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“Nella Chiesa del Grembiule vediamo e rintracciamo la predicazione di riforma profonda del Pontefice”
15 maggio 2018

Il Segretario della Fondazione Don Tonino Bello, Vito Cassiano, insieme col presidente Giancarlo Piccinni è stato fra i protagonisti della visita di Papa Francesco ad Alessano. La sua conoscenza di don Tonino e il suo ruolo nella Fondazione ci permette di chiedergli come ha vissuto questo evento storico, il significato e la ricaduta della presenza del Pontefice ha avuto e avrà sulla comunità. Quale è stata la prima sensazione quando ha saputo che Papa Francesco sarebbe venuto sulla tomba del nostro amato don Tonino Bello? «Il connubio, le affinità di pensiero, di comportamento e di stile avranno il suggello di un atto di devota memoria nei confronti di un grande pastore della Chiesa italiana della seconda metà del Novecento. Il Papa, come tanti pellegrini ormai sempre in gran numero, è venuto sulla tomba di Don Tonino certamente per rendere testimonianza ad una profezia che ha dato luce e insaporito di sale evangelico la Chiesa del XX secolo e a rendere più viva la fiamma della carità e lo splendore della sua parola in questo nuovo tempo della Chiesa che Papa Francesco sta fecondando con la sua franca e nello stesso tempo tenera e misericordiosa azione pastorale. La venuta del Papa si è situata certamente nella scia di quelle visite che sta facendo un po’ ovunque sulle tombe di grandi testimoni del secolo scorso come Don Mazzolari, Don Milani, ma la connotazione che ha caratterizzato questa sua inaspettata presenza nella terra salentina e che ha dato a noi tanta gioia e incommensurata riconoscenza è che il Papa ci ha fatto vedere Don Tonino come una figura emblematica e di modello per i pastori del nostro tempo, come egli stesso, in un discorso informale con i Vescovi del Perù in America Latina, nella recente visita, ebbe esplicitamente a indicarlo come esempio di povertà evangelica e di solidarietà pastorale». Come la Fondazione si è preparata all’accoglienza di Papa Francesco? «La Fondazione, quando già da alcune testate giornalistiche alcuni mesi prima dell’annuncio ufficiale, veniva interpellata sull’autenticità dalla notizia, ha sempre dichiarato che non era conoscenza di nulla in merito. Pertanto, quando c’è stato l’annuncio ufficiale da parte del nostro Vescovo, è rimasta felicemente sorpresa. Subito, il Presidente della Fondazione, Giancarlo Piccinni, ha convocato in seduta congiunta gli organi statutari per una riflessione sul significato di questo dono del Papa alle nostre comunità. L’evento è visto anche come indicazione per un nuovo cammino della Fondazione, che da luogo di memoria e ricerca agiografica, pur rimanendo legata alla memoria storica dell’insigne pastore, possa diventare sempre più come proposta per una sempre più adeguata attualizzazione del messaggio di Don Tonino nell’oggi». Quali sono i ricordi più cari che Lei ha di don Tonino? «Don Tonino ha rappresentato per tutti noi giovani del ‘68, qualcosa di diverso e di più profondo di quanto l’ambiente culturale offriva in quegli anni di ristrutturazione della vita sociale ed ecclesiale. Egli per tutti noi è stato l’interprete appassionato e lucido del grande rivolgimento e del radicale rinnovamento suscitati dal Concilio Vaticano II. Negli incontri di formazione che per il tramite dell’Azione Cattolica, di cui don Tonino in quegli anni era l’assistente ecclesiastico e Gigi Lecci il presidente, ma particolarmente nei pomeriggi quaresimali in cui teneva le sue lezioni teologiche puntualmente seguite da numerosa assemblea, ci faceva flettere, pensare, approfondire la nuova dottrina del Vaticano II. Io personalmente, ma penso tanti altri come me, hanno in quegli anni potuto attraversare il deposito della Parola e dell’etica evangelica, rimanendone entusiasmati e sempre spinti ad ulteriori approfondimenti. Ricordo che egli, vedendo il mio interesse per le conoscenze teologiche, mi prestò uno dei testi teologi in quegli anni molto importante, “Cristo sacramento dell’incontro con Dio” di Schillembeecks. Egli ci fece conoscere il panorama della teologia del tempo conciliare. Ci fece capire finalmente, con riferimento alla lezione della Dei Verbum del Vaticano II, come bisognava leggere e interpretare la S. Scrittura, che doveva essere e diventare la fonte originaria di ogni forma di teologia o di semplice riflessione. E ci introdusse nel pensiero teologico di diversi teologici del tempo da Rahner a Chenu, da Balthasar a Telleyrand de Chardin, De Lubac e tanti altri. Delle sue entusiasmanti lezioni conservo ancora i suoi ciclostilati che preparava la notte per poi distribuirli a noi suoi discepoli il giorno successivo. Quelle dispense le ho raccolte in due volumetti che conservo nella biblioteca personale ed ogni tanto rileggo qualche pagina e avverto la grande novità e freschezza del suo messaggio e capisco come ancora oggi dopo quasi cinquant’anni possa essere ancora vivo e attuale. A don Tonino dobbiamo essere particolarmente riconoscenti per aver riportato i temi e le esigenze della nuova dottrina conciliare nel contesto del nostro territorio, per tanti aspetti, non solo ecclesiali, arretrato e delle nostre parrocchie che egli sollecitava al cambiamento per non diventare carri merci stanzianti nei binari morti della stazione della storia». Sono state soddisfatte le aspettative della Fondazione dalla visita del Papa? «Faccio mie le parole del Presidente della Fondazione rivolte all’Assemblea degli organi statutari: “Questa visita ha rappresentato anche un momento di verifica e di rilancio dell’attività e del compito della Fondazione. Questa infatti è scaturita in modo implicito dal cuore stesso di Don Tonino quando egli espresse il desiderio di mettere a disposizione la sua casa natia per farla diventare luogo di aggregazione e di formazione dei giovani. In un certo senso nel suo testamento spirituale ci dava questa consegna e la Fondazione si è costituita cercando di interpretare e attuare questo suo desiderio connotandosi come ambito di proclamazione del suo messaggio profetico, di promozione culturale e di formazione”. L’impegno attuato nei venticinque anni dalla sua dipartita è ora culminato nella visita del Papa, che si è fatto pellegrino sulla tomba di Don Tonino. Di questo dono dobbiamo essere grati alla sua grande disponibilità. In questa sua scelta vediamo confermate le convergenze dei temi pastorali, spirituali e sociali espressi dai due pastori. Nella Chiesa del Grembiule vediamo e rintracciamo la predicazione di riforma costante e profonda perseguita da Papa Francesco. Ma questa visita l’abbiamo vissuta anche come uno stimolo ad incarnare in modo più autentico nei contesti sociali ed ecclesiali di oggi la sua etica delle beatitudini e del servizio, come Fondazione, ma particolarmente come comunità ecclesiali e civili a cui la Fondazione vuole prestare il suo servizio di sentinella e di testimonianza». F. de S.

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