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Omaggio dell’Aneb all’artista Antonio Nuovo
15 novembre 2016

Sentito e profondo l’omaggio dell’associazione molfettese Aneb (Associazione nazionale educatori benemeriti) al pittore Antonio Nuovo, scomparso nel luglio 2008 dopo un’esistenza consacrata all’Arte e un ruolo da protagonista nello scenario artistico cittadino e pugliese, sin dall’esordio nel 1944, con la collettiva molfettese del Circolo Unione. La manifestazione, coordinata dal presidente, Annetta La Candia, già direttore didattico, ha avuto luogo presso la Sala Finocchiaro, in occasione dei novant’anni dalla nascita dell’artista (1926-2008). Relatore d’eccezione il prof. Gaetano Mongelli, storico dell’arte, docente presso l’Università degli Studi di Bari, che al Nostro aveva già precedentemente dedicato il contributo Un protagonista silenzioso della pittura pugliese del Novecento: Antonio Nuovo (Molfetta 1926-2008), in «Enkomion. Storia, letteratura e arte», a. I/2 (2011), pp. 19- 22 e che, come ha annunciato, sta attendendo alla composizione di uno studio relativo all’artista. Con il suo consueto acume critico, Mongelli ha delineato il contesto storico-artistico in cui si è dispiegata l’attività di Nuovo, sondandone relazioni culturali e trapuntando un arazzo in cui non manca attenzione al dibattito relativo alla “Nuova figurazione”. merge, con la consueta partecipazione emotiva che caratterizza gli interventi di Mongelli, una significativa pagina di storia della nostra arte e del nostro gallerismo, il cui protagonista si è saputo ben sottrarre al rischio di un “neorealismo monocorde”, maturando prove di intenso vigore. Mongelli non lesina anche di soffermarsi su episodi come la partecipazione alla collettiva di Cesenatico; così, accanto al Nostro, rivivono figure come l’organizzatore Dante Arfelli, scrittore e autore, tra l’altro, dei Superflui, bestseller in America negli anni Quaranta. A quell’esposizione Nuovo prese parte insieme a Salvemini (Mongelli, nel catalogo sulle opere di Allegretta li definiva Dioscuri molfettesi) e a Franco Poli. Una triade dalla quale chiunque si sia affacciato nel nostro panorama artistico, non ha potuto prescindere. Al termine della manifestazione una commossa, ma sempre elegante e misurata, Maria Colamartino ha salutato e ringraziato i presenti. Riteniamo che l’attenzione per un artista del calibro di Antonio Nuovo debba essere sempre tenuta desta, in virtù del valore di chi ha saputo al meglio esprimere come Arte non sia, per dirla con Benedetto Croce nell’Aesthetica in nuce, il mero combinare “linee e luci e colori con industre novità di ritrovati e di effetti”. Con la piena consapevolezza che, se talora Nuovo deformava espressionisticamente il reale, è perché era ben più intrinsecamente fedele all’uomo, e a ciò ch’egli di più sacro coltiva in sé, di quanti cercano leziosamente di ricreare un’armonia falsamente consolatrice e inesistente. La poesia di Nuovo è pregna della rêverie di un artista che ha coltivato un sogno di levità smaterializzante – affidato ai dialoghi senza fine con la Luna o alle tele più gentiliniane o alle ironiche divagazioni sul mito genetico – e, al contempo, ha saputo fortemente radicarsi nella realtà circostante. Nei volti dei pescatori, nei Cristi perpetuamente offesi dalla storia, nell’angelo della giustizia che sorvola le case per distribuire a ciascuno secondo la divina volontà, egli ha trasfuso il proprio risentito e profondo senso morale. Quel vigore etico che traspare persino nei paesaggi, nel silenzio della Murgia come nel murmure del mare nel rosso tramonto.

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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