Nuovo porto, bonifica palmo-palmo: il Comune anticipa 500mila euro
Come una miniserie hollywoodiana, l’ennesima spicciola puntata: continuano le operazioni di bonifica palmo-palmo del fondale del porto ad opera della ATI Zannini- Sub Technical Edil Service s.r.l., come stabilisce la delibera di Giunta Comunale n.142 del 4 giugno 2010. Con l’intenzione di «individuare, classificare e georeferenziare gli ordigni bellici per consentire la rimozione da parte dello SDAI - acronimo di «Sminamento e Difesa Anti-mezzi insidiosi », ndr - nonché lo spiaggiamento di tutto il materiale ferroso ivi presente (cavi d’acciaio, carcasse di elettrodomestici, relitti, ancore, ecc.)». La delibera di Giunta Comunale n.25 del 1 febbraio 2010 non lasciava dubbi: una grossolana sottostima della quantità di ordigni presenti sul fondale marino all’interno dell’area interessata dai lavori sarebbe stata la circostanza imprevista e imprevedibile, che avrebbe bloccato i lavori del porto (tralasciando la Posidonia Oceanica). Non responsabilità del Comune, bensì errore di valutazione dell’ISPRA, dunque, dall’azienda incaricata, cui spettava il compito di provvedere alla campagna di bonifica. La delibera di Giunta Comunale n.305 del 16 novembre 2009 I lavori di dragaggio e di costruzione del nuovo porto dovevano avviarsi solo dopo la redazione della certificazione di avvenuta bonifica del fondale da tutti gli ordigni presenti, sotto la responsabilità dell’ATI Zannini-Sub Technical Edil Service. Ebbene, «il contratto stipulato tra ISPRA e l’ATI Zannini-Sub Technical Edil Service non prevede il rilascio della summenzionata certificazione». Grottesco non disciplinare un passaggio strutturale risolutivo. Ad oggi, solo dopo una «ricognizione magnetica palmo a palmo» (in corso), il rilascio della certificazione di bonifica. Nuova richiesta onerosa dell’ATI Zannini- Sub Technical Edil Service nell’ottobre 2009: circa 500mila euro per l’impiego di uomini e mezzi nell’attività di prospezione del fondale. L’amministrazione comunale accetta e il sindaco-senatore-presidente Antonio Azzollini il 13 ottobre 2009 si impegna, a nome della città, ad anticipare «i maggiori oneri […] in attesa di determinazioni in merito da parte del Comitato Tecnico di cui all’Accordo di Programma per la caratterizzazione e la bonifica da ordigni bellici ai fini del risanamento ambientale del Basso Adriatico stipulato il 19.11.2007» (nota protocollata 55721). Così è stata avviata la ricognizione di bonifica: 469.440 euro versati dal Comune di Molfetta, prelevati dal cap. 54304 del Bilancio Comunale 2006, in attesa di un rimborso, come stabilito dalla determinazione dirigenziale Sett. LL.PP n. 5 del 13 gennaio 2010 e n.86 del 6 aprile 2010. L’ing. Enzo Balducci, responsabile del procedimento, come da delibera n.142 (nota 07.04.2010, prot. n.20423), dovrà inoltrare la richiesta di rimbordiso al dott. Giovanni Campobasso, responsabile del procedimento in luogo dell’ing. Antonello Antonicelli, dirigente del Servizio Gestione Rifiuti e Bonifiche della Regione Puglia nel 2009, nell’ambito del Piano di Risanamento delle Aree Portuali del Basso Adriatico (19/1172007), ai sensi della legge n. 448/01, che finanzia gli interventi per bonifica da ordigni bellici. A quanto pare, i lavori di costruzione del nuovo porto sarebbero iniziati senza la certifi cazione di avvenuta bonifi ca del fondale. Il suo mancato ottenimento avrebbe impedito le operazioni di dragaggio. Interruzione dei lavori e 7,8milioni di euro da riconoscere all’impresa ATI-CMC-SIDRA-SIDONIO a causa dei danni subiti per i ritardi nei lavori. Il risanamento ambientale del nostro fondale non si ferma È, dunque, necessario completare le operazioni di ricognizione per non vanifi care il risanamento ambientale del porto di Molfetta (bonifi ca completa da ordigni bellici e materiale vario presente sul fondale). Del resto, la quantità impressionante di ordigni rinvenuti (più di 4mila), non tutti rimossi, alcuni ancora da classifi care e rimuovere, la presenza di materiale vario sul fondale (carcasse di elettrodomestici, cavi d’acciaio, ancore, relitti, ecc.), non hanno consentito l’ultimazione della ricognizione palmo-palmo sul fondale, indispensabile per accertare la presenza o meno di ordigni, per poi consentire, una volta rimossi, i lavori di dragaggio. «Nessuno riconosce ancora l’importanza di questa bonifi ca, la più grande in Italia», ha sottolineato con decisione il sindaco-senatore-presidente Antonio Azzollini, durante il Consiglio Comunale del 6 agosto 2010. Il rallentamento delle operazioni sarebbe dovuto alle diffi coltà di ricognizione e anche al ritrovamento di bombe speciali della Seconda Guerra Mondiale, come quelle al fosforo, soprattutto alle contorsioni burocratiche e ai soggetti in causa. Interessanti le cartine fornite dall’ISPRA in una relazione del novembre 2009, in cui si elencano le prospezioni del fondale del porto e di Torre Gavetone, realizzate dalla Zannini- Sub Technical Edil Service (vedi le cartine). L’indagine dei bersagli elettroacustici, eseguita da operatori subacquei (8 luglio - 7 ottobre 2009), ha rilevato la presenza di 505 residuati bellici di medio-piccolo calibro nelle 122 aree ispezionate (raggio di 10 m), il cui involucro è in uno stato avanzato di corrosione (in alcuni casi è possibile osservare l’esplosivo), oltre a spezzoni di aereo incendiari, mine anticarro, colpi anticarro e casse di munizioni. All’interno del porto, la maggior parte degli ordigni rinvenuti sono singoli, forse riaff ondati dai pescherecci durante le operazioni di rientro. Infatti, numerosi sono stati localizzati vicino i punti di ormeggio (banchina). All’imboccatura del porto, in direzione Nord, i ritrovamenti sono stati in cumuli, materiale aff ondato nel dopoguerra dalle imbarcazioni incaricate dalle autorità per l’alienazione di residuati bellici dagli arsenali localizzati lungo la costa. Per questo motivo «non ci fermeremo - ha ribadito il sindaco Azzollini - abbiamo a cuore la salute dei nostri pescatori e dobbiamo evitare ogni tipo di pericolo in mare».
Autore: Marcello la Forgia