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Pulo, in vetroresina le sepolture della grotta n. 1
15 gennaio 2010

Si è arricchita di un ulteriore elemento di attrattiva l’offerta del consorzio Polje, gestore del Pulo di Molfetta per i prossimi 4 anni, verso turisti e appassionati: è stato posizionato, per opera della Sovrintendenza ai Beni Archeologici di Bari, il calco in vetroresina delle sepolture rinvenute all’interno della grotta n. 1 durante l’ultima campagna di scavi (1998) che ha interessato la dolina e risalenti al XVI secolo. Un ideale “regalo di compleanno” per il consorzio, che proprio a dicembre ha compiuto un anno di attività. Il calco “blocca” il momento in cui, agli occhi degli archeologi, si sono presentate, affioranti dal terreno, le prime ossa delle sei sepolture rivenute all’interno della grotta, la prima delle 14 ufficialmente catastate all’interno della dolina, e l’unica visitabile da parte dell’utenza: anche per questo va sottolineata l’importanza dell’iniziativa, che tra l’altro non ha causato esborsi per la manodopera. La ditta Lacitignola ha infatti provveduto all’installazione del calco (del quale Quindici ha fornito le immagini dettagliate sul proprio sito, www.quindici-molfetta.it) a costo zero. Il valore storico del reperto va letto in rapporto a quella che è stata, attraverso i secoli, la vita all’interno del Pulo, e in particolar modo la fase relativa al Convento dei Cappuccini che si erge alla sommità del versante meridionale della dolina. I sei individui rinvenuti all’interno della tomba, pur essendo esclusa l’ipotesi che si tratti di monaci (uno degli scheletri è di un invividuo di sesso femminile), sono plausibilmente riconducibili proprio all’attività del Convento: poteva trattarsi di coltivatori, come lascerebbero supporre i segni rinvenuti sugli scheletri di una pesante attività fisica in vita, o di appestati, come testimonierebbero i microtraumi da grattamento emersi dagli studi sui crani. In quegli anni, a partire dal 1535, il Convento fu anche un lazzaretto per i malati. L’aspetto tecnico del calco lo spiega Italo Muntoni, della Sovrintendenza: “per la realizzazione del calco, durante lo scavo della tomba svoltosi nel 1998, le ossa, i frammenti ceramici affioranti e la terra sono stati consolidati con paraloid per garantire la posizione e l’integrità dei reperti durante l’applicazione di silicone e la sformatura in negativo”. “Sulla superficie consolidata, si è proceduto a all’applicazione di elastomero siliconico in modo da ottenere il negativo: una volta sformato l’elastometro, e realizzato un contro calco in gesso, sulla superficie del negativo è stato realizzato il positivo in resina poliestere”. Al di là della tecnica, resta l’impatto emotivo che questo nuovo ospite del Pulo di Molfetta è in grado di provocare.

Autore: Vincenzo Azzollini
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