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Per una scuola di qualità, la protesta a Molfetta contro DDL Aprea e tagli
15 dicembre 2012

La proposta del DDL Aprea «è stata formulata e discussa in piena autonomia dal Parlamento, con la partecipazione di tutte le forze politiche: dunque non c’è alcuna diretta responsabilità del Governo, né mia personale, nelle proposte ivi contenute. Peraltro, in alcun modo ho partecipato alla stesura del testo o ne ho mai condiviso l’impianto». Lo precisa il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, in una lettera aperta a studenti e professori. Nonostante queste giustificazioni da parte del ministro, i ragazzi delle scuole superiori italiane sono scesi in piazza nell’ultima decade di novembre per manifestare la propria contrarietà all’approvazione del DDL Aprea (norma per l’autogoverno delle istituzioni scolastiche e statali). Con una non minore forza catastrofica dei passati decreti e progetti di legge formulati dall’ex ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, in realtà questo decreto ha visto la luce nel lontano 2008 (sotto il governo dell’ex premier Berlusconi) e da allora la sostanza è rimasta quasi del tutto invariata. Ed è per questo che gli studenti rigettano in toto il taglio dei fondi per la scuola pubblica, l’eliminazione del diritto di assemblea e il blocco degli scatti di anzianità per gli insegnanti. E rifiutano nettamente la possibilità per le scuole pubbliche di ricevere finanziamenti da enti privati. In sostanza, si tratta di una legge che conferisce potere decisionale a membri esterni alla scuola stessa, lontani dagli studenti, potenziando la figura del dirigente scolastiche, trasformato in un vero e proprio manager di un’azienda. Sta di fatto che anche il segretario del Pd, Piergluigi Bersani ha manifestato tutto il suo disappunto sul caso in questione: «Non è pensabile che ogni sei mesi si dia uno schiaffo alla scuola, non si può ragionare solo in termini di risorse. Della scuola avremo bisogno domani per ottenere maggiore competitività. Oggi tutti, bambini compresi, siamo subissati di informazione, ma informazione non è conoscenza. Gli scaffali dove posare l’informazione e farla diventare conoscenza li possono costruire solo gli insegnanti. Bisogna fare un discorso di impianto sulla scuola, sull’università e sulla ricerca, quasi costituente. Non possiamo ogni sei mesi dare instabilità al sistema». LA MOBILITAZIONE A MOLFETTA Ed è questa scuola di qualità che hanno reclamato anche gli studenti e i professori di Molfetta, che molto spesso sono costretti a vivere in una situazione di disagio e sofferenza il mondo del sapere (ad esempio, le famiglie possono anche spendere circa 1000 euro per comprare i libri di testo in un periodo segnato da una crisi economica e sociale di proporzioni enormi). Quello che ragazzi e docenti hanno chiesto nei vari sit-in, nelle diverse assemblee d’istituto e, soprattutto, nel corteo del 24 novembre, cui hanno partecipato tutte le scuole locali, è un’istruzione di qualità fatta di un elevamento culturale che sia in grado di creare delle teste pensanti e non degli studenti passivi che vivono l’istruzione come un peso e non come una possibilità d’arricchimento culturale personale. «Noi studenti essenzialmente chiediamo che vengano bloccati i finanziamenti alle grandi opere che gravano sui territori e sulle teste dei cittadini fornendo così la capacità di investire sull’istruzione, la ricerca, sull’inserimento delle energie rinnovabili all’interno degli istituti, sul mondo del lavoro, sulla sanità - ha affermato in esclusiva a Quindici Maria Fasciano, rappresentante d’istituto del Liceo Scientifico”Albert Einstein”, durante il sit-in posto in essere dagli studenti di fronte al Liceo Classico di Molfetta -. E’ per questa serie di motivazioni che stiamo scendendo in piazza». IL DIRITTO ALLO STUDIO Questi ragazzi hanno dimostrando di essere in grado di mobilitarsi su più fronti, convinti che il diritto allo studio sia un “trasporto” di qualità, la possibilità di frequentare istituti a norma senza il rischio di vedere altre vittime sotto i tetti delle aule, di usufruire di spazi interni alle strutture scolastiche anche al pomeriggio, degli spazi ricreativi che possano dare agli studenti spunti ulteriori anche al di fuori dell’orario delle lezioni. Diritto allo studio è vivere in una società che mette al centro il sapere ed il futuro dei giovani e non il proprio tornaconto personale. Gli studenti sono convinti, tuttavia, che per affrontare i problemi dell’istruzione e della scuola pubblica occorra un approccio diverso. La scuola pubblica dev’essere trattata come un centro di spesa o come una straordinaria ed insostituibile risorsa per la crescita culturale, sociale, civile e democratica del Paese? «Penso che questo governo non abbia la capacità di prendere decisioni così importanti specie per il settore della scuola – l’auspicio è il pensiero di Roberta Binetti rappresentante d’istituto del Liceo Magistrale “Vito Fornari” –. L’incapacità di determinati ministri è stata confermata da frasi quali “Giovani troppo choosy”, “il posto fisso è monotono” oppure l’errore del ministro dell’istruzione Profumo Il ministro Profumo sta lavorando ai tagli. Nella Legge di Stabilità approvata dall’esecutivo Monti sarebbe passata una decurtazione di un miliardo di euro sulla scuola, da concretizzare aumentando l’orario di lavoro dei docenti di medie e superiori per risparmiare sulle supplenze. Il Ministro Profumo non ha fatto altro che varare una serie di articoli che cambieranno ancora la scuola e la ricerca, alimentando un pacchetto di polemiche di alta intensità in una scuola italiana già carica di esplosivo. Per il ministro è opportuno portare il livello d’impegno dei docenti sugli standard dell’Europa occidentale: la scelta di governo toglierà spazio a molte supplenze (sia quelle brevi che i cosiddetti spezzoni), girando risorse sull’edilizia scolastica e sulla formazione dei docenti. La legge afferma anche che le scuole possono «costituirsi in reti e associazioni per ricevere contributi da fondazioni finalizzate al sostegno economico dell’attività». Da ciò si evince come una progressiva apertura delle scuole ai finanziamenti privati possa produrre un conflitto d’interessi. Se consideriamo che il potere decisionale nell’ambiente scolastico, come purtroppo in molti altri, dipende dal denaro, è abbastanza semplice intuire chi avrà il coltello dalla parte del manico. Ma nonostante tutto quello che è accaduto e che ancora può accadere in merito alla legge Aprea il Ministro Profumo e il Governo Monti devono ricordare quanto enunciato dall’art.34 della Costituzione Italiana: l’istruzione è obbligatoria e gratuita. Molti continuano a chiedersi se in futuro questo diritto costituzionale sia vincolante per questa classe politica.

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