Nuovo consiglio comunale, seduta-fiume senza entusiasmo
L'opposizione attacca: “Sindaco incompatibile”. La maggioranza replica: “Solo sciocchezze”. E non mancano battute volgari
Ha mosso i suoi primi passi nei primi giorni di agosto il nuovo consiglio comunale di Molfetta, così come emerso dalle urne dello scorso 28 e 29 maggio.
Una seduta-fiume, quella di insediamento, filata via liscia fino quasi alle due di notte, senza troppi scossoni, fatta eccezione per qualche fisiologico battibecco tra maggioranza e opposizione, frutto, evidentemente, di alcune “tossine” elettorali non ancora del tutto smaltite.
All'ordine del giorno, così come la legge prevede, una serie di adempimenti formali: dall'esame sulle condizioni di eleggibilità dei consiglieri, alla surroga dei dimissionari, dalla convalida degli eletti all'elezione del presidente del consiglio comunale e dei suoi due vice, dal giuramento del nuovo sindaco, Antonio Azzollini, alla comunicazione sui componenti la giunta comunale, fino all'illustrazione ed alla discussione sulle linee programmatiche di mandato della nuova amministrazione.
L'onore del primo intervento di questa nuova stagione amministrativa è spettato al consigliere comunale di minoranza e candidato sindaco sconfitto del centrosinistra, Lillino Di Gioia, che ha subito attaccato la maggioranza di centrodestra sotto molteplici profili: “Abbiamo seri dubbi – ha attaccato senza mezzi termini Di Gioia – sulle capacità amministrative di questo sindaco e della squadra che lo accompagna. Riteniamo che questa amministrazione non sia nelle condizioni di operare per il bene della città e non rinunceremo a svolgere fino in fondo il nostro ruolo. Anzi – ha proseguito – saremo noi a dettare l'agenda politica di questa amministrazione, ad indicare al Consiglio Comunale i temi da trattare o affrontare, a tallonare sindaco e assessori sui problemi che interessano la città, indicando le soluzioni migliori per risolverli”.
Sindaco incompatibile?
Ma l'ex candidato sindaco dell'Unione non si è fermato qui ed ha avanzato seri dubbi sulla compatibilità del sen. Azzollini con la carica di sindaco: “Vi sono almeno due ordini di incompatibilità che sono oggi sotto gli occhi di tutti: da un lato una incompatibilità morale e dall'altro una incompatibilità fondata su questioni di carattere giuridico. Sotto il primo profilo – ha dichiarato Di Gioia – è evidente che un parlamentare della Repubblica non sia nelle condizioni di poter svolgere efficacemente il compito di primo cittadino, mentre, dal punto di vista giuridico, il sen. Azzollini non è nelle condizioni previste dalla legge per ricoprire la carica di sindaco, ai sensi dell'art. 61, comma 2, del Testo Unico degli Enti locali che sancisce l'incompatibilità per coloro che siano parenti o affini di chi sia appaltatore di servizi per il Comune. Ebbene, come noto, il fratello dell'attuale sindaco è consigliere di amministrazione della Banca Anton-Veneta che svolge il servizio di Tesoreria per il Comune di Molfetta. E' evidente, quindi, un conflitto di interessi sul quale andremo fino in fondo in tutte le sedi consentite dalla legge”.
Obiezione fermamente respinta, in seguito, dalla maggioranza di centrodestra che, per bocca del capogruppo di Forza Italia, Giusy De Bari, ha ribattuto sostenendo che “non esiste nessuna causa di incompatibilità. Il centrosinistra si appella a questioni che non esistono per cercare invano di impedire a chi ha vinto le elezioni di amministrare. I cittadini di Molfetta erano perfettamente a conoscenza del fatto che il candidato sindaco della Casa delle Libertà fosse anche senatore, e gli hanno accordato ugualmente la loro fiducia; con questo dato è bene che tutti facciano i conti, senza ricorrere ad argomentazioni che non esito a definire sciocchezze. Anzi, noi abbiamo scelto appositamente di candidare un parlamentare perché siamo convinti che possa rappresentare il miglior anello di congiunzione possibile tra la nostra città ed istituzioni quali il Governo ed il Parlamento”.
Nicola Camporeale nuovo presidente del consiglio
Subito dopo si è passati all'elezione del presidente del consiglio comunale, carica per la quale la maggioranza ha indicato il nome dell'avv. Nicola Camporeale (come suoi vice, sono stati eletti Francesco Armenio di Alleanza Nazionale e Nicola Piergiovanni della Rosa nel Pugno), consigliere comunale più suffragato nella lista di Forza Italia (foto), eletto sullo scranno più alto dell'Aula G. Carnicella con i soli voti del centrodestra, mentre l'opposizione ha votato scheda bianca pur apprezzando il discorso di insediamento del nuovo presidente del consiglio che ha rimarcato la necessità di una “collaborazione istituzionale tra maggioranza ed opposizione nell'interesse della città”, impegnandosi a svolgere “con equilibrio ed equidistanza” il suo ruolo “nel pieno rispetto delle prerogative di chi amministra e di chi svolge l'importante ruolo di opposizione”.
Bufera per una battutaccia di Pino Amato
Insomma un esordio promettente per la nuova massima assise cittadina con una minoranza di centrosinistra pronta a dare battaglia nel merito ed una maggioranza determinata a ribattere colpo su colpo, in un clima di rispetto reciproco pur nella diversità di opinioni. E questa positiva sensazione sembrava trovare una conferma incoraggiante anche nel secondo appuntamento fissato per il 30 agosto, giorno in cui il consiglio comunale si è riunito per approvare gli indirizzi in materia di nomina e designazione dei rappresentanti del Comune all'interno degli Enti o Aziende da esso detenute.
Nel corso della discussione su questo punto centrodestra e centrosinistra hanno dibattuto lungamente nel merito del provvedimento, giungendo anche a votare all'unanimità alcuni emendamenti (limitati, a dire il vero) presentati dalle opposizioni (in particolare dai consiglieri Nino Sallustio e Mino Salvemini) allo scopo di migliorare lo schema di delibera portato in Aula. Ma questo clima di positiva dialettica, pur nella diversità di opinioni tra maggioranza ed opposizione, è stato brutalmente interrotto da un episodio che inevitabilmente segnerà a lungo la storia di questa consigliatura.
Nel corso di un intervento della consigliera di opposizione, Annalisa Altomare, il rappresentante dei Popolari per Molfetta, Pino Amato, la interrompeva bruscamente, lasciandosi andare, successivamente, ad una battutaccia dal tono greve e volgare, da taverna o da caserma, offensiva della femminilità di chi stava parlando ed assolutamente inconcepibile all'interno di un contesto istituzionale. Un secondo soltanto, giusto il tempo di rendersi conto di quel che era stato detto e scoppia il finimondo: Annalisa Altomare chiede a gran voce le scuse di Pino Amato, invocando anche l'intervento del presidente del consiglio comunale, ma il consigliere dei Popolari per Molfetta non arretra di un millimetro e continua ad urlare contro la stessa Altomare mentre Lillino Di Gioia, intervenuto a difesa della sua collega di minoranza, affronta a brutto muso l'ex assessore di Forza Italia, il tutto sotto lo sguardo visibilmente contrariato del sindaco Antonio Azzollini.
Una scena che non avremmo mai voluto vedere, offensiva per la dignità stessa delle nostre istituzioni ed interrotta solo grazia alla opportuna sospensione della seduta da parte del presidente del consiglio comunale, Nicola Camporeale. Alla ripresa dei lavori i consiglieri di minoranza non si ripresentavano in Aula per testimoniare la loro solidarietà nei confronti della consigliera Annalisa Altomare fatta oggetto di battutacce da trivio e per testimoniare il loro sdegno per il degrado cui la massima assise cittadina veniva trascinata.
Insomma, sembrava davvero un inizio incoraggiante per questa nuova stagione amministrativa nei rapporti tra maggioranza ed opposizione all'interno del consiglio comunale. Poi ci ha pensato Pino Amato a riportare tutti con i piedi per terra.