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Molfetta. Prima edizione di Festival Flamenco 2010 Puglia
10 luglio 2010

MOLFETTA - L’associazione Flamenco del Sur organizza la prima edizione del Festival Internazionale di Flamenco.
Raccontare il flamenco e la sua cultura attraverso molteplici e caleidoscopiche manifestazioni. Questo è l’obiettivo della 1° edizione del Festival, evento unico in Italia, in programma a Molfetta, dal 13 al 25 luglio.
Mostre di fotografia, percorsi sensoriali per coinvolgere il visitatore attraverso i cinque sensi, dibattiti culturali, spettacoli di danza flamenca nella sua manifestazione più propria, itinerari enogastronomici attraverso le spezie e gli odori andalusi, su un unico raffinato file rouge: il flamenco. Una danza che non si esaurisce nel ballo ma che si estende in tutte le forme dell’esistenza.
Dalla danza alla musica, spaziando attraverso la cultura accademica di illustri docenti della Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università degli Studi di Bari a convegno sul tema “flamenco”, per raggiungere il non plus ultra delle cultura mediterranea. Vento flamenco farà da ponte a due culture prettamente mediterranee: quella spagnola e quella italiana.
Tra i partner dell’evento, Malaga, culla del flamenco e fucina di numerosi bailadores, cantaores e musicisti che raggiungeranno la Puglia direttamente dall’Andalusia per portare nella nostra terra un tessera del grande mosaico flamenco. Tra gli appuntamenti più esclusivi del Festival, la regata velica Trofeo Sancilio, organizzata dal Circolo della Vela di Molfetta.
L’idea di Vento flamenco nasce dal centro di divulgazione della cultura flamenca Flamenco del Sur, una realtà che da sette anni divulga la cultura flamenca in Italia con attività di compagnia, produzione di spettacoli in collaborazione diretta con le realtà spagnole, organizzazione di grandi eventi culturali e attività didattiche.
Ufficio stampa Festival Vento Flamenco 338.7527441
Email: info.flamencodelsur@gmail.com; info@flamencodelsur.it

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L'origine della parola "flamenco" è incerta: per alcuni deriva dalla parola araba Fellahmengu che significa "contadino senza terra"; per altri “Los Flamencos” significa “I Fiamminghi” ovvero coloro che avevano combattuto ai primi del 600 nell'esercito delle Fiandre, ricoprendosi di gloria; altri da Flamencos, ovvero fenicotteri, in riferimento ai colori vivacissimi delle loro piume che li accomunano alle tinte sgargianti che indossano i gitani. I gitani raccontano nel flamenco la loro storia, l'odissea di un popolo alternativamente perseguitato e privilegiato. Dopo un primo periodo idilliaco in Spagna, in cui si facevano passare per condottieri cristiani, cominciarono le persecuzioni, le espulsioni e le torture (dovevano abbandonare i loro usi e costumi pena il taglio delle orecchie). Ecco perché nel flamenco sentiamo quei tipici lamenti (ahy… ahy…) così particolari e caratteristici solo di questa musica che la rendono inconfondibile ed allo stesso tempo così accattivante. Risulta difficile non sentirsi coinvolti da melodie che narrano di amori non corrisposti, di famiglie spezzate, di lavori forzati, di anni di reclusione lontano dai propri cari. Per questo forse il flamenco sembra racchiudere in sé una contraddizione inspiegabile, quasi magica: è un'espressione d'élite, solo per pochi (i gitani si considerano i soli depositari di questa arte, che ritengono di aver creato) ma in grado però di catturare l'attenzione, di ipnotizzare qualsiasi pubblico, in qualsiasi parte del mondo. Oltre alla teoria della nascita del flamenco in Andalusia, come "Cante Jondo” (canto grande, profondo), alcuni studiosi ne fanno derivare l'origine dal ben più antico Kathak indiano, una vigorosa danza orientale portata in Spagna dai Gitani attraverso l'Egitto, attorno al 1420.
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