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Poesie al balcone, per conservare il ricordo e rivivere l'emozione
15 aprile 2008

A volte possono essere suffi - cienti un balcone, che s'affaccia su una piazza o un vicoletto, e un pubblico anche improvvisato per appagare quel desiderio d'ali spesso alla base dell'invenzione poetica. Di “questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi” (Alda Merini). Così recita la quarta di copertina del bel volumetto – dall'aria sbarazzina perché, come tradisce la prefazione, la poesia è anche gioia di vivere – dal titolo “Poesie al balcone”, deputato a raccogliere, “per conservarne il ricordo e riviverne l'emozione”, i componimenti declamati nel corso della quarta edizione di “Poesie al balcone”, svoltasi a Giovinazzo il 14 e il 15 luglio 2007. Una manifestazione ch'è ormai divenuta uno dei fi ori all'occhiello di una città che, senza tanti proclami, sembra tutt'altro che insensibile al richiamo della cultura. Il volume è stato realizzato dall'Associazione culturale “Comunicaria. Liberi di comunicare”, (presieduta dal giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno, Michele Marolla) con il patrocinio del Comune di Giovinazzo, e stampato presso l'azienda grafi ca L'Immagine s.r.l. Novantasette poeti s'alternano nella raccolta e ciò che più colpisce è la varietà delle provenienze, dalla Puglia all'Emilia al Friuli all'Argentina al Libano, e delle modalità di estrinsecazione del loro poetare. Si va da espressioni di una certa naiveté, magari ancora legate a un uso scolastico della metrica, ad altre, che si distinguono per oscurità, concettosità, tensione sperimentale. Non staremo a discutere sul valore estetico dei singoli componimenti, anche perché sarebbe un po' parigino mettersi a discettare sulla qualità artistica, laddove l'intendimento della manifestazione è quello di dar voce, da un balcone, a quelle anime che, nel grigiore di questa nostra civiltà atterrita dallo spettro del dio Kronos, diversamente si chiuderebbero nel silenzio. Invece i poeti dal balcone sembrano voler raccontare “ai piedi di una croce / il pianto di chi non ha voce” (Damiano Leo). Guardano il mondo non da un'impermeabile specola dorata, ma se ne lasciano profondamente contaminare – in senso buono, s'intenda. Ho apprezzato particolarmente il componimento d'un Pablo Furioso di Buenos Aires, che, fi ngendo di non voler scrivere parole d'amore per profondersi in un canto di ribellione all'umana ingiustizia, tesse, da un lato, immagini di morbida sensualità – come quella delle cosce della sua donna “caldi conigli pulsanti” “alte gazzelle vellutate” – e dall'altro palesa forte ardore civile. La famiglia riveste un ruolo tutt'altro che secondario nelle “Poesie al balcone”. A tratti ci sembra, certo, sbilanciata in senso matriarcale, perché sono le fi gure di madri a campeggiare con energia. “Spicca silenziosa / dal banchetto dei tuoi anni / la fi gura forte di una donna / dagli occhi montani / disegnati dall'amore” (Felice Alloggio). A volte sono donne così anziane da parere quasi scolpite nella roccia, immerse nel quadro degli elementi naturali al punto da sembrarne quasi parte integrante, come la vecchia di Rosa Marzano, che guarda il sole come se contemplasse, di lontano, la propria vita che volge al tramonto. Poi c'è l'amore, che da sempre è il terreno più consentaneo alle scintille poetiche: è amore fatato, che sa di zucchero e ceste di frutta (Mohamad Faysal); amore perdutosi in un gioco al massacro e vivo ancora parzialmente negli oggetti, come il tweed-nido caldo, che ne hanno testimoniato lo sbocciare (Zaccaria Gallo); amore negato (Angelo Rana); amore folgorante, declinato in un fi orire di metafore mutuate dal mondo vegetale (Rossella Tiribocchi). Anche la nostalgia è parte integrante della raccolta, come quella che traspare nella sobria, ma accorata, contemplazione di un ragazzo in bicicletta fermatosi all'ombra di un platano, che pare quasi contemplarlo innamorato (Chiara Sorino). Del resto, da sempre nella poesia s'annida una sorta di promessa di persistenza: nella lirica conclusiva, quella di Fabio e Tiziana Ingrao, dedicata a “Poesie al balcone”, appare così chiaramente l'anelito della raccolta. Fare della poesia “un'ancora nell'incertezza di un lento divenire”.
Autore: Gianni Antonio Palumbo
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