Molfetta, un lettore scrive a “Quindici” dopo l'articolo sulle escort del mensile in edicola: sono sconcertato
MOLFETTA – Un lettore scrive a “Quindici” dopo l’articolo sulla escort pubblicato sulla rivista mensile in edicola, ed esprime alcune considerazioni.
Ecco la sua lettera:
«Direttore Felice De Sanctis
Sono rimasto molto sconcertato dall’articolo riguardante la descrizione della vita normale di una escort che, per motivi personali, ha intrapreso questo percorso di vita.
Il mio sconcerto non si riferisce al fatto in se, in quanto, circostanze del genere accadono da sempre e in tutte le zone del mondo, ne tanto per la presunta gravità del fatto che personalmente non riscontro, se non per il semplice fatto che il fidanzato della donna e i suoi genitori sono all’oscuro della vicenda e più che sconcerto potrei definirlo imbarazzo.
La cosa che più mi da fastidio dell’intera vicenda ed è quella che si scatena dopo aver letto la notizia pubblicata è l’ipocrisia.
Scandalizzarsi o fingere di farlo dopo aver saputo di una vicenda simile, non solo è sommamente irritante ma anche idiota da ogni punto di vista. E’ facile addossare la colpa del propagarsi di tali comportamenti sessuali, al mondo in cui viviamo che ci propina ogni giorno esempi deleteri e un abbassamento del valore della donna trasformata in semplice oggetto di piacere e di divertimento, senza pensare che molti di noi, vedono ANCHE, nella donna un semplice oggetto di piacere con cui sfogarsi, esempio è il fatto che a Molfetta come in tutte le realtà in cui i mariti o i fidanzati hanno le amanti ormai non si contano più.
L’argomento che mira ad addossare la colpa al mondo in cui viviamo e al fatto che i mass media puntano quasi esclusivamente, la loro attenzione nel mostrare il centimetro in più del corpo femminile è un’arma spuntata.
I mass media e il mondo in cui viviamo sono accusati di essere senza valori, amorali e senza alcun principio senza ricordare che da moltissimo tempo valori e principi morali sono stati gettati dalla finestra senza complimenti in quanto sorpassati e, diciamolo chiaramente, un impedimento al correre dei tempi moderni che galoppavano e che pretendevano una liberazione da dogmi e barriere morali visti e sentiti come oppressivi e soffocanti.
Le ragazze, in quanto tenderei ad escludere che a Molfetta esista solo un caso e comunque in generale, che decidono consapevolmente di intraprendere questo percorso sono figlie di quella generazione di donne che sul finire degli anni ‘60 parlavano e scendevano in piazza per la rivoluzione e la libertà sessuale, per la dignità della donna e per la sua affermazione anche in ruoli fino ad allora esclusivamente maschili.
Stralciando le lotte femministe che miravano alla dignità e alla parificazione della donna, battaglie giuste e sacrosante, vediamo le cose dal punto di vista sessuale.
Fingere di essere o fare i moralisti quando cinquant’anni fa si scendeva in strada per l’amore libero, per la libertà sessuale e similaria, ha del nauseante, soprattutto se questo moralismo proviene da quelle stesse donne di trent’anni fa, oggi madri delle ragazze che oggi per un motivo o per un altro si concedono dietro pagamento.
Non serve neanche nascondersi dietro il dito della giustificazione risibile del “Noi però intendevamo altra cosa” perché evidentemente le ragazze di oggi assai più emancipate sessualmente delle loro madri, sono state ottime allieve di pessimi maestri che non hanno saputo o voluto far intendere il senso di quelle battaglie e tra l’altro, sarebbe meglio chiudere la bocca davanti a tanto scempio, non solo perché il moralismo e la predica non hanno senso ma soprattutto perchè non si può credersi scandalizzate quando trenta o quaranta anni fa, scendendo in piazza si pretendeva e si è ottenuto di far piazza pulita di quei valori e principi oppressivi che oggi i mammasantissima invocano stracciandosi le vesti come i Farisei.
Evidentemente non erano battaglie di convinzione, ma di moda temporanea che si fa presto a dimenticare dopo qualche decennio, al contrario oggi quelle stesse madri avrebbero taciuto forti dei loro argomenti.
I mass media e soprattutto la tv si sono adeguati a esplicite richieste avanzate con forza trenta anni fa, e a essi non importa se le “femministe” intendevano altro, uno stacco di coscia va bene un punto di share.
Si guardi bene che il sottoscritto non intende mettere all’indice o condannare a roghi virtuali le battaglie sopra citate, ma se non altro ricordarne gli effetti collaterali.
Qualcuna che ancora crede al cattolicesimo si sforzerà di cercare una spiegazione a tanto sfacelo morale e di cercare vie di salvezza tra le stole di preti, vescovi e cardinali o tra i grani di rosari.
Invece anche la Chiesa si apre al mondo secolare così amorale, privo di principi e di valori etici, perché in crisi e in cerca di fedeli come un ipermercato che ha una perdita di clientela e scende a compromesso: i divorziati, in barba al concetto di peccato mortale macchiatisi in quanto contraenti nuove nozze e dunque bigami, potrebbero avere accesso al sacramento della Comunione dopo un breve periodo di penitenza e di riflessione borbottando velocemente qualche Gloria e qualche Ave Maria.
Il Relativismo si insedia definitivamente a San Pietro alla faccia di quella Chiesa cattolica che lo voleva combattere e che oggi fa a meno del concetto “assoluto” di peccato rendendolo veniale e forse non tale in base al mondo secolare e al modo di intendere le cose.
Per ultimo, la mancanza di lavoro, non è una tesi sufficiente per spiegare il fatto che moltissime ragazze, anche benestanti, decidano di percorrere la strada del sesso a pagamento liberamente, il lavoro è stato progressivamente abbattuto da governi di centro sinistra con la scusa che se non lo avessero fatto loro lo avrebbe fatto il centro destra e quest’ultimo per ideologia liberista. Nessuno si è deciso a scendere in piazza per un diritto negato, il lavoro, adesso si guardi bene dall’aprir bocca per pronunciare scemenze moraliste avendo la coscienza sporca, come nemmeno la tesi che vuole la colpa della chiusura delle case chiuse, se fossero aperte le ragazze, oggi escort, avrebbero deciso, forse liberamente e per spasso di essere dee del sesso a pagamento, il fatto è che se ci si lamenta del mondo amorale e eticamente azzerato forse dobbiamo guardare indietro a quando per “giusta causa” si scendeva in piazza senza immaginare che di sesso ferisce di escort perisce o vede perire le proprie figlie.
Sergio».
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