Parlare della Shoah per ricordare la violazione dei diritti umani oggi
Taglio innovativo e moderno per il secondo incontro dedicato alle commemorazioni della Giornata della Memoria 2008, organizzate da Arci Cavallo di Troia, Casa dei Popoli e Amnesty International: il ricordo della Shoah ha indotto una riflessione sulle attuali violazioni dei diritti umani, trascurate per convenienza o ignoranza. E per contestualizzare uno di questi nuovi razzismi sono stati invitati a parlare Antonella De Benedictis, responsabile area migrazioni di Oasi2 a Trani, e Daniel Tomescu, rappresentante della Comunità Rom nel Forum dei diritti di Bari. In una realtà come quella italiana che tende a dimenticare troppo in fretta, si è più volte ricordato il barbaro omicidio di due mesi fa della Signora Reggiani, romana, uccisa da uno squilibrato Rom. Da allora caccia ai Rom e ai rumeni, senza discriminazioni: un Rom uccide, tutti i Rom sono assassini, i rumeni sono da espellere in massa, questo il sillogismo forzato e tendenzioso che ci ha pervasi tutti. Ma la situazione è ben diversa. “Il fenomeno dell'immigrazione va sicuramente regolato, gestito, limitato e compreso, ma nessuno deve dimenticare che le componenti essenziali di un fenomeno sono le persone”. Così esordisce Antonella De Benedictis, dando il via a racconti sulle condizioni di lavoro degli immigrati nel foggiano, le loro condizioni di vita disumane e l'impossibilità di ribellarsi ad un sistema marcio e denigrante per la loro dignità, “Una politica restrittiva alle frontiere è utile e necessaria, ma le masse degli impoveriti che premono ai confini dell'Europa non possono essere fermate in blocco, tanto più che in relazioni ultimamente pubblicate si è arrivati anche a riconoscere che la manodopera a nero delle campagne del Sud è quasi indispensabile per l'agricoltura meridionale. La paura per i criminali, che indubbiamente ci sono in ogni fenomeno, va compresa, ma il fastidio non può essere chiamato paura. E non si tratta di una presa di posizione, non è una difesa cieca degli immigrati, non si deve parteggiare, ma rileggere l'intero fenomeno e risolvere una incapacità nella gestione dell'immigrazione che si trascina da più di 20 anni”. Significativo l'intervento di Daniel Tomescu, grande dignità nelle parole ferme e controllate, che hanno, per la prima volta, presentato il punto di vista dei Rom, sempre poco ascoltato. “Sono arrivato in Italia nel 2000, non avevo il permesso di soggiorno perché in Romania non avevo il domicilio, e così, dopo 22 anni di dittatura di Ceausescu, ho subito anche 10 espulsioni in 8 anni. Quando ho ottenuto, finalmente, il permesso di soggiorno ho visto le baracche bruciate a ritmi quasi regolari e ho sofferto perché in qualche modo il governo ci ha abbandonati a noi stessi e invece di decidere con noi una soluzione, ha continuato a cacciarci via dovunque ci trovassimo. Oggi ricordiamo la Shoah, le leggi razziali, ma perché l'Italia che commemora ha ancora attivi i CPT?”. Il signor Tomescu non ha scelto la vita da baracca, ma prova a crescere, in Italia, pubblicando libri, poesie, lungometraggi, col suo lavoro di interprete per il Tribunale dei minori di Bari; i suoi figli vanno a scuola, sono ragazzi normali, e la sua comunità ha messo su una cooperativa per lavori di facchinaggio, pulizie e riciclaggio di carta e cartone. Perché non dare loro una possibilità di integrazione? Grande impatto emotivo questo dialogo fra culture e ci si augura che l'idea possa essere allargata anche alle scuole, per un insostituibile momento di crescita al di fuori dell'informazione indotta e manipolata di cui siamo vittime ogni giorno.