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Molfetta riscopre l'opera di Salvatore Salvemini Inaugurata nei giorni scorsi l'imperdibile mostra nei nuovi ambienti del Museo Diocesano
25 novembre 2024

MOLFETTA – Ben 36 opere sono state selezionate dai professori Gaetano Centrone e Ignazio Gadaleta per riscoprire l’opera di un artista tra i più interessanti e significativi del panorama culturale nazionale: Salvatore Salvemini, in occasione del centenario dalla nascita e a poco meno di due decenni dalla sua scomparsa.

L’esposizione “”Salvatore Salvemini. Alle radici della pittura”, curata dagli stessi Centrone e Gadaleta, promossa dalla Fondazione Museo Diocesano, in accordo con la famiglia Salvemini, con il patrocinio e il sostegno della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi e il patrocinio dell’Amministrazione Comunale della Città di Molfetta, è stata inaugurata lo scorso 22 novembre, alla presenza di un folto uditorio che ha gremito l’Auditorium “Achille Salvucci”.

Alla serata inaugurale sono intervenuti il sindaco Tommaso Minervini, don Michele Amorosini, Direttore del Museo Diocesano, i curatori e la famiglia Salvemini.

Il sindaco Minervini, nel ricostruire l’ambiente culturale del secondo Novecento, ha ricordato, tra l’altro, l’autentico cenacolo rappresentato dalla “bottega Einaudi” in via Respa in cui si confrontavano artisti e intellettuali del calibro di Giorgio Azzollini, Giovanni De Gennaro, Tonino Nuovo e lo stesso Salvatore Salvemini (solo per citarne alcuni) che davano vita a un fervido confronto, e in cui nascevano spinte critiche e capacità di osservazione dei vari fenomeni da quelli politici a quelli artistici, da quelli sociali a quelli culturali.

«La pittura di Salvemini costituisce un riferimento forte nella storia delle ricerche artistiche non solo dell’area barese e pugliese ma anche nei maggiori centri dell’arte italiana» ha affermato il prof. Ignazio Gadaleta, il quale ha tracciato un rapido excursus dell’evoluzione artistica del pittore, a partire dalla mostra tenuta a Napoli nel 1947 per proseguire con la svolta segnata dal 1952, quando, per la prima volta, vede una mostra di Renato Guttuso. L’incontro con l’arte del Maestro siciliano lo porta a cambiare il modo di dipingere e ad orientarsi su temi sociali: si crea una pittura d’impegno neorealista che, però, avrà vita breve.

Negli anni Sessanta concorre (e spesso vince) a premi importanti e, per primo in Puglia, utilizza la tecnica del collage. Salvemini, con i suoi dipinti, pone critiche (ancora estremamente attuali) alla fiducia nella tecnologia (Astronauta) e al consumismo (Supermarket), critiche che negli stessi anni, in letteratura, vengono proposti da Calvino (n.d.r.).

Gli anni Settanta sono connotati da una protesta più intimista mentre nelle tele irrompe il tema delle “radici” spinose e intrecciate, rese con colori scuri. La ricerca civile, l’impegno dell’artista vengono disillusi e egli vive una profonda crisi che lo porta, per qualche anno, all’inattività.

Riprende a dipingere scegliendo di utilizzare un colore ad olio corposo, steso in più strati. In seguito, utilizza la tempera quasi fosse un acquerello, con diverse velature. Motivo essenziale è il colore che diventa luce. Molti dipinti non hanno titolo: il quadro è un’opera autonoma, aperta alle interpretazioni dell’osservatore.

Gaetano Centrone ha sottolineato come il progetto abbia avuto una gestazione di diversi anni e come sarebbe stato impossibile realizzarlo senza la collaborazione della famiglia Salvemini.

«Un evento culturale può essere realizzato solo grazie alla sinergia di istituzioni, luoghi e persone» ha affermato Centrone, il quale, tra l’altro, citando Paolo Vinci e Arcangelo Leone De Castris. ha rimarcato la centralità della figura di Salvatore Salvemini nella storia collettiva. Non a caso, nel 1954, Vinci aveva accostato Salvatore Salvemini alla summa della cultura meridionale, rappresentata da Rocco Scotellaro ed Ernesto De Martino.

Tutto e questo e molto altro nella imperdibile mostra allestita nei nuovi ambienti del Museo Diocesano, in cui sono esposti tele provenienti da collezioni private e da prestigiose istituzioni, come la Pinacoteca della Città Metropolitana “C. Giaquinto”.

L’esposizione è aperta al pubblico dal martedì al venerdì dalle 10 alle 17, sabato e domenica dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.

@Riproduzione riservata

Autore: Isabella de Pinto
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