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Molfetta, viale Giovanni XXIII: dagli alberi segati agli alberi seccati
14 settembre 2012

MOLFETTA - Fine ingloriosa dei nuovi arbusti di leccio trapiantati circa 3 anni fa in via Giovanni XXIII: sono inesorabilmente seccati. Avrebbero dovuto sostituire gli splendidi pini che sono stati abbattuti con feroce protervia. Questo lo scempio ambientale: quello che un tempo era un vero e proprio polmone verde è stato ridotto a landa arida e desolata nella degradata periferia molfettese. Insomma, via Giovanni XXIII (foto) da viale alberato a enorme pista d’asfalto, senza ombra e aria salubre, con arbusti senza storia, secchi e aridi, come la coscienza degli amministratori locali attori di questo e di altri scempi urbani.
Il cittadino avverte ormai da tempo quel quid plus sotteso che oltrepassa le apparenti ragioni di pubblica utilità e sicurezza. Anzi, è sgradevole la sensazione che in molti casi queste ragioni ufficiali siano solo uno specchietto per le allodole. Si assumono decisioni urgenti e per pubblica utilità che, però, sfociano sempre in affidamenti diretti a ditte o imprese locali. Allo stesso modo, si è varata la distruzione del polmone verde di viale Giovanni XXIII e disposto l’estrazione di migliaia di basole dalle strade di Molfetta e la reiterata pitturazione delle strisce pedonali rosse.  
Con questa logica tutti gli alberi di Molfetta potrebbero essere abbattuti: basterebbe uno schiocco di dita. Pubblica utilità o interesse privato camuffato dalla presunta pubblica utilità? Angoscioso dilemma. Possibile che nemmeno uno di quegli alberi si sia potuto salvare? Il dubbio è dietro l’angolo. Allo stesso tempo, eliminare i polmoni verdi da Molfetta, già scarnificata di aree a verde pubblico e attrezzato, potrebbe anche incrementare l’inquinamento atmosferico cittadino (nessuno mai ha pubblicato dati ufficiali in merito).
Tra l’altro, il verde agricolo, le aree verdi e i piccoli polmoni urbani si bruciano proprio con questi meccanismi amministrativi basati su scelte sciagurate e non del tutto giustificate da parte di alcuni pubblici amministratori. Surrogati alle calamità naturali, divengono ex abrupto l’incarnazione della calamità non naturale, ma umana, quella governata dal lucro finanziario ed elettorale. Basti pensare all’investimento comunale per gli alberi nuovi piantati e al loro astato attuale, favorito dall’assenza di un impianto d’irrigazione (semplice dimenticanza?).
Tuttavia, anche gli alberi che rinsecchiscono velocemente hanno una loro finalità: il reimpianto di nuovi, magari con un altro affidamento d’urgenza e con altri soldi dilapidati. C’est plus facile, soprattutto in campagna elettorale. La moltiplicazione dei pani e dei pesci, nel caso in questione, diventa la moltiplicazione degli affidamenti diretti per la stessa opera pubblica.
Dov'è il dibattito culturale molfettese su questi temi ambientali e amministrativi? Dove sono i molfettesi intelligenti, istruiti, acculturati, coloro i quali si distribuiscono premi e riconoscimenti, additati alla comunità come esempio pubblico? Non una voce, non un semplice pensiero: meri sofismi, a volte cultura tombale. Quando arriverà la prossima primavera e i primi fiori e il caldo primaverile annunceranno le elezioni comunali, salteranno tutti fuori come piccoli e grandi “lumaconi” per dipanare le filosofie dell’alternativa. Ma anche loro avrebbero qualcosa da dire come “calamità umane”, di cui Molfetta dovrebbe liberarsi.
 
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Autore: Nicola Squeo
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Si spreca la cultura, e di questi tempi dove la cultura affossa e sprofonda - vedi quanto di culturale espresso dal nostro sindaco a riguardo del navigare l'onda sopra e l'onda sotto-, sembra uno sciupio inverosimile, una perdita di socialità. Giovanni - non credo un battista e nemmeno di bande nere - si dice curioso di vedere le opere degli amici dei nemici di Azzollini; VOLEVO DIRE non và nè a destra, nemmeno a sinistra, di bello allora dimmi, vai sempre dritto a sbattere contro un palazzo, in una casa o ufficio a pianterreno o dove volontà tua?; il sig.Mario Annese scrive di psicanalisi e dell'ingordigia degli uomini anche dopo il passaggio di Azzollini; il sig. Nicola Squeo si pone un moderno dilemma a sfatare quello sciecspiriano, ovvero: "Essere ragazzi o sentirsi ragazzi, this is the quescion". Ho l'impressione che si faccia un po di confusione, anche senza metterci la faccia o mettercela non fa una grinza. A Giovanni vorrei dire che la sua curiosità sarà quanto mai disillusa, quali grandi opere se già tutto quello che era da fare è stato fatto? Più di un affondo così profondo dove si vorrebbe andare, all'INFERNO? Necessitiamo di tornare a galla e non sulla spuma, ma in superfice e riprendere un discorso sano e culturale, senza canzonette e inciuci vari. Qui di minestroni e provolate ce ne sono stati tanti e grazie alle grandi opere operate e di cui vedremo i risultati a breve termine e scadenza, porremo fine a questa confusione. Il sig. Mario Annese si soddisfi della condivisione di Giovanni, già una bella soddisfazione d'animo e di spirito....e di corpo anche. Al sig. Squeo: La gioventù non è una stagione della vita, è uno stato mentale. Mateo Alemán. Un caro saluto a tutti.
Simpatico il Nicola Squeo! Non siamo ragazzi, ci sentiamo ragazzi, compreso il nostro Direttore il più ragazzo dei ragazzi.....bendetto allora: le vostre sono tutte ragazzate, quelle ragazzate inconsapevoli che vi fanno restare sulla spuma dell'onda, come tutti i ragazzi. Scommetto pure che in Redazione avete il vostro jukebox, così completate la vostra definizione e collocazione, ovvero: i ragazzi del jukebox, e sono sicuro molti o pochi ricorderanno. La felicita costa un gettone per i ragazzi del juke box la gioventu la gioventu la compra per cinquanta lire e nulla di piu. Basta un dolce blues e una canzone per i ragazzi del juke box ballando qua ballando la ognuno trova la sua gran felicita. Dai dai dai gira con me dai dai dai stringimi a te con ardore con furore baciami baciami baciami. La felicita costa un gettone per i ragazzi del juke box la gioventu la gioventu la compra per cinquanta lire e nulla di piu Dai dai dai gira con me dai dai dai stringimi a te con ardore con furore baciami baciami baciami La felicita costa un gettone per i ragazzi del juke box. La gioventu la gioventu, la compra per cinquanta lire e nulla di piu. Dai dai dai gira con me dai dai dai stringimi a te con ardore con furore baciami baciami baciami La felicita costa un gettone per i ragazzi del juke box la gioventu la gioventu la compra per cinquanta lire e nulla di piu. Dai dai dai gira con me dai dai dai stringimi a te con ardore con furore baciami baciami baciami. La felicita costa un gettone per i ragazzi del juke box la gioventu la gioventu la compra per cinquanta lire e nulla di piu In un gettone c'e l'ossessione c'e l'ossessione dei ragazzi del juke box. Tutto qui egregi miei, ma, ne sono convinto anche se lentamente, verrete a fondo insieme a noi per capire che la vita è dal profondo che la si vive per afferrarla meglio nelle sue moltiplicità socio-politiche-amministrative-culturali e civili, come ben detto e scritto dal nostro e vostro sindaco. Giù a fondo, nel profondo, troverete più di un gettone, cento, mille gettoni miei cari ragazzi del juke box, e la felicità sarà al massimo sulla banchina del porto nuovo.

Quanto di più profondo e culturale il mio amico BOOM BOOM! Cos'altro potrei aggiungere a quanto ben scritto e descritto da lui, ovvero BOOM BOOM? Leggo di testate serie prese contro gli alberi, e quindi giusto abbatterli come sostiene l'amico BOOM; leggo ancora con stupore: "Dov'è il dibattito culturale molfettese su questi temi ambientali e amministrativi? Dove sono i molfettesi intelligenti, istruiti, acculturati, coloro i quali si distribuiscono premi e riconoscimenti, additati alla comunità come esempio pubblico?" Come non l'avete capito? Stanno tutti da questa parte, provenienti dal profondo del fondo, ecco la vostra incapacità di analisi stando sempre a grogiolarvi sulla spuma dell'onda. I tempi sono cambiati, cultura e progresso, socialità e industrializzazioni, non si possono costruire in legno ciò che si può più facilmente e risparmio di denaro e energie costruire con la plastica. Per fare un tavolo ci vuole il legno per fare il legno ci vuole l'albero per fare l'albero ci vuole il seme per fare il seme ci vuole il frutto per fare il frutto ci vuole il fiore ci vuole il fiore, ci vuole il fiore, per fare tutto ci vuole un fiore! Quanto tempo ed energie sprecate.....giusto allora liberarsi degli alberi, dei lumaconi, e delle filosofie alternative, liberi da tutti. Le campagne elettorali? Meri sofismi, a volte cultura tombale. Scrivete a noi invece, gli unici baluardi della libertà di parola, i veri cantori della libertà, del popolo delle libertà, della libertà del popolo, del popolo libero, del popolo del fondo, del fondale portuale e terrestre e cosmico. La lista avanza o forse disavanza? Le preoccupazioni già vengono considerate da qualcuno che............qui mi fermo per giusta praivasi, perchè ogni riferimento a cose o persone è puramente casuale. O no?


Sulla via di Damasco un nostro carissimo e ben noto scrivente sulla spuma dell'onda! La "profondità" del nostro primo cittadino incomincia a fare proseliti. Le "Anime buone".... "che accusano QUINDICI e le persone che protestano per l'incuria criminale ed altri fattacci perché critica, non va bene mai niente, è contro l'Ammnistrazione, fa le pulci alle scelte, a volte scellerate, di pochi fanulloni, che agiscono a spese della Comunità!" Questa è la verità, quella verità che finalmente dal profondo del mare, sale lentamente a galla. Alberi seccati e segati? Giusto e nobile il cemento, il suo profumo, le case, la grana, le case, le prime e poi le seconde......a cosa servono gli alberi se non un comodo appoggio e nascondiglio alle pipì e alle cacche dei cani? Gli alberi disturbavano il passeggiare dei cittadini buoni, onesti e laboriosi. Quante volte si è scansati di sbatterci contro un albero all'improvviso davanti a noi e senza preavviso, rischiando di rompersi la testa? Senz'alberi la via è più libera, più sicura, più transitabile......a meno che non ci si va a sbattere la testa contro un palazzo, alquanto difficile di questi tempi, tempi in cui la gente non sa dove andare a "sbatterla la testa". E allora pensiamo a quello che sarà la vera rivoluzione socio-politica-industriale e commerciale della nostra amatissima città: il nuovo porto! Qualcuno mi taccierà che la lingua batte dove il dente duole, un dolce dolore al solo pensiero di quello e quanto accadrà dopo, quel dopo che tutti aspettano con speranza, quella speranza che fa ben sperare in una non lontana ma vicinissima portualizzazoione della città e dove tutti saremo sicuri di "dove andare a sbattere la testa". Statene certi che, "la sbatteremo la testa", se non addirittura l'abbiamo già sbattuta e senza che nessuno se ne sia accorto, questo è il naturale delle cose in attesa del compimento e del concepimento della "grande opera", quella grande opera da "sbattimento di teste". L'articolo del sig. Nicola Squeo, non fa una grinza, non fa un baffo, non fa un lumacone/i quei lumaconi che, quando verranno fuori, sbatteranno le loro teste contro le calamità naturali e contro qualche albero rimasto ancora in piedi....e una volta sbattuta la testa, sentiremo il loro ridire, la loro cultura che saprà di agricoltura, roba da crepare di crepapelle e non solo, di risate....perchè così va il mondo, così è la natura!!!!
Non meravigliatevi, se anche da questa notizia, anche da questo dibattito, le "menti raffinate" (nell'intrallazzo), trarranno motivo per altri affidamenti d'urgenza e per alimentare le loro clientele elettorali e forse anche il loro portafogli... Quello scempio, su quella strada non doveva essere consentito, come anche lo scempio della rimozione di qualche migliaio di basole (tutte quelle nere chissà perché... in determinati punti della città...) che, forse - la buttò lì... "conoscendo gli elementi"... - qualcuno doveva prontamente dirottare nel mercato nero, producendo profitti illeciti, cosa che si è "arrestata" grazie alle denunce di Quindici. Che cosa avrebbero fatto delle basole di Corso Umberto, e Corso Margherita, qualora avessere portato a termine i loro loschi progetti? ve lo lascio immaginare. Adesso le devono tenere "bloccate" nei depositi... Alla sparizione del primo bancale, però, ci faremo sentire come sempre... questi delinquenti devono capire che non siamo più disposti a tollerare i loro sporchi affari privati, soprattutto con la cosa pubblica che di tutti noi... Se ne devono andare... e se non se ne vanno grazie alla compravendita dei voti e alle clientele elettorali - poiché, ovvio questi intrugli gli producono "consenso dopato" -, se ne andranno con le denunce di tutti i cittadini e di Quindici, di tutti i loro traffici illeciti. Scriveteci, siamo l'ultimo presidio della democrazia in questa città e della libera informazione. Questo Giornale, piaccia o non piaccia, è diventato "il megafono" dei cittadini, soprattutto di quelli che vogliono vera legalità, vera libertà, vera democrazia, vera informazione. Un saluto




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