MOLFETTA - Spira sempre più aria di elezioni politiche anticipate. Dopo lo “strappo” di Gianfranco Fini e la votazione sulla fiducia per il sottosegretario Giacomo Caliendo, che ha rivelato come il Pdl non possieda più una maggioranza alla Camera, Silvio Berlusconi punta subito a chiedere le elezioni (anche se non sarà lui a decidere, bensì il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) per evitare di essere logorato a fuoco lento.
In questa prospettiva si dovrà votare anche a Molfetta per il sindaco attraverso consultazioni amministrative (con altro aggravio di costi a danno dei cittadini), perché difficilmente il senatore-sindaco-presidente rinuncerà alla sua posizione parlamentare.
Ma la situazione non appare delle più favorevoli per Antonio Azzollini che dovrà innanzitutto scegliere il suo sostituto a Molfetta (impresa non facile) e poi dovrà convincere Berlusconi a ricandidarlo al Senato. Infatti, un regolamento interno al Pdl non prevede una ricandidatura nel suo caso (anche se sono possibili eccezioni in un partito dove la violazione delle regole esterne è abituale, figurarsi quelle interne) e questo sta preoccupando non poco il senatore azzurro.
Nel Pdl dopo la “rottura” finiana, il ministro Raffaele Fitto e il sen. Francesco Amoruso hanno acquistato più forza e il nostro senatore Azzollini, che con i due uomini politici non ha mai avuto un rapporto idilliaco, si sente sempre più il loro fiato addosso e appare isolato.
Per acquisire meriti nel Pdl si è, perciò, prestato al gioco sporco della Finanziaria, lanciando emendamenti impopolari, subito ritirati ed etichettati come “refusi”. Tutto per compiacere il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, in predicato come candidato premier al posto di Berlusconi, in caso di governo tecnico o di transizione. In tal modo Azzollini cerca di guadagnare crediti per un suo ingresso nel governo, oppure si pone in posizione privilegiata per un rinnovo della candidatura, attraverso una eccezione al regolamento.
Ma proprio l’ingombrante presenza di Fitto e Amoruso, lo starebbe spingendo nelle braccia di Fini. Naturalmente lui smentisce decisamente questa ipotesi, ma c’è chi sta già lavorando in tal senso.
Del resto un passaggio fra i finiani, per uno come lui, abituato a ben altre giravolte, dall’estrema sinistra alla destra berlusconiana, sarebbe ordinaria amministrazione e non meraviglierebbe più di tanto.
Complice dell’accordo sarebbe un viceministro ex An, che lo sponsorizzerebbe: in tal modo Fini, che oggi ha bisogno di truppe, garantirebbe la ricandidatura e il sen. Azzollini potrebbe varcare ancora la soglia di Palazzo Madama anche nella prossima legislatura.
C’è anche da dire che l’uomo è “lungimirante” e ha fiuto per le situazioni politiche, soprattutto per le parabole discendenti (e ora Berlusconi è decisamente in discesa e in difficoltà) e forse sta meditando di saltare sul carro di quello che oggi non è ancora il vincitore, ma potrebbe diventarlo domani. E quindi potrebbe poi chiedere a Fini, il premio della sua adesione.
Questi sono i possibili scenari, del resto avvalorati da qualche indiscrezione in sede romana di Quindici abbastanza attendibile. Del resto non c’è nulla di male per il senatore Azzollini nel sondare i finiani per un possibile accordo, che possa prolungare la sua già consistente longevità parlamentare e politica.
I prossimi giorni ci diranno se l’accordo andrà in porto o se Azzollini resterà con Berlusconi e quali conseguenze avrà, un eventuale passaggio con Fini, anche sul futuro di Molfetta.
© Riproduzione riservata