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Pino Masciari, la battaglia di una vita contro la criminalità organizzata: l'incontro a Molfetta
02 maggio 2016

MOLFETTA – Due appuntamenti con la legalità a Molfetta, uno nella mattinata al PalaPoli al quale hanno partecipato circa 1800 studenti, l’altro nella “Sala Finocchiaro”, rivolto alla cittadinanza e alle istituzioni, Pino Masciari: una grande persona, di forte carisma e ineguagliabile determinazione, che non solo continua a gridare prepotentemente il suo “NO” contro le mafie, ma soprattutto ad accettare che la sua vita e quella della sua famiglia ne venga, per questo, stravolta e per sempre compromessa.

Entrambi gli incontri, sono stati supportati non solo dalla presenza dell’associazione contro le mafie “Libera”, ma anche dell’avvocato Roberto Catani, (nella foto, a sinistra di Masciari) presidente dell’associazione “Liberalità organizzata”, di cui Masciari è cofondatore e Presidente Onorario. Nell’incontro pomeridiano, a rappresentare la città di Molfetta e a porgere i saluti delle istituzioni, hanno presenziato l’assessore alla cultura e al turismo Betta Mongelli e l’assessore ad appalti e contratti, patrimonio, impiantistica sportiva e sviluppo economico, Giulio Germinario.

Prima di parlare della sua storia personale di comune imprenditore calabrese che ebbe il coraggio di denunciare il malaffare e i coinvolgimenti con la Ndrangheta, Masciari ha disegnato il quadro attuale della dilagazione e dell’influenza delle mafie nell’economia nazionale. Le mafie infatti, sono riuscite facilmente a penetrare in uno Stato debole e incapace di imporre le sue leggi, iniziando a garantire l’ordine della sicurezza pubblica. Dopo aver acquisito potere economico, si sono insinuate nelle amministrazioni, fino a globalizzarsi e arrivare a controllare i rapporti di importazione e esportazione. Influente è stato il fenomeno di migrazione della criminalità organizzata dalla Calabria alle fabbriche del Nord, dove i mafiosi hanno incontrato terreno fertile per disseminare attività di racket e per arricchirsi con i sequestri di persona. Mafiosi che, in breve tempo, si sono trasformati in veri e propri manager, monopolizzatori del mercato e responsabili di una “crescita malata” del PIL italiano, ormai alimentato da prostituzione, contraffazione del monopolio di Stato e traffico di droga, in cui la vera economia italiana non può che trovare un’inevitabile scomparsa.

«E’ stato semplicemente per un senso di etica morale che ho denunciato i boss delle quattro province calabresi (Crotone, Catanzaro, Vibo Valentia e Reggio Calabria), oltre a numerosi magistrati coinvolti. Denunciare ed essere testimone di giustizia significa inferire un forte colpo all’organizzazione mafiosa e dare fonti di prove alle autorità giudiziarie. Da quel momento, è iniziato il mio calvario: sono dovuto fuggire di notte con mia moglie e i miei due figli per grave e imminente pericolo di vita, solo per aver applicato la costituzione del Paese nel quale vivo. Il mio lavoro era quello dell’imprenditore e da quel momento non solo non sono più potuto tornare nella mia terra, ma sono rimasto disoccupato fino ad ora».
Così Pino Masciari descrive il suo percorso di sofferenza iniziato nel 1997 quando, dopo numerosi attentati ai suoi dipendenti, incendi alle sue auto e anche un tentato omicidio al fratello, è stato inserito dalla sezione antimafia in un programma speciale di protezione che sarebbe dovuto durare dai 4 ai 6 mesi, fino a un massimo di un anno e che è consistito nell’allontanamento in una località protetta.

«Lo Stato ha paura perché sono scomodo e mi considera un esiliato politico. Ma per aver fatto cosa? Lo Stato mi ha abbandonato, nel momento in cui doveva essermi maggiormente vicino. Le mafie sarebbero estirpabili solo se ci fosse la volontà di uno Stato intero, ma ancor prima di pensare alle mafie, pensiamo alla democrazia, che sta venendo meno! Le mafie immettono il 50% degli impiegati dell’economia illegale e il 30% di quella legale: eliminare le mafie significa creare scompenso sociale! La politica deve servire, e non servirsi: mai come oggi c’è bisogno di uomini veri!», conclude Masciari.

Una testimonianza forte che fa riflettere e che invoglia a cercare nel sentimento nazionale di ciascun italiano la determinazione necessaria per vincere tutte le piccole battaglie contro la mafia: solo questo presupposto, ci permetterà di scorgere il miraggio della più grande guerra finalmente vinta da un popolo piegato per secoli.

© Riproduzione riservata

Autore: Angelica Iannone
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