della stessa. La collaborazione tra Provincia e tutte le realtà che conoscono le reali esigenze del territorio può costituire un mix vincente, ma è fondamentale a mio avviso ribadire che prima si riesce a mettere a sistema il nostro patrimonio culturale, prima sarà possibile pensare ad una gestione che possa rappresentare un possibilità di lavoro per tanti giovani concittadini specializzati nel settore.
È ora che si pensi ad un modello di sviluppo delle politiche culturali che tenga insieme Pulo, centro storico, il futuro museo civico archeologico, la dolina in generale, il sistema delle chiese molfettesi, il Torrione Passari, inserendo poi tutto questo all'interno di un contesto sempre più ampio rappresentato dal territorio dei comuni limitrofi. Tutto questo implicherebbe la progettazione di una “pacchetto” appetibile per i visitatori ma anche per gli studiosi del settore; non dimentichiamo che il Pulo è uno dei siti archeologici più importanti di tutta Europa. Si tratta dunque di inserire questo sito in un contesto più ampio, gestito efficacemente e intelligentemente da enti locali da un lato e forze sane del territorio dall'altro”.
Dalle pagine della “Gazzetta del Mezzogiorno” abbiamo assistito ad un “botta e risposta” tra l'on. Vernola, europarlamentare di FI ed ex presidente della Provincia di Bari, e l'attuale amministrazione Divella, accusata di “rimanere con le mani in mano” innanzi ad un Pulo “preso d'assalto e danneggiato da ignoti”. Cosa pensa della polemica innescata dall'on. Vernola?
“L'on. Vernola è stato l'ennesimo amministratore che ha per l'ennesima volta, nel giugno 2004, dunque in concomitanza con le elezioni politiche e provinciali, inaugurato, assieme al suo neo-collega di partito Raffaele Fitto, il Pulo di Molfetta. Per altro la fruizione del Pulo all'epoca non era ancora pienamente garantita. Io spero, e così mi sento di rispondere alla polemica dell'onorevole
Vernola, che questa volta non dovremo assistere ad alcuna inaugurazione, ma che da un bel giorno all'altro le associazioni locali informino ufficialmente i cittadini molfettesi della definitiva riapertura della dolina, senza la consueta appendice di inconvenienti e disservizi.
Spero che anche attraverso il mio interessamento e quello del consigliere Cives prenda vita un lavoro teso non ad operazioni di facciata ma finalizzato a garantire realmente la piena fruizione del Pulo e che vengano fuori le responsabilità una volta per tutte di chi può ostacolarne la corretta gestione. Non sono interessato a difendere necessariamente l'operato dell'Amministrazione di cui posso fare parte o a contestare quello di cui posso costituire l'opposizione, si tratta semplicemente di dare risposte ai cittadini”.
La Regione Puglia ha stanziato circa cinquecentomila euro per l'istituzione di un Museo Civico Archeologico - da ubicare all'interno dell'ex Lazzaretto, oggi Casina Capelluti - che ospiti i numerosissimi reperti rinvenuti nella dolina, molti dei quali oggi sono sparsi nei musei del territorio nazionale. Quali passi ritiene fondamentali per una gestione vivace ed intelligente del progetto, oltre alla collaborazione con le associazioni locali?
“I fondi stanziati dalla Regione per l'istituzione del futuro Museo Archeologico sono da salutare come una buona notizia che ci mette nella condizione di poter pensare ad un “Sistema Pulo” di cui parlavo prima. È assurdo pensare a una visita nella dolina senza poter vedere i reperti ritrovati nell'ambito degli scavi: affiancare al Pulo un museo non potrà che favorire la valorizzazione della dolina. Considerato che la Provincia è proprietaria del sito archeologico e che il Comune, proprietario del fondo Azzollini (adiacente al sito e ricco di reperti archeologici) sarà anche gestore del futuro Museo Civico Archeologico, ritengo che solo una reale intesa interistituzionale, figlia di un dialogo franco e senza isterismi tra i due enti locali, possa comportare la possibilità per i cittadini di fruire finalmente del Pulo. Al momento, nella volontà di ragionare per il bene collettivo, la Provincia intende stipulare una convenzione con le realtà associative locali per la gestione della dolina e la fruizione di questo patrimonio pubblico può rappresentare un volano per rilanciare il nostro territorio”.
Miriam de Candia