MOLFETTA - E’ partita la campagna pubblicitaria contro il racket e l’usura presentata con un incontro pubblico dall’Associazione Provinciale Antiracket e Antimafia di Molfetta. Durante l’incontro il presidente dell’associazione Renato de Scisciolo ha presentato la nuova campagna pubblicitaria “Io denuncio” e relazionato sull’attività dell’associazione sempre al fianco delle vittime di usura e del racket (da sinistra il giudice Pugliese, De Scisciolo, Perrilli, Altomare). Spesso però la vicinanza dell’associazione, che nel primo trimestre di quest’anno ha già registrato 99 richieste d’aiuto provenienti da tutta la Regione Puglia, non basta, serve il supporto di quelle istituzioni, quali i Comuni e le Provincie, in modo da sostenere l’attività dell’associazione. Da qui l’invito di de Scisciolo ai rappresentanti dei Comuni presenti all’incontro, di collaborare nelle denunce qualora si avverti in città il sospetto di reati estorsivi, ma soprattutto l’invito ai Comuni e alle istituzioni in genere a costituirsi parte civile nei processi di racket ed usura che riguardano i Comuni stessi, come segno di vicinanza delle istituzioni all’associazione, ma soprattutto alla vittima che ha avuto il coraggio di denunciare il suo aguzzino.
Invito preso con soddisfazione da Pietro Mastropasqua (a destra accanto a Altomare, Perrilli, De Scisciolo, Pugliese e Santamaria) vice presidente del Consiglio comunale di Molfetta, che in rappresentanza dell’amministrazione ha espresso apprezzamento per il lavoro dell’associazione e per i risultati raggiunti, con la promessa da parte del Comune di riprendere congiuntamente con l’Associazione Antiracket, un percorso per la legalità. “Non ci tireremo indietro”, ha detto Mastropasqua, così come il sindaco di Altamura, Mario Stacca, che ha iniziato con il suo Comune a collaborare da poco con l’Associazione Provinciale Antiracket Antimafia.
Anche l’assessore alla trasparenza e legalità della Provincia di Bari, Vito Perrilli, presente anch’egli all’incontro, ha voluto sottolineare l’importanza della vicinanza delle istituzioni alle associazioni che lottano contro i fenomeni dell’usura e delle estorsioni. “La presenza dell’ente locale è fondamentale - ha detto Perrilli – perché deve rappresentare gli interessi dei cittadini”. La Provincia di Bari, infatti è stata la prima provincia della Regione Puglia a raccogliere l’opportunità di percorsi comuni contro il racket. “Daremo una visibilità alla campagna pubblicitaria perché crediamo che il problema non è dei singoli, ma è di tutti – sottolinea l’assessore provinciale – non è vero che il problema non c’è, il problema c’è”, conclude Perrilli.
Presente all’incontro, oltre ai rappresentanti di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, anche il pm della Dda, Elisabetta Pugliese, che ha voluto inquadrare il fenomeno dell’usura analizzandolo nei suoi aspetti. Il sostituto procuratore antimafia ha sottolineato nel suo discorso come “negli ultimi anni si è assistito ad un’evoluzione del fenomeno usura, diventato una vera e propria emergenza. Un reato che oltre ad aggredire il patrimonio della vittima, aggredisce anche la dignità del soggetto.” Da recenti statistiche, è emerso che il reato di usura ha fatto il passo di qualità, “si è passati dai retrobottega di commercianti ricchi alla criminalità organizzata” ha detto la dott.ssa Pugliese. Dietro ogni fenomeno usuraio oggi c’è la criminalità organizzata che in questo modo, ha detto il sostituto procuratore antimafia, “riesce più facilmente a rimettere in circolo le grandi disponibilità di denaro proveniente da attività illecite e ad insinuarsi nel commercio legale. E’ un reato che non richiede grandi mezzi e un grande dispendio di energie – ha continuato il pm della Dda – addirittura sono le donne dei clan a portare avanti l’attività criminale”, un’attività che negli ultimi tempi, nonostante l’aumento delle denunce sia per usura che per estorsione, sta aumentando specialmente nel sud Italia. L’intervento del sostituto procuratore della Dda si è concluso con l’invito alla denuncia per le vittime di questi reati, evidenziando che il silenzio è la migliore protezione per la criminalità.
Dopo l’intervento della dott.ssa Pugliese, ha preso la parola il presidente regionale della Cofidi, Vito Santamaria, che ha spiegato l’importanza del protocollo d’intesa firmato con l’Associazione Antiracket Antimafia di Molfetta. “Come Cofidi Puglia, abbiamo raccolto il grido d’aiuto delle imprese. In 15 anni abbiamo aiutato oltre 300 imprese, grazie anche ai fondi regionali antiusura”. Ma uno dei problemi seri per le imprese resta il sistema bancario italiano, che non rispetta i tempi di erogazione dei fondi. Altro nodo a sciogliere sono i tagli del Governo, registrati quest’anno, al Fondo nazionale antiusura. “Quest’anno – conclude Santamaria – dal Governo non è stato garantito un centesimo per le vittime di questi reati”.
Hanno concluso l’incontro i responsabili dell’ufficio legale dell’Associazione Antiracket Antimafia molfettese, Maurizio Altomare e Marco di Bartolomeo, con alcuni dati sull’attività dell’associazione. Dati confortanti che dimostrano come oggi si denuncia di più di ieri, ma dimostrano anche come dal 2009 al 2010 il fenomeno dell’usura è aumentato del 117,6% in soli 12 mesi, e nel 2011 si stima possa continuare a crescere. Questo per il sovraindebitamento delle famiglie nel Mezzogiorno che nel 2010 è cresciuto rispetto all’anno precedente di ben 156,2%, con 681.000 famiglie a rischio d’usura e 716.000 piccole imprese che rischiano di finire nella morsa degli usurai.
Apprezzamento per la collaborazione dei Comuni di Molfetta e di Altamura, è stata espressa a conclusione dell’incontro pubblico da Maurizio Altomare. “Di solito la politica – ha detto Altomare – cerca sempre di nascondere questi fenomeni, per questo ci fa piacere la collaborazione instaurata con i comuni di Molfetta e di Altamura”.
L’usura e il racket restano dunque un problema dilagante, ma soprattutto complesso. Un fenomeno che si nasconde dietro la paura ma anche dietro ragioni culturali che portano la vittima a non denunciare il suo aguzzino, nonostante la vicinanza delle istituzioni e l’azione repressiva delle forze dell’ordine. Pertanto la comunicazione con una opportuna campagna pubblicitaria di sensibilizzazione, come quella promossa dall’Associazione Antiracket, resta l’unico antidoto a questo male che da sempre, seppur con modalità e sistemi differenti, ha colpito in particolare le imprese e le famiglie del sud Italia.
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