Occorre un uomo, don Tonino Bello educatore
Presentato l’ultimo libro di Lazzaro Gigante
Occorre un uomo, è l’inizio di una poesia che mons. Bello amava molto e che indica come, per educare l’uomo e il cittadino, non serve una qualunque sapienza, ma la mano forte di un altro uomo che vive in pienezza la propria vita insieme agli altri. Non esiste affermazione più vera al giorno d’oggi, in cui prendiamo visone di avvenimenti sempre terribili, atroci e agghiaccianti che mettono in evidenza la disumanizzazione della nostra società. Il valore dell’umanizzazione è il punto nodale dell’intero libro di Lazzaro Gigante, già dirigente scolastico, docente universitario e giudice onorario del tribunale per i minorenni, intitolato proprio “Occorre un uomo”, prefazione di Goffredo Fofi, € 14,50) dedicato alla ricerca dei punti chiave della vita di mons. Bello, carissima alla memoria di molti. Il testo, della casa editrice “la meridiana” (prefazione di Goffredo Fofi, €14,50), è stato presentato dalla sua direttrice Elvira Zaccagnino, in una sala molto gremita del museo diocesano di Molfetta. Ha coordinato l’incontro il giornalista Francesco Strippoli del Corriere del Mezzogiorno. Alle sue domande provocatorie ha inizialmente risposto il prof. Sabino Lafasciano, dirigente scolastico. Egli ha contestualizzato la testimonianza di don Tonino in una città che ha dato i natali a Gaetano Salvemini. Ha anche ampliato il quadro di riferimento di mons. Bello, indicando il suo richiamo a Italo Mancini, Ernesto Balducci, Emmanuel Lévinas, oltre ad autori marxisti come Ernest Bloch e Antonio Gramsci. A questi vanno aggiunti La Pira, Lercaro, don Milani, don Mazzolari, Capitini, Dolci, Freire, Turoldo, ecc. In estrema sintesi, Lafasciano ha indicato nella dimensione generativa la principale caratteristica della vita di don Tonino, nel senso che egli ha attivato partecipazione, passione per l’umano, fiducia nelle nuove generazioni, credendo fermamente in loro. Il vescovo di Cassano allo Ionio, mons. Francesco Savino, ha posto in evidenza la nuova decisiva ermeneutica espressa da Lazzaro Gigante sull’opera di mons. Bello, perché ha individuato la tessitura di essa nella umanizzazione dell’uomo, che nella nostra società, caratterizzata dal “non senso”, non è sempre garantita. L’incompiutezza dell’essere umano porta oggi anche a fenomeni di scarsa socializzazione, di rifiuto della diversità, di ostacolo ai processi di inclusione. Egli si è soffermato sulla attuale “sfida psicologica” e ha posto in evidenza come sia preoccupante l’aporofobia, ovvero la paura e la ripugnanza verso gli ultimi, compresi gli stranieri. Nella nostra società la speranza trova difficile realizzazione e sembrano esclusi i “sogni diurni” di don Tonino, cioè quei principi generatori di un futuro aperto alla speranza e ad un progresso effettivo dell’umanità. Il Vescovo ha lasciato, quindi, inquieto l’attentissimo uditorio, con questa domanda: “Dov’è la fraternità, quando l’altro è in difficoltà?”. Ha collocato questo interrogativo in riferimento all’Italia e alla nostra città, se ha dimenticato il messaggio di don Tonino, sostanzialmente caratterizzato dalla deposizione del narcisismo soggettivo e della massima apertura all’altro, anche in termini di nonviolenza. In conclusione di serata, ha preso la parola il prof. Lazzaro Gigante, il quale ha evidenziato come, per i processi di addomesticamento, la testimonianza di don Tonino si è andata, per alcuni aspetti, progressivamente impoverendo, in quanto sono stati sottovalutati i principali assi della sua missione. Questi sono l’ottimismo e l’impegno per il futuro, seppure caratterizzato da incertezze, e l’amore verso gli ultimi, i quali sono autori dell’umanizzazione e per questo “mai ammettono sviolinate” come lui diceva, cioè assistenzialismo che garantisce il proprio tornaconto. Per questo don Tonino invitava tutti a uscire fuori dalla tenda e a essere “spina dell’inappagamento conficcata nel fianco del mondo”, mediante “impegni appassionati” all’interno della città per contrastare in ogni luogo le logiche di asservimento e di profitto. © Riproduzione riservata
Autore: Sara Mitoli