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No all'acqua privata, in campo i giovani della parrocchia S.Maria Assunta di Molfetta
27 maggio 2010

MOLFETTA - Sulla scia del sostegno dato dall’Azione Cattolica Diocesana alla campagna referendaria “L’acqua non si vende”  promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, il gruppo giovani di Azione Cattolica della Parrocchia S. Maria Assunta – Cattedrale di Molfetta ha deciso di prendere attivamente parte alla raccolta firme per la presentazione dei tre quesiti referendari.
Continuando un percorso di formazione e cittadinanza attiva sul tema “acqua” iniziato ormai più di un anno e mezzo orsono, i giovani di AC allestiranno un banchetto per la raccolta firme domenica 30 maggio dalle ore 9.30 alle ore 13.00 e dalle ore 18.00 alle ore 21.00, presso il sagrato antistante l’ingresso principale della Cattedrale.
Sarà possibile reperire le informazioni necessarie sui referendum grazie a delle brochures esplicative che verranno messe a disposizione dei cittadini.
Coloro che vorranno apporre la propria firma sulla richiesta di approvazione dei suddetti quesiti, dovranno presentarsi muniti di un documento di identità in corso di validità.
 

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E' chiaro, quindi, che la principale fonte di vita dell'umanità si sta trasformando in una risorsa strategica vitale. Il valore crescente dell'acqua, le preoccupazioni concernenti la qualità e la quantità di approvvigionamenti, oltre che le possibilità di accesso, accordate o rifiutate, stanno avvicinando l'acqua al petrolio e a certe ricchezze minerali in quanto risorsa strategica. La sua rarità e il suo valore crescente porteranno sempre più a delle politiche dell'acqua e a conflitti internazionali che potranno attribuire ai diritti su quest'ultima un'importanza di primo piano. Sono diverse le soluzioni prese in esame e le tematiche di intervento per gestire al meglio la crescita del consumo dell'acqua. Comunque è evidente che mancano delle regole mondiali di controllo sulla gestione dell'acqua e la sua difesa come bene comune, patrimoniale e prevale l'approccio di considerare l'acqua un bene da lasciare alla libera regolamentazione del mercato. Già nel 1994, alla Giornata Mondiale per l'Alimentazione, il Papa Giovanni Paolo II sottolineava la necessità di "… considerare l'importanza dell'acqua per la vita e la sussistenza degli individui e delle comunità. Giacché ognuno deve avere la possibilità di accesso a rifornimenti d'acqua incontaminata, la comunità internazionale è chiamata a cooperare per proteggere questa preziosa risorsa da forme di utilizzazione non adeguate e dal suo spreco irrazionale. Senza l'ispirazione che deriva dai principi morali profondamente radicati nei cuori e nella coscienze degli uomini, gli accordi e l'armonia che dovrebbe esistere a livello internazionale per la preservazione e l'uso di questa risorsa essenziale saranno difficili da mantenere e portare avanti".
..... c'è da fare i conti con un crescente fenomeno di privatizzazione dell'acqua. La privatizzazione alla francese (fondata sul sistema della "gestione delegata" dei servizi alle compagnie private) è di gran lunga la più usata. In Canada vi sono stati dei tagli drastici alle spese per le infrastrutture e le municipalità locali sono state costrette ad affidare gli investimenti in materia di acqua alle compagnie private. Forti spinte per la privatizzazione sono presenti in Germania federale, in Irlanda, in Italia, nei Paesi Bassi. Moltissime le città nel Sud del Mondo in cui da diversi anni tale privatizzazione si è verificata. Qualunque sia la motivazione "la privatizzazione dell'acqua non è una soluzione efficace dal punto di vista politico, sociale, economico, ambientale, etico. Non è giustificabile considerare l'acqua come una fonte di profitto. In quanto fonte di vita, l'acqua è un bene patrimoniale che appartiene agli abitanti del pianeta (così come agli organismi viventi). La privatizzazione del petrolio è stata e resta un errore storico fondamentale, che non può essere ripetuto: bisogna impedire la petrolizzazione dell'acqua. La privatizzazione fa gonfiare i prezzi dell'acqua in maniera smisurata. Il capitale privato è consapevole del fatto che i servizi per l'acqua sono diventati un settore di attività molto redditizio. Così, le grandi multinazionali dell'acqua, (tra cui le francesi Suez-lyonnaise, Vivendi-Generale, Saur-Bouygues, o le più note Danone e Nestlé) spingono perché si sviluppi il mercato dell'acqua. Grazie alla loro potenza finanziaria, alla loro tecnologia e alle loro enormi competenze accumulate negli anni, esse sperano di assicurarsi il controllo di questi mercati. Qualche esempio. La Danone ha acquisito la gestione di tre sorgenti: una in Indonesia, una in Cina e l'altra negli Stati Uniti. La Nestlé ha iniziato a commercializzare in Pakistan la sua prima acqua "purificata", acqua di rubinetto trattata con l'aggiunta di minerali.

In quanto fonte di vita insostituibile per l'ecosistema, l'acqua è un bene vitale che appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune. A nessuno, individualmente o come gruppo, è concesso il diritto di appropriarsene a titolo di proprietà privata. L'acqua è patrimonio dell'umanità. Il suo carattere " insostituibile " significa che l'insieme di una comunità umana – ed ogni suo membro – deve avere il diritto di accesso all'acqua, e in particolare, all'acqua potabile, nella quantità e qualità necessarie indispensabili alla vita e alle attività economiche. Il diritto all'acqua è un diritto inalienabile individuale e collettivo. L'acqua appartiene più all'economia dei beni comuni e della distribuzione della ricchezza che all'economia privata dell'accumulazione individuale ed altre forme di espropriazione della ricchezza. Mentre nel passato la condivisione dell'acqua è stata spesso una delle maggiori cause delle ineguaglianze sociali, la civilizzazione di oggi riconosce l'accesso all'acqua come un diritto fondamentale, inalienabile, individuale e collettivo. Il diritto all'acqua è una parte dell'etica di base di una buona società e di una buona economia. L'acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni. Le risorse d'acqua sono distribuite in modo ineguale. Questo non significa che deve esserci anche ineguaglianza nell'accesso all'acqua fra le persone, le comunità e le regioni. Inoltre, l'ineguaglianza nella distribuzione dell'acqua e della ricchezza finanziaria non significa che le persone ricche d'acqua e ricche economicamente possano farne l'uso che vogliono, anche venderla (o comprarla) all'esterno per derivarne il massimo profitto. L'acqua è "res publica". La gestione dell'acqua, inoltre, è fondamentalmente un affare dei cittadini, una pratica di democrazia locale, nazionale, internazionale e mondiale.

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