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Nuovo porto di Molfetta, prima la bonifica e poi la messa in sicurezza. La Procura apre un nuovo fascicolo d'inchiesta I risultati del vertice di ieri alla Prefettura di Trani, anche per sbloccare i fondi necessari a proseguire lo sminamento dei fondali
30 luglio 2014

MOLFETTA – La messa in sicurezza del cantiere del nuovo porto di Molfetta non potrà essere avviata prima della conclusione dei lavori di bonifica degli ordigni bellici ancora presenti nei suoi fondali. Perciò, ad essere bonificata urgentemente, deve essere almeno l’area interessata dalla presenza dei cassoni galleggiati lasciati dall’impresa Cmc di Ravenna, al momento del sequestro del cantiere da parte della magistratura.

E’ questa la novità più importante emersa ieri dal vertice alla Prefettura di Bari al quale hanno partecipato oltre al Prefetto Antonio Nunziante anche il questore Antonio De Iesu, il procuratore di Trani Carlo Maria Capristo, i Pm Antonio Savasta e Francesco Giannella, l’amministratore e custode giudiziario Giuseppe Vacca, il sindaco di Molfetta Paola Natalicchio, l’assessore ai lavori pubblici Giovanni Abbattista e vari rappresentanti di Arpa, Regione Puglia e Marina Militare.
Lo ha precisato lo stesso Procuratore Capo del Tribunale di Trani Carlo Maria Capristo (nella foto col prefetto Nunziante) che ha sottolineato come qualche mina inesplosa possa provocare quell’incidente che non è mai accaduto fino ad oggi. «E non posso consentirlo – ha aggiunto Capristo – perciò su sollecitazione del mio ufficio il prefetto si è attivato per sollecitare la Marina Militare a riprendere i lavori di sminamento».
E, a questo proposito, si è appreso ieri, a margine del vertice in Prefettura, che la magistratura tranese avrebbe aperto un’inchiesta proprio sulla interruzione dei lavori di sminamento del porto. Infatti il Procuratore Capristo avrebbe aperto un fascicolo per avviare un’indagine conoscitiva sulla decisione della Marina di bloccare la bonifica, con possibili rischi per la sicurezza dell’area.
Infatti, nell’aprile scorso il patto di stabilità aveva bloccato l’erogazione dell’ultima tranche da 900mila euro del finanziamento statale da 3,5 milioni di euro trasferiti dallo Stato alla Regione, proprio per le opere di bonifica. L'impegno inziale di spesa, nel 2007 all’avvio dei lavori, era di 2,3 milioni di euro, aumentato poi di altri 1,2 milioni (3,5 complessivi), ma mentre la prima somma era stata interamente versata alla Marina per la bonifica, della seconda tranche, la Regione Puglia aveva pagato solo 300mila euro, perché, per il Patto di stabilità, era impossibile sbloccare i rimanenti 900mila.

Il vertice in Prefettura è servito anche a questo: la Regione si è impegnata, con una procedura speciale, a sbloccare quest’ultima somma a favore della Marina, per consentire la ripresa dello sminamento. Ricordiamo che fino ad oggi sono stati prelevati e fatti brillare circa 48mila ordigni bellici e, secondo una ulteriore stima, ci sarebbero ancora 50mila ordigni nei fondali del porto, anche se il numero preciso non è stimabile e questo rende incerta anche la data di conclusione della bonifica.

Il vertice di Prefettura, secondo l’amministrazione comunale di centrosinistra mette a tacere anche tutti coloro, a cominciare dal centro destra, che per mesi hanno cavalcato la protesta per l’interruzione dei lavori di bonifica e il sequestro del porto attribuendo alla stessa giunta Natalicchio la responsabilità dell’inerzia sul problema. In realtà, trattandosi di una vicenda complessa, che ha visto anche l’esplosione di uno scandalo giudiziario con l’arresto di due persone, con altre 62 indagate, fra cui l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini e il sequestro del cantiere da parte della Procura di Trani, si doveva procedere con le dovute cautele e soprattutto rispettando le indagini ancora in corso da parte della magistratura.
Significativa in proposito la dichiarazione del sindaco Paola Natalicchio: «Ci siamo attivati a tutti i livelli e l’amministrazione ha dimostrato massima attenzione nei confronti del porto. La messa in sicurezza del cantiere è una priorità non più rimandabile. Stiamo andando al massimo della velocità procedendo accanto all’amministratore giudiziario Giuseppe Vacca e al Prefetto. In 48 ore sono arrivati segnali concreti e profondi. Stiamo governando seriamente la complessità della vicenda, mentre qualcuno è intento a pubblicare appelli stonati e fuori luogo. La politica della tipografia la lasciamo a un centro destra che su questa vicenda farebbe bene a tacere».
Alla fine è emersa la verità di un lavoro costante e silenzioso, come la vicenda complessa richiede, mentre  il centro destra per mesi ha messo su un inutile baccano, affidato ai suoi servi e mercenari sui vari social network e su qualche blog sdentato e in agonia, con schizofreniche e paranoiche affermazioni, perfino incomprensibili nel loro contorcersi su se stesse.
Lo stesso sindaco lo ha ricordato al termine dell’incontro in Prefettura: «In 48 ore stiamo raccogliendo i frutti di una attivazione silenziosa e quotidiana degli scorsi mesi. Ringrazio il Prefetto per l’attivazione energica della Marina Militare che ha chiarito con la Regione Puglia le questioni legate ai fondi con cui procedere alla bonifica. Un altro tassello importante che impediva di procedere sul versante pubblico ai lavori di messa in sicurezza è andato a buon fine».

Intanto già lunedì prossimo il sindaco ha convocato il curatore giudiziale Giuseppe Vacca e il tenente del nucleo Sdai della Marina Mirko Leonzio, il Rup del porto Lazzaro Pappagallo e il Comandante della Capitaneria di Porto Alessandro Ducci per una riunione operativa sulla ripresa delle operazioni di bonifica.

Sul fronte giudiziario si registra una proroga delle indagini della Procura di Trani per consentire ai magistrati di raccogliere ulteriori elementi di prova sulla presunta truffa ai danni dello Stato per 150 milioni di euro relativi al porto e sulle presunte associazioni a delinquere, abuso di ufficio, frode in pubbliche forniture marittime e reati ambientali.

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