MOLFETTA - «Proseguire con determinazione lo sviluppo industriale di questa città», parole con cui il sindaco Antonio Azzollini ha introdotto l’incontro «Zona artigianale, assegnazione dei lotti, aree PAI e opere di mitigazione», secondo della manifestazione pubblica «Informare per governare», in cui si è disquisita una delle problematiche più attuali di Molfetta: il PIP3 (Piano di Insediamenti Produttivi), approvato nel 2008 del Comune, il PAI (Piano di dell’Assetto Idrogeologico), redatto dall’Autorità di Bacino dopo la delibera del 20/04/2009 con cui si bloccava il PIP, l’opera di mitigazione per annullare il PAI.
«Lo scopo, per il quale noi non ci tiriamo indietro, è l’insediamento delle aziende nella zona industriale per favorire l’incremento dell’occupazione e degli investimenti», come ha sottolineato il sindaco Azzollini. Allo stesso tempo, si rischia di precarizzare il territorio molfettese, già fragile per la presenza di numerosi punti critici dovuti alle urbanizzazioni indiscriminate degli anni precedenti.
Al centro della discussione, il progetto anti-esondazione (il finanziamento di 1,4 milioni di euro sarà defalcato dal bilancio comunale 2009): un canale di versificatore previsto a monte della nuova zona industriale, dove, come ha spiegato l’ing. Eligio Romanazzi, «sarà bloccata Lama Scorbeto e l’acqua, sfruttando un piccolo tratto di Lama Pulo, sarà deviata verso la dolina Gurgo, dove gli inghiottitoi potranno assorbire l’acqua con facilità in 6-7 ore».
Una specie di rattoppo al piano regolatore degli anni ’90, in analogia con le opere che negli anni ’20 si sono realizzate a Bari, con cui si devia l’acqua su altri percorsi verso il mare. Qualcuno ricorderà che nel 2005, a seguito dei temporali di ottobre, sovrappassi stradali, collocati sulle lame baresi, furono devastati: cinque morti a causa della sottovalutazione della funzione delle lame nel far defluire le acque dalle Murge. Intelligenti pauca.
L’opera di mitigazione, tuttavia, è in via di definizione, e non già definita e approvata come l’amministrazione aveva palesemente dichiarato nella conferenza stampa di gennaio: l’ing. Romanazzi sottolinea che «il risultato non è scontato», anche se l’AdB ha accettato in modo del tutto ufficioso il progetto. Occorreranno altri due mesi per le indagini geologiche e le necessarie rilevazioni, dovrà seguire l’approvazione dell’Autorità di Bacino (che potrebbe anche rigettare il progetto) e un nuovo confronto con le associazioni del territorio per le successive modifiche da apportare: infine la gara d’appalto e la realizzazione del canalone che durerà qualche mese.
Una «continua interlocuzione per garantire condizioni di assoluta sicurezza», che per necessità dovrà occupare un lungo periodo: anche se il sindaco Antonio Azzollini, nel suo intervento introduttivo, ha palesato l’obbligo di «accelerare le procedure e i tempi, prescindendo da ogni ostacolo».
Puntualizza l’ing. Romanazzi che «non si devono ignorare i vincoli dell’AdB e la morfologia del terreno», perché l’impazienza e la rapidità possono indurre a errori grossolani che potrebbero avere conseguenze a lungo termine.
Nonostante l’opera di mitigazione sia ancora in fase preliminare, il bando per l’assegnazione dei 104 lotti della nuova zona PIP ha riscosso numerose adesioni da circa 100 aziende: «ancora pochi giorni e l’istruttoria sarà conclusa», secondo Michele Palmiotti, assessore alle Attività Produttive.
Non si rischia un pastrocchio, se il 26 maggio il Tribunale delle Acque Pubbliche, che chiuderà il ricorso contro l’AdB, dovesse rigettare in modo definitivo l’istanza comunale?
Ha spiegato l’ing. Rocco Altomare che il 70% dei lotti assegnati non è allocato sulla lama, dunque, né il PAI né la sentenza del Tribunale inficiano la lottizzazione e la successiva costruzione degli opifici. Infatti, «l’opera di mitigazione è necessaria per il 30% dei lotti che sono sulle lame».
Non sarebbe stato opportuno, anzi necessario, mettere in sicurezza tutta la zona industriale già edificata, soggetta a continui allagamenti durante le precipitazioni, e soprattutto l’abitato di Lama Martina? Il canale investe anche «tutto ciò che è edificato nei comparti 24, 25, 21, fino alla Madonna dei Martiri», mentre per tutte le altre lame di Molfetta «sono previste opere di mitigazione già dal maggio 2009 in una relazione dell’ing. Romanazzi consultabile da tutti al Comune di Molfetta» (Rocco Altomare, ndr).
Anche in questo incontro, com’era già accaduto il 18/07/2009, non è mancata l’ironia, questa volta racchiusa nella battuta dell’assessore Palmiotti: «mi tocca trovare le pantofole nell’acqua perché sembra che Molfetta sia divenuta una piccola Venezia».
Quindici su questo problema da anni lancia l’allarme e i tecnici (non di parte) hanno avvalorato questa nostra preoccupazione.
Per un’opera di così grande portata occorre serietà, piuttosto che sarcasmo pressappochista di un assessore che prudentemente dovrebbe tacere: non si scherza con il fuoco, né tantomeno con l’acqua. Occorre collaborazione non conflittualità tra i vari enti, che, si auspica, possa realizzarsi ed essere sempre produttiva.
Sono da evitare, come spesse volte si è fatto nei mesi passati, annunci eclatanti ad uso e consumo del cittadino, solo per fini elettorali e per raccattare facili consensi che poi pagano i cittadini sulla propria pelle e con i propri soldi.
© Riproduzione riservata