ANDRIA – Inaugurata nelle scorse settimane una interessante esposizione, promossa da “il Cigno GG Edizioni e “Nova Apulia”, in collaborazione con l'Università degli Studi di Bologna e il Centro Europeo Studi Normanno-Svevo.
La mostra “Il potere dell'armonia. Federico II e il De Arte venandi cum avibus”, ideata da Lorenzo Zichichi e Tommaso Morciano, nasce dalla volontà di far conoscere al grande pubblico Federico II e il suo monumentale trattato, scritto anticipando di secoli la moderna etologia (l'osservazione e lo studio del comportamento degli animali).
L'esposizione, articolata in tre castelli legati dalla figura del sovrano svevo (ossia Castel del Monte, Castello di Bari e Castello di Trani), coinvolge quattro personalità di primissimo piano, autentiche eccellenze nei rispettivi campi.
Il prof. Ortensio Zecchino, docente di Storia medievale e presidente del'Enciclopedia Fridericiana della Treccani, curatore della mostra, è l'autore delle immagini fotografiche che attualizzano il Trattato, cogliendo le specie nel loro habitat murgiano e nel Tavoliere.
Accanto alle foto sono esposti le monumentali scenografie e gli acquerelli ispirati alle pagine del manoscritto federiciano del Maestro Piero Pizzi Cannella, fondatore della Nuova Scuola Romana nonché tra i massimi esponenti dell'arte figurativa.
La traduzione del “De Arte venandi cum avibus” e gli apparati scientifici sono stati curati dalla professoressa Anna Laura Trombetti Budriesi, ordinaria di Storia medievale all'Università di Bologna e massima specialista del Trattato.
Ma percorrendo le sale medievali in cui è allestita la mostra si ascoltano composizioni di Nino Rota, Sergej S. Prokofiev e anonimi medievali: tutti brani scelti e consigliati dal Maestro Riccardo Muti per accompagnare la visione della mostra e la lettura del Trattato. Il Maestro Muti, nel suo contributo alla mostra, ha dichiarato il suo grande legame con Castel del Monte e con la figura di Federico II, un sovrano che, come ha rimarcato più volte il professor Zecchino, a 800 anni di distanza continua ad affascinare.
A completare l'esposizione filmati, proiezioni e le riproduzioni del manoscritto tradotto in francese e splendidamente miniato (ispirandosi all'originale) nel Trecento, custodito nella Bibliothèque Nationale di Parigi.
Una iniziativa di straordinario spessore culturale, studiata e meditata da anni, che ha avuto un altrettanto interessante precedente nella mostra dedicata a Leonardo Fibonacci (svoltasi nel 2016 nei medesimi luoghi), e che proseguirà sino alla fine di ottobre.
"Quindici" se ne occuperà diffusamente nella rivista mensile in edicola a luglio.
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