Mostra fotografica per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne al Liceo Classico di Molfetta: un “NO” che va dritto al cuore della gente
MOLFETTA - Denunciare un problema rilevante come quello della violenza sulle donne è possibile anche attraverso il linguaggio dell'arte: ne è dimostrazione la mostra fotografica, allestita martedì nell'atrio del Liceo Classico, frutto delle menti giovani e collaborative di studenti della III A che hanno unito le proprie forze per un solo obiettivo.
Tutto è iniziato quando Davide Sasso, che coltiva la passione per la fotografia, dopo aver studiato pose in cui ritrarre vittime di violenza, ha condiviso l'idea con le sue compagne di classe, da cui ha ricevuto appoggio e disponibilità nel posare per gli scatti. Sono infatti le stesse ragazze le sei protagoniste degli scatti fotografici, realizzati personalmente da Davide in setting messi a disposizione da una delle studentesse, dietro cui si celano tanto impegno e tanta pazienza.
Modifiche su modifiche per individuare le angolazioni giuste, creare gli effetti visivi adatti e scegliere con cura i dettagli, ma che alla fine hanno portato gli studenti a lavorare in team senza temere il confronto, traendo anzi da quest'ultimo un arricchimento personale.
A ciascuna delle immagini, stampate in bianco e nero, fatta eccezione per i particolari volutamente in rosso che mettono in risalto l'aspetto più significativo della vicenda, corrisponde una storia. Redigere i testi è stato compito di Angelica Iannone, che è riuscita a far leva sugli aspetti più diversificati della tematica in questione.
Dall'?ρ?χνη, la storia della donna in trappola, rappresentata da Martina Ciannamea, passando per l'?ν?γκη, la storia della donna vittima di costrizione, per cui posa Alessandra Pagano, fino ad arrivare alla χε?ρωμα, la storia della sottomissione, interpretata da Rossella Troisi; e ancora l’?ντ?ρεισις, la storia della resistenza, simboleggiata da Federica Piccininni, l'?ν?κλαστoς, la storia del riflesso della violenza subita, rappresentata da Raffaella Gigante e l’?ν?στασις, la storia della donna che si rialza dopo una caduta, interpretata da Martina Veneziano.
Da notare l'accostamento del sostantivo greco, mirato a racchiuderne il senso più profondo, ad ogni vicenda: una prova, questa, che forse il 21esimo secolo non è poi tanto più evoluto della realtà misogina delle “poleis”.
Solo impressioni positive fino ad adesso sulla mostra, che resterà esposta fino al 25 novembre (compreso) e per la quale anche i docenti del Liceo hanno mostrato il loro supporto, fornendo agli studenti consigli e opinioni.
Non è stato certo facile per le studentesse calarsi nel proprio personaggio, esprimendone appieno le emozioni e i sentimenti utilizzando esclusivamente il volto e i gesti. Ma proprio qui sta il bello: attraverso un linguaggio tanto complesso quanto efficace ed immediato, le donne pronunciano un 'NO' che va dritto al cuore della gente.
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