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Pacta sunt servanda. Riflessioni sul “no” all'arresto dell'ex sindaco di Molfetta sen. Azzollini
01 agosto 2015

MOLFETTA - “Pacta sunt servanda”! Una locuzione latina che significa che i patti, gli accordi devono essere onorati.

Sembra proprio un patto scellerato, quello che ormai è diventato di pubblico dominio: il diniego del Senato ad autorizzare la ‘detenzione ai domiciliari’ del senatore Antonio Azzollini (foto), a seguito dei fattacci – tutti da dimostrare, si badi bene -  dell’affare Casa della Provvidenza. La Magistratura inquirente del foro di Trani, dopo accurate indagini, intercettazioni telefoniche ed ambientali, acquisizione di documenti, aveva stabilito che c’era materia sufficiente per aprire un contenzioso giudiziario a carico appunto del sig. Azzollini, ex sindaco di Molfetta ed ex presidente della commissione Bilancio del Senato (dalla quale si è dimesso), in qualità di Amministratore di fatto dell’Ente che ha accumulato un deficit di bilancio di oltre mezzo miliardo di euro.

Le carte dell’inchiesta furono comunicate al Senato; la Giunta per le immunità, con delibera da votazione palese  (13 voti favorevoli, 6 contrari) autorizzava la Magistratura a procedere contro il sen. Azzollini. L’ultimo ostacolo all’accoglimento dell’istanza della Procura, era la votazione del Senato medesimo, in favore o avverso la richiesta di arresto.

Mercoledì 29, con sorpresa?, i media comunicavano l’esito della votazione (con procedura di voto segreto) d’aula: con quasi duecento voti contrari, il Senato stabiliva che un suo membro non doveva essere coscritto ai domiciliari, in spregio non tanto ai risultati delle indagini preliminari che ben quattro Magistrati avevano condotto, ma anche e soprattutto contro la deliberazione che la Commissione senatoriale ad hoc aveva espresso poche settimane prima!

Riflessione: allora, chi la racconta giusta?

La notizia, come è ovvio, ha fatto scalpore. Le analisi dei voti dei partecipanti, fatte in modo esaustivo, su tutti i media, indicano che chi ha dato parere contrario a quanto fatto poco prima in Commissione, è stato proprio il Partito Democratico (almeno una gran parte). Si è ovviamente scatenata l’indignazione di quanti hanno sempre guardato con sospetto le trame oscure, indecenti che a volte ordiscono i Parlamentari per salvare se stessi o un loro collega, anche se, di facciata, sembra che vogliano letteralmente sbranarsi (metaforicamente) per far prevalere la propria ideologia. La dirigenza del Partito (il P.D.), ha assunto una bizzarra posizione da Giano bifronte. La sig.ra Serracchiani chiosa: “dovremmo chiedere scusa” (si presume, ai simpatizzanti ed agli elettori P.D.: ma perché poi, con il condizionale e solo a cose fatte?). Il sig. Guerini invece difende a spada tratta la scelta (sembra, imposta d’imperio al capo gruppo dei senatori P.D., Zanda) di “votare secondo coscienza”!

Ed ecco che il voto… secondo coscienza: salva il sig. Azzollini che, stando a quanto si vede sui giornali, sembrava ormai un uomo rassegnato a trascorrere agli arresti domiciliari, un periodo non quantificato!

Anche per questa stravagante situazione, gestita e voluta (anche qui) dai vertici del P.D., in netta analogia con quanto sta verificandosi nella nostra piccola realtà, c’è stata una decisa levata di scudi di votanti e simpatizzanti del Partito Democratico! Reazioni addirittura rabbiose, non solo e non tanto per il fatto che sia stato bocciato un provvedimento cautelare emesso dalla Magistratura inquirente, a carico di un personaggio già abbondantemente indagato per un altro scandalo: quello del nuovo porto commerciale di Molfetta, quanto perché si consolida sempre di più il sospetto, la certezza ormai, che la famigerata casta, ben lungi dall’impressione che si potrebbe trarre, di persone dedite alla ‘sopraffazione’ dei propri avversari politico/intellettuali, per far prevalere le tesi della propria cultura, sempre con l’obiettivo del famoso BENE COMUNE, quanto piuttosto nel far sì che il “salvataggio” avvenga sempre inter nos. A parole, tutti professano onestà, rettitudine, rifiuto di situazioni opache, dirittura morale e responsabilità verso chi li ha eletti; nei fatti però, subentra una forma distorta di real politik. Quella che mette avanti a tutto, la sopravvivenza di un parlamentare, di un ministero, di un Governo minacciato da soluzioni che potrebbero compromettere la tenuta dell’esecutivo: un mercato. Se va bene, quindi, un “do ut des!”, ma sempre fra di loro e probabilmente a scapito della Comunità tutta.

Una crisi politica, in un delicato momento storico come quello che stiamo vivendo: la crisi economica che ancora morde, soprattutto chi è più debole; le emergenze legate all’immigrazione, alla economia ancora troppo gracile per giustificare ottimismo sul futuro della Nazione, i disastri ambientali, la corruzione imperante ed ormai quasi fuori controllo, l’emergenza criminalità ed altro, sarebbe a dir poco disastrosa. Anche a causa del quadro politico generale: l’incomunicabilità sempre più marcata (si comincia obiettivamente a giustificarla, in parte) nel P.D. con fasce più radicalizzate nel partito stesso, l’esigenza del Governo – nella persona del Premier - di portare avanti RIFORME istituzionali diventate cruciali per il futuro della Nazione, sconsigliano di intraprendere una strada che porterebbe forse la Nazione medesima verso un baratro ben più profondo di quello in cui la Grecia ha corso il rischio di precipitare. Molti hanno invocato un maggior coinvolgimento di Forze politiche democratiche e non demagogiche: il M5S, uno fra tutti.

I tentativi di coinvolgerli, sono miseramente naufragati! Per responsabilità di chi? Non lo sapremo mai!

Questi soggetti politico-intellettuali, per una sorta di alterità, forse giustificata, ma incomprensibile, alla luce delle emergenze descritte, disdegnano di sporcarsi le mani con questo Governo che (e, se per questo, anche con altri Governi, se non a trazione propria), ancorché guidato da un… non eletto, ha tuttavia una sua legittimazione costituzionale.

Il risultato di queste complesse trame politico/comportamentali è quello a cui stiamo assistendo. Una logica, questa, che se privilegia l’identità culturale di questa o quella formazione politica, certamente nuoce pesantemente al quadro d’insieme della Nazione. Non giustifica certamente, questa situazione da psicodramma: quanto accaduto. Tuttavia un maggior coinvolgimento – sempre nell’ottica della famosa real politik evocata – di parte della Società che sembra dimostrare di non essere ancora contaminata dai virus maligni conclamati in ormai quasi tutti i settori politici e civili, sarebbe di grande giovamento. Non solo e non tanto per portare nuova “linfa” nuove energie, ma con l’obiettivo di tendere a raggiungere veramente il BENE COMUNE, tanto speso a parole, ma poco attuato nella realtà.

Sono utopie? Sono sogni ad occhi aperti? Si vuole così mascherare l’incapacità di operare veramente per il bene comune?

Chissà, forse la VERA utopia è quella di chiedere, a coloro che siedono nelle massime Istituzioni, da noi eletti, di dimostrare quel senso di responsabilità civile, tante volte invocata invano, ma mai raccolta e portata avanti. In queste situazioni, NESSUNO può chiamarsi fuori responsabilità e… senza peccato!

© Riproduzione riservata

Autore: Tommaso Gaudio
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