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Prefettura alla Caritas: pagateci letti e coperte EMERGENZA ALBANESE. Una vicenda sconcertante
15 febbraio 2000

Marzo 1997, giungono nel porto di Molfetta, a bordo di una nave un centinaio di profughi Albanesi, che dopo i primi soccorsi vengono smistati nei vari centri d'accoglienza, compreso il centro Caritas di Molfetta. Per far fronte alle esigenze dei profughi la Protezione Civile aveva dato al centro Caritas, del materiale; letti, materassi, coperte, federe, lenzuola, guanciali. Finisce l’emergenza Albanesi, il materiale dato in prestito non viene reclamato da nessuno, tantomeno qualcuno si reca al centro per ritirarlo, i volontari, gli obiettori, continuano il loro lavoro di accoglienza nei confronti di coloro che bussano alla loro porta. “L’emergenza profughi non si è fermata al ‘97”, afferma il responsabile del centro Caritas di Molfetta, Nicola Volpicella, infatti da allora ad oggi hanno offerto ospitalità a centinaia di albanesi, kosovari, ecc. che in molti casi erano accompagnati dalle forze dell'ordine Carabinieri e Guardia di Finanza, tutto questo anche grazie al materiale che nel frattempo era rimasto al centro. Improvvisamente dopo due anni e mezzo di silenzio, il 26 ottobre '99 giunge alla Caritas diocesana una lettera della Prefettura di Bari per conto della Protezione Civile che chiede la restituzione immediata del materiale prestato, il risarcimento di quello usurato, e il nolo di tutto il materiale rimasto al centro per quasi tre anni. Il 28 gennaio 2000 arrivano a Molfetta dei soldati del Battaglione logistico “Pinerolo” con il compito di riprendersi dal centro d'accoglienza tutto ciò che era rimasto, così hanno portato via: 16 letti, 25 coperte da campo, 4 materassi, 90 lenzuola, 17 federe, all'appello mancava quasi la metà del materiale, i materassi, ad esempio, con il passare del tempo erano stati attaccati dagli acari, le coperte infeltrite ed erano quindi state buttate in quanto ormai inutilizzabili. La Prefettura ha richiesto il pagamento di tutto ciò che la Caritas non è stata in grado di restituire, detta somma che al momento non è ancora stata calcolata verrà prelevata dal fondo diocesano della Caritas che è costituito da quel famoso otto per mille della dichiarazione dei redditi che i contribuenti devolvono annualmente alla Chiesa Cattolica. Il danno purtroppo oltre che finanziario, in quanto la Caritas oltre al risarcimento alla protezione civile, dovrà acquistare ex novo, letti coperte e quanto serve per continuare a fornire il servizio che ha sempre svolto, è anche logistico in quanto in questo modo è venuto meno qui a Molfetta una struttura che al momento era in grado di fornire un servizio importante per la comunità. E' pur vero che la Protezione Civile ha il diritto di riprendersi ciò che gli appartiene, a tal proposito abbiamo chiesto il parere su questa faccenda al rappresentante della Prefettura di Bari capo alla ripartizione socialità, Caputi, che tra l'altro aveva firmato il verbale relativo la consegna del materiale nel '97 nonchè quello riguardate la restituzione dello stesso, egli ha affermato che la Caritas in occasione di questo tanto dibattuto prestito era stata avvisata della conseguente restituzione. Tanto è vero che il materiale che sempre nel '97 fu portato dalla protezione civile alla Madonna dei Martiri, fu ritirato alla fine dell'Emergenza Albanesi. Ci siamo rivolti anche al Maggiore Farinola della Brigata “Pinerolo”, per ulteriori delucidazioni, che purtroppo non ha potuto fornirci in quanto si trovava fuori sede e non conosceva la questione a fondo. Resta ora da capire se e quanto la Caritas dovrà pagare, perché se è vero che ha utilizzato del materiale in prestito e ne ha danneggiato una parte è altrettanto vero che non lo ha fatto per scopi personali, ma per far fronte a delle situazione gravi che richiedevano un intervento immediato svolgendo quindi un'opera utile anche alla Protezione Civile. Solo nell'ultimo anno ha ospitato nella sede di Molfetta diverse centinaia di profughi di cui un centinaio in emergenza. Il sig. Volpicella ci ha mostrato la condizione in cui al momento versa il locale adibito alle prima accoglienza, lo spettacolo non è certo dei migliori, sono disponibili infatti solo cinque letti, ed è difficile prestare un soccorso valido, che soprattutto rispetti in pieno la dignità di un essere umano, cosa fondamentale per i volontari. A questo punto ci si augura che la Prefettura di Bari per conto della Protezione Civile e la Caritas Diocesana trovino un accordo equo dettato soprattutto dal buon senso in modo da proseguire la politica di collaborazione, non perdendo di vista ciò che veramente conta; prestare soccorso e assistenza a chi ne ha bisogno, italiano o straniero che sia, senza perdersi nel labirinto della burocrazia. Clara Spagnoletta
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