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Prigionieri molfettesi morti nel '44 in paesi extraeuropei
15 marzo 2014

Nella mesta rievocazione dei caduti molfettesi della seconda guerra mondiale, piu volte mi sono trovato di fronte a notizie confuse unite alla mancanza di documenti probanti e chiarificatori. E il caso, ad esempio, di Nicolo Tattoli, nato a Molfetta il 6 aprile 1911 da Nicolo e Serafina Tattoli, e morto in Australia il 26 gennaio 1944 per fatti in qualche modo connessi col secondo conflitto mondiale. In quel periodo in Australia piu di 4700 immigrati italiani, considerati nemici di guerra, furono internati in campi di detenzione, dove vennero sfruttati soprattutto come braccianti rurali, anche dopo lf8 settembre 1943, quando cio che restava del regio esercito italiano partecipo al conflitto come cobelligerante a fianco degli alleati. Nicolo Tattoli era dunque un civile e, se non si tratta di un caso di omonimia, puo forse identificarsi con un emigrante dallo stesso nome, classe 1911, imbarcatosi a Napoli sul transatlantico Orama, nave ammiraglia dellfinglese Orient Line, e sbarcato ad Adelaide il 25 agosto 1928, come ricavo da un item dei National Archives of Australia. Finirono i loro giorni lontano dallfItalia anche due marittimi cresciuti a Molfetta, Leonardo De Giglio, nato a Procida lf8 novembre 1900 dal molfettese Vito Donato e dalla procidana Carmela Michela Schiano di Colella, e Giovanni Tridente, nato a Molfetta il 14 aprile 1921 da Felice e Porzia Lisena. Quando Mussolini il 10 giugno 1940 dichiaro guerra alla Francia e allfInghilterra, i due marinai si trovavano imbarcati sul piroscafo da carico Ada di 5248 t, appartenente allfINCSA (Impresa Navigazione Commerciale Societa Anonima) e iscritto al Compartimento marittimo di Roma, matricola n. 177. Il piroscafo, dotato di un motore a tripla espansione capace di imprimere una velocita di 10 nodi allo scafo di acciaio lungo 131 m, era stato costruito nel 1920 dalla Canadian Vickers Ltd. Co. del Quebec come nave passeggeri denominata Canadian Conqueror per la CGMM (Canadian Government Merchant Marine) di Ottawa. Nel 1928 il piroscafo era stato ceduto alla Canadian National Steamships Ltd. Co. di Montreal e nel 1938 era stato acquisito dallfINCSA di Roma, che ne fece una nave mista da carico e da passeggeri col nome di Ada. Al momento dellfentrata in guerra il piroscafo, al comando del capitano di lungo corso Felice Mouston, era ormeggiato nel porto di K.be, nellfisola di Honsh. in Giappone. Era uno dei piu di 200 mercantili italiani venutisi a trovare fuori del Mediterraneo mentre imperversava il conflitto, i quali non potevano rientrare in Italia perche il canale di Suez e lo stretto di Gibilterra erano in mano inglese. Percio lfAda rimase bloccato in Giappone per quasi due anni, finche il 1‹ giugno 1942, non fu noleggiato dalla compagnia nipponica Teikoku Senpaku Kaisha (Compagnia Imperiale di Navigazione a vapore), di proprieta del governo giapponese. Lfequipaggio resto quello originario, composto da 32 italiani, ma il piroscafo fu ribattezzato Ataka Maru e riprese a navigare per conto delle autorita giapponesi sotto la gestione della Yamashita Kisen Kabushiki Kaisha. Lfultimo viaggio del piroscafo comincio il 22 agosto 1943 alle 15:10 (ora locale), quando salpo da Yokohama diretto a Chilung, porto di Formosa (Taiwan), con i mercantili nipponici Mitsu Maru e Sawa Marue Momogawa Maru, scortati solamente del posareti ausiliario Kashi Maru. Il 23 agosto, poco dopo le 12, il sottomarino americano Paddle (SS-263), agli ordini del lieutenant-commander (capitano di corvetta) Robert H. Rice, avvistato il convoglio, lancio quattro siluri contro lfAtaka Maru. Due andarono a segno e la nave comincio a imbarcare acqua. Le vedette del piroscafo italiano avvistarono un periscopio a circa 1600 metri a babordo e gli artiglieri aprirono il fuoco verso di esso. Alle 12:42, pero, fu dato lfordine di abbandonare la nave e alle 12:55 la vecchia Ada sfinabisso a ovest della baia di Suruga, nel Giappone centrale. Fu lfunico mercantile italiano a essere affondato durante la guerra del Pacifico, quando l’Italia faceva ancora parte dell’Asse. Rimase ucciso uno dei fuochisti, Nicolò Donati di Luigi, nativo di Bagnone (Massa Carrara), mentre un altro membro dell’equipaggio venne ferito. I superstiti furono soccorsi da barche da pesca giapponesi e condotti a Toba, sul lato occidentale della baia nipponica di Ise. Il 9 settembre 1943, in seguito all’armistizio tra l’Italia e gli alleati, l’equipaggio dell’Ada fu arrestato dai giapponesi. Gli italiani, considerati prigionieri di guerra, furono internati prima a Yokohama, poi ad Hakone Maki, presso Tokyo, e infine a Shinagawa, quartiere di Tokyo, dove restarono fino alla conclusione della guerra. Due marittimi aderirono alla Repubblica Sociale Italiana di Mussolini. La prigionia fu durissima e penosa, e non tutti i membri dell’equipaggio dell’Ada sopravvissero agli stenti, alle privazioni e alle brutture inflitte dai giapponesi. Il marinaio palermitano Nicolò Tarantino morì in prigionia per malattia il 20 dicembre 1943. Il fuochista palermitano Elia Alioto spirò il giorno dopo. Il capitano di macchina Oscar Giardini di Pietro, triestino, morì il 16 febbraio 1944 e fu in séguito seppellito presso il sacrario del Ryozen Kannon (Milite Ignoto) in Kyoto. In mancanza di altri dati, insospettisce la morte contemporanea, avvenuta il 9 agosto 1944, di quattro persone: il marinaio Leopoldo Lari, il cambusiere Raffaele Giannacini, l’ingrassatore Nestore Iardella e il mozzo Amleto Polacci, attualmente sepolto nel Cimitero di Forte dei Marmi. Il 2 ottobre perì il nostromo di Nervi Enrico Massa di Gioacchino. Dubbi inquietanti avvolgono pure la morte simultanea, verificatasi il 12 ottobre 1944, di altri quattro prigionieri: il fuochista genovese Andrea Rossi di Giovanni, il marinaio Salvatore Battinelli di Antonio, poi inumato presso il Ryozen Kannon, il marittimo molfettese Giovanni Tridente e il marinaio procidano-molfettese Leonardo De Giglio, ultimamente sepolti in un loculo della Cappella del Cimitero monumentale di Molfetta, ma con la data parzialmente errata del 24 ottobre 1944. Una sorte simile subì il fuochista molfettese Nicolò Sciancalepore di Mauro, imbarcato sul piroscafo da carico Libano di 1592 t, costruito nel 1908 e appartenente alla Società Anonima di Navigazione Servizio Italo-Portoghese con sede a Genova e gestita dall’armatore Marino Querci. Il vecchio cargo si trovava nelle acque di Gibilterra all’entrata in guerra dell’Italia contro la Gran Bretagna e la Francia. Fallito il tentativo di autoaffondamento, dopo il 10 giugno 1940 il piroscafo fu sequestrato dagli inglesi e il suo equipaggio catturato e inviato in Canadà. Sciancalepore morì in prigionia presso Ottawa il 16 novembre 1944. Un destino analogo era capitato l’anno prima al carbonaio molfettese Vito Binetti di Giovanni, imbarcato sul piroscafo da carico Aequitas di 5335 t, appartenente alla Società Anonima per l’Industria e il Commercio Marittimo “Nova Genuensis” di Genova. Il cargo si era rifugiato a Rio de Janeiro il 31 dicembre 1940 ed era stato dato in consegna al Brasile il 3 gennaio 1941, per accordi tra il governo italiano e quello brasiliano. Inizialmente neutrale, il Brasile il 22 agosto 1942 aveva dichiarato guerra all’Italia e alla Germania. Così l’equipaggio era stato trattenuto in Brasile e Binetti era morto in prigionia il 6 ottobre 1943. Terminò la sua esistenza in Cina il marò Leonardo Pappagallo, nato a Molfetta il 3 febbraio 1918 da Ignazio e Giovanna Petruzzella. Dopo l’8 settembre 1943 il militare si trovava sulla cannoniera posamine Lepanto, inattiva a Shangai insieme alla cannoniera Ermanno Carlotto e al transatlantico Conte Verde. Ricevuto l’ordine di raggiungere un porto neutrale o di autoaffondarsi, le tre navi, per l’impossibilità di attuare la prima opzione, si autoaffondarono. Per il sabotaggio, gli equipaggi delle tre navi vennero arrestati dai giapponesi. La maggior parte dei militari accettò poi di collaborare con le forze di occupazione nipponiche, aderendo alla Repubblica Sociale Italiana e partecipando come lavoranti disarmati alle operazioni di pulizia e ripristino della Lepanto nel frattempo recuperata dai giapponesi. Il marò Pappagallo si spese a Shangai il 19 dicembre 1944. Anche un altro militare aveva subito una sorte analoga, il fuochista ordinario della Regia Marina Cosimo Spadavecchia, nato a Molfetta il 18 gennaio 1903 da Felice e Grazia Armenio, morto in prigionia in India il 6 maggio 1942 e poi sepolto nel Sacrario Militare “Seewree” di Bombay. Infine, terminò la sua vita in Kenia il cannoniere ordinario della Regia Marina Sergio Prezioso, nato a Molfetta il 14 gennaio 1920 da Nicolò e Isabella Prezioso. Catturato dagli inglesi in Africa Orientale Italiana nel 1941, venne internato alla fine nel campo di prigionia n. 360, che si trovava presso la località di Ndarugu nel Kenia centrale. Da questo campo dopo tre anni inviò una cartolina militare alla madre Isabella Prezioso, abitante a Molfetta in Vico 6° Crocifisso, n. 14. Il timbro lineare in stampatello apposto sul documento reca l’indicazione P/W MIDDLE EAST (Medio Oriente) 80; quello circolare dei P.O.W. (Prisoners of War) dell’E.A.C. (East African Community) reca la data del 20 settembre 1944. Dopo questa cartolina le sue tracce si perdono per sempre e i suoi resti ormai introvabili non si distinguono «dalle infinite / ossa che in terra e in mar semina » la morte livellatrice richiamata dal Foscolo.

Autore: Marco I. de Santis
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