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Pulo di Molfetta, quello che non si vede: viaggio nelle grotte
15 giugno 2009

Festeggia i primi sei mesi dalla riapertura dello scorso novembre il Pulo di Molfetta, e una domanda più di tutte, in questo semestre fatto di successi testimoniati dai numeri, dai commenti entusiastici, dalle presenze provenienti da tutta Italia (e in qualche caso da oltre) più di tutte una domanda, specie da parte dei più piccoli, si sono sentite porgere le guide delle sei associazioni del consorzio gestore della dolina, Polje (Archeoclub, Centro Studi e Didattica Ambientale Terrae, Ictìus, Legambiente, ProLoco, Wwf). Guardano con occhi ancora incantati da ciò che hanno potuto vedere, ma speranzosi nella risposta alla domanda che stanno per fare, alzano la manina, e chiedono: “Ma le grotte, entreremo nelle grotte”? C’è soprattutto il terremoto del 1980, che colpì l’Irpinia ma danneggiò seriamente anche la dolina, acuendo l’instabilità delle quattordici grotte del Pulo, a costringere le guide a rispondere di no, che le grotte non sono visitabili. C’è poi una serie di altri fattori, come la bella ed esasperata ricchezza di vegetazione del Pulo, un microsistema a tutti gli effetti, ad impedire spesso e volentieri soltanto di avvicinarsi all’ingresso delle grotte. O ancora, è la struttura stessa di alcune di queste a renderle di per se inaccessibili (basti pensare alla più celebre, la Grotta del Pilastro, il cui ingresso, difficoltoso persino per gli speleologi, è a strapiombo sulla parete settentrionale della dolina). Infine c’è il lento, quasi impercettibile ma costante e inesorabile processo che fa sì che il Pulo di Molfetta possa essere pensato quasi come una creatura vivente, che ha la sua esistenza strettamente legata alla polverizzazione, al discioglimento, alla erosione della roccia calcarea, determinati da quel muto compagno di viaggio che è il carsismo. Un compagno che continua silenzioso la sua opera da milioni di anni, lasciando come traccia materiale detritico, o di crollo, ovviamente anche nelle grotte. Per tutti questi motivi ai visitatori del Pulo è impedito l’ accesso alle grotte, eccezion fatta per la grotta n.1, l’unica visibile da vicino, perché l’unica fortemente assoggettata ad una antropizzazione risalente a secoli fa. Ed è per questo che le immagini che Quindici vi offre sono introvabili, uniche nel loro genere, e propongono la possibilità di un ideale tour virtuale, un itinerario fotografico per apprezzare le caratteristiche, l’estetica e il fascino del circuito di grotte del Pulo di Molfetta, compresa una straordinaria prospettiva della dolina dal versante opposto all’ingresso, pertanto impossibile da vedere. Se il percorso “ufficiale”, quello della catalogazione del catasto e della numerazione della Federazione Speleologica Pugliese, inizierebbe proprio dalla Grotta n.1, dove gli archeologi hanno portato alla luce sei sepolture (foto n.1) risalenti al cinquecento, e quindi molto probabilmente legate all’ attività del convento dei Cappuccini Sancta Sanctorum, sorto nel 1535 alla sommità della parete meridionale, è invece dalla fine, dall’uscita del sistema di grotte comunicanti n.14 (ED), poco distante dalla famosa Colombaia (foto n.2), che deve il suo nome all’uso che si fece di questa costruzione come allevamento di colombe, testimoniato dai fori nelle pareti. Poco più a destra, è possibile accedere alle grotte infilandosi all’interno di un varco parzialmente nascosto dalla vegetazione: inizia il viaggio nelle grotte del Pulo di Molfetta, una autentica immersione nella roccia e nell’umidità che permetterebbe, passando di grotta in grotta, tra i passaggi, nel caso più fortunato, o addirittura autentici canali angusti anche per gli speleologi più esperti, di attraversare prima le due grotte gemelle, Ferdinando e Carolina, ampiamente comunicanti tra di loro e così chiamate in omaggio ai sovrani borbonici, fino a riemergere dalla parte opposta della parete settentrionale, quasi speculare alla zona dalla quale era stato possibile entrare. Da qui è possibile avere una prospettiva unica e suggestiva della Grotta del Pilastro, proprio al di sotto dell’ipotetico ingresso. La conclusione del percorso di un buon terzo della totale circonferenza della dolina fatta, semplicemente… dall’interno, termina con una sconsigliatissima quanto vietatissima arrampicata sulla parete opposta a quella d’ingresso, da cui abbiamo raccolto l’immagine panoramica del Pulo di Molfetta lì da dove è impossibile apprezzarla. Nel tour delle grotte, che rappresentano una ulteriore qualità che rende il posto unico e di assoluto fascino, e che dunque meritavano di essere mostrate almeno in foto, siamo stati accompagnati da speleologi esperti, compreso il presidente del Consorzio Polje, Raffaele Annese. Quindici ricorda che l’unico itinerario possibile all’interno della dolina è quello prescritto dal consorzio, e sempre ed esclusivamente in compagnia di una guida esperta. Anche per questo, da parte nostra il piacere e l’entusiasmo di mostrarvi in esclusiva queste meravigliose prospettive di un “altro Pulo”.

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