Progetto “Acrobati”: bambini e ragazzi fuori dagli istituti
CULTURA
Quando si parla di case – famiglia e di accoglienza è facile reagire con diffidenza perché esistono, anche a Molfetta, realtà che fanno dell'accoglienza un pretesto per arricchirsi e non un progetto di vita. Ma non è così per Patrizia Depergola, responsabile del nuovo centro socio – educativo diurno “Gli Acrobati”, inaugurato mercoledì 1 febbraio, presso la Fabbrica di S. Domenico, con un incontro – studio sulle politiche sociali per minori e famiglie.
Il Progetto Acrobati nasce dalla collaborazione tra l'Ass. “Famiglia Dovuta” e la Coop. Soc. “Le strade e le stelle”, che da anni operano nel campo della socialità, offrendo sostegno a famiglie in difficoltà e in sintonia con la Legge 149/2001 che, riconoscendo a tutti i bambini il diritto a vivere in una famiglia, impone, entro dicembre 2006, la chiusura degli istituti assistenziali per minori. “Bambini e ragazzi – quindi – fuori dagli istituti…verso dove?” era il titolo dell'incontro studio. Verso un'accoglienza responsabile e soprattutto nutrita di affettività, come quella che da anni offrono i volontari di “Famigli Dovuta” e i collaboratori di “La strada e le stelle”.
La prima nasce a Bari nel 1991 da una rete di famiglie naturali, affidatarie e adottive, che già da anni facevano esperienze di accoglienza a bambini e ragazzi in difficoltà e che hanno istituzionalizzato il proprio ruolo con un progetto di volontariato più stabile e l'intento di promuovere una cultura di attenzione e ascolto ai disagi dei minori. Nella logica di offrire un servizio di accoglienza calda, ma soprattutto formata, a quei bambini e ragazzi per i quali l'affido non era la risposta più adeguata, nasce a Molfetta, nel 1997, la prima casa - famiglia “Strade di Casa”, che tutt'oggi accoglie 8 minori con un percorso che li prepara al momento dell'affido, in modo da renderlo meno traumatico possibile. Nel 2000 si costituisce la Coop. Soc. “La strada e le stelle”, con l'intento di gestire i servizi promossi dai volontari di “Famiglia Dovuta”, garantire una continuità ai progetti avviati e la formazione professionale e specializzata degli operatori. E nello stesso anno nasce, a Bari, sempre con la collaborazione di questi due istituti, la “Casa di Betlemme”, una casa – famiglia gestita completamente dai volontari della parrocchia di S. Marcello.
Dieci anni di esperienza, di successi e fallimenti per arrivare, finalmente, nel 2006, al Progetto Acrobati e ripartire – ci confessa la responsabile – proprio dagli insuccessi, per migliorarsi nell'interesse del bambino.
Il centro, finanziato da volontari che hanno creduto in prima persona nella validità dell'idea, è destinato sia a quei minori su cui è possibile intervenire in maniera preventiva, evitando il distacco completo da famiglie che hanno difficoltà a compiere i loro compiti educativi, sia a quelli che devono gradualmente rientrare nelle loro famiglie naturali, dopo lunghe esperienze di affido. In un appartamento nel cuore della città (più precisamente in Corso Umberto, 48), gli operatori del centro ospiteranno massimo 8 bambini e/o ragazzi dall'ora di pranzo fino a cena, accompagnandoli nello studio e in altre e varie attività pomeridiane.
Il progetto si propone, con il tempo e con la collaborazione di altri istituti competenti (Tribunale per minori, servizi sociali, scuola, parrocchia), di offrire sostegno psicologico ed educativo anche alle famiglie dei bambini, per permettere loro di riappropriarsi del ruolo genitoriale attraverso un percorso di rieducazione integrato e collaborato tra bambini, famiglie e istituzioni.
Una rete comune per opporsi alla solitudine di minori in disagio e avvicinarli all'attenzione, all'impegno e all'affetto di tutta la comunità. È questa – infatti – “la strada per ricondurli veramente a casa”, come è emerso anche dall'incontro inaugurale del progetto, al quale hanno partecipato i rappresentanti delle diverse agenzie educative presenti sul territorio di Bari e da sempre efficienti interlocutori delle iniziative già avviate. Il Progetto Acrobati – il nome stesso lo suggerisce – è una sfida vera e propria: per le istituzioni, per gli operatori e i volontari, per tutta la comunità perché possano, con una collaborazione appassionata e un impegno responsabile, convincere bambini e ragazzi, bisognosi di “fidarsi e affidarsi”, a lasciarsi guidare nella ricostruzione del loro progetto di vita.
Autore: Giovanna Bellifemine