Nuovo porto commerciale di Molfetta, grande incompiuta: le soluzioni possibili
MOLFETTA - "Cosa sarà del nuovo porto commerciale" è un pensiero che attanaglia i cittadini di Molfetta ormai da qualche tempo ma è anche il titolo che è stato dato dagli organizzatori (Rifondazione Comunista) all'incontro pubblico sull'opera portuale incompiuta, tenutosi il 28 gennaio presso la Sala Turtur.
I relatori invitati a dare il proprio contributo sono stati il Prof. Domenico Gattuso (Università Mediterranea di Reggio Calabria), Leonardo De Giglio (Associazione Sailors Molfetta), Vito Totorizzo (Imprenditore Portuale), Gaetano Armenio (Presidente Associazione Imprenditori Area Industriale Molfetta).
È del Segretario Provinciale di Rifondazione Comunista Gianni Porta il primo intervento, nel quale è stato ribadito a chiare lettere che "bisogna rompere l'incantesimo che riguarda questa grande opera, questa opportunità", occorre discutere di questo argomento, evitando qualsiasi semplificazione ideologica e tralasciando per il momento le diatribe giudiziarie o i contenziosi tra amministratori, enti ed imprese.
É il punto di vista politico quello su cui si vuole porre l'accento durante questo incontro, e il punto di vista politico secondo Gianni Porta, passa attraverso poche e semplici domande: "quale utilità può avere quest'opera, quest'investimento?", "quali le ricadute positive, non solo per gli stakeholders, ma per l'intero tessuto economico cittadino, per il territorio inteso in senso largo?", e ancora "quale utilità può avere terminare un'opera del genere (per due terzi completata) e con quale ottica portarla a termine?".
Era, ed è necessario impiegare questo periodo in cui le opere sono ferme per le note vicende giudiziarie, in maniera costruttiva per cercare di dare risposta a questi interrogativi.
Ad alcune di domande ha cercato di rispondere il Prof. Donato Gattuso (Ordinario di Trasporti, Università Mediterranea di Reggio Calabria) che sottolinea la singolarità del proprio punto di vista perché è quello di "un attore esterno" al contesto cittadino (nella foto: Gattuso e De Giglio).
Nella sua puntuale relazione il professore persegue due obiettivi: "il primo è dare un quadro di riferimento relativo Porto di Molfetta, il secondo suggerire alcune potenzialità ed individuare possibili opportunità senza che questi suggerimenti precludano l'output finale" .
Si parte da alcune considerazioni in merito al contesto internazionale e nazionale relativo alla portualità per poi passare a qualche piccola considerazione sull' ambito regionale fino ad arrivare a focalizzare l'attenzione sulla realtà portuale di Molfetta.
Dopo il quadro sinottico si passa all'analisi Swot (Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats) che individua i punti di forza, punti di debolezza, le opportunità e le minacce che riguardano la grande opera in questione. Sintetizzando un po', tra le principali minacce che sono un po' anche punti di debolezza, Gattuso annovera i lavori dell'opera mai terminati; l'assenza di un progetto di sviluppo condiviso tra tutti gli attori in campo; la conflittualità sociale e politica; il tessuto economico - produttivo debole; un tessuto urbano disperso; un trend demografico decrescente ( a Molfetta, in 10 anni si registrano 6/7 mila cittadini in meno); mancanza di chiare idee progettuali; degrado dovuto ad incuria ad abbandono e azione degli agenti atmosferici delle strutture già esistenti; residui bellici; traffico portuale con trend negativo.
Tra i punti di forza e le potenzialità invece, si annovera l'importanza del ruolo del porto peschereccio (Molfetta è tra i primi porti dell'Adriatico e mantiene saldamente il secondo posto nel mercato ittico); buona dotazione del sistema infrastrutturale circostante (presenza ferrovia e collegamento alla Strada Statale 16) e quindi buona intermodalità della logistica; valorizzazione dell'economia locale attraverso l'agrifood valorizzando le produzioni locali come l'olio, o puntando sul settore ittico del freddo e congelato; scommettere su un turismo di alto livello poiché il porto di Molfetta è inserito nel tessuto urbano, peculiarità questa, da non sottovalutare.
Insomma tanti sono stati gli spunti offerti da Gattuso durante la sua puntuale esposizione .
Su qualche aspetto della relazione del professore è stato d'accordo anche il Cap. Vito Leonardo Totorizzo, imprenditore portuale che pone al centro del suo intervento il ruolo che il porto di Molfetta, anzi "il porto zanzara" come lui stesso lo definisce, può avere nel panorama portuale regionale.
"Noi puntiamo ad un porto che oggi somigli a quello di Bari, certo di dimensioni più piccole, ma che movimenti le stesse merci del capoluogo".
Totorizzo, ammette anche che i tempi sono cambiati e che le esigenze di trent'anni fa non sono le stesse, oggi. Persino la dimensione delle navi è cambiata. Occorre ricalibrare le aspettative, ma è necessario non perdere altro tempo a causa degli steccati ideologici e delle scaramucce politiche che fino ad ora hanno impedito che si procedesse nei lavori di completamento dell'opera, che, a suo dire, una volta ultimata, porterebbe una gran mole di posti di lavoro: "Molfetta ha bisogno di sviluppo".
L'Associazione Sailors, invece, attraverso l'intervento di Leonardo de Giglio, offre un'altra vision sul porto di Molfetta. Il metodo che Sailors ha deciso di adottare è stato quello di dare voce a tutti coloro che abitano il porto, che lo vivono, che ci lavorano, che lo amano. Il concept collettivo, elaborato dall'Associazione, mira a valorizzare le attività dei pescherecci, implementare il turismo, diversificare la cantieristica da pesca e da diporto.
Degna di menzione e approfondimento, tra le altre cose, è l'idea proposta dai "marinai": "intercettare un Players Internazionale seguendo quello che ha fatto RyanAir in alcuni aeroporti, posizionarsi in questo mercato, così facendo, il Player internazionale, potrebbe contribuire ad attivare e incentivare l'economia del porto".
Importante è, anche secondo Sailors, procedere alla messa in sicurezza di quanto già posto in opera.
L'ultimo intervento è di Gaetano Armenio Presidente dell'Associazione Imprenditori Area Industriale Molfetta, che, attraverso il racconto di tre episodi di vita reale ha lanciato un monito: Occorre fare sistema. "Se dobbiamo far vivere questo porto, dobbiamo prima fare in modo che in città le cose funzionino, dalle questioni apparentemente più futili, come la competenza per la rimozione delle erbacce sui marciapiedi, la pulizia e il decoro della città e cosi via. Senza arginare questi problemi è difficile pensare al porto, che di prospettive ne ha eccome, perché abbiamo una zona Industriale estremamente produttiva dotata di eccellenze in termini di know-how che vanno dall'agroalimentare alla meccanica di precisione, dall'abbigliamento e all'arredamento, il 10% dei nostri produttori esporta in paesi extraeuropei".
Il feed-back della serata è stato positivo. Se l'obiettivo era quello di riaccendere il dibattito sul porto, bisogna riconoscere che sono stati forniti elementi e spunti, alcuni inediti, per far sì che questo avvenga.
É necessario favorire dibattiti, pubblici e costruttivi, scevri da ogni logica preconcetta che non farebbe altro che prolungare l'agonia dell'abbandono di quest'opera.
Su questo, c'è stato accordo in tutti gli interventi dei convenuti. Rifondazione Comunista traccia così la propria rotta sul destino del Porto. Lo fa in un mare già agitato dalla nuova campagna elettorale, che, presumibilmente, avrà tra i punti nodali proprio la gestione del destino della grande opera.
NEL PROSSIMO NUMERO DELLA RIVISTA MENSILE "QUINDICI", IN EDICOLA IL 15 FEBBRAIO UN AMPIO APPROFONDIMENTO SUL NUOVO PORTO COMMERCIALE DI MOLFETTA
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Autore: Teresa Racanati