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Molfetta, nuova moda a Corso Umberto: parcheggi dove ti pare
19 marzo 2011

MOLFETTA – C’è una nuova moda fra gli automobilisti indisciplinati a Corso Umberto, quella di parcheggiare dove gli pare. A segnalarlo a Quindici è un lettore che ci ha inviato le foto chiedendosi: dove sono i vigili?

In realtà si parcheggia sugli spazi dei marciapiedi per la discesa dei disabili, ma soprattutto nella zona pedonale, divenuta anche area di transito per i privilegiati, oppure corsia veloce per svoltare alla strada successiva, senza girare intorno all’isolato.
Basta fare una passeggiata per vedere tante auto parcheggiate a fianco degli orribili cartelloni pubblicitari, che riflettono il look del cosiddetto “marketing territoriale”, oppure al centro strada, magari per permettere al proprietario di andare a prendere un caffè al bar.
Di chi sono queste vetture? Di qualche privilegiato? Di qualche assessore o consigliere comunale della giunta Azzollini? Di qualche incivile o arrogante che andrebbe sanzionato?
Che ne pensano i cittadini?
Noi pensiamo che servirebbe una presenza maggiore dei vigili in centro, ma sono pochi, giustamente. Allora perché non affidare agli ausiliari del traffico compiti più importanti di quello attuale di piombare sulla prima auto senza grattino per applicare la sanzione (magari senza aver notato che all’interno della vettura il grattino esiste e sanzionarlo ugualmente, come è accaduto)?
 Potrebbero, ad esempio, segnalare ai vigili queste situazioni per far “accorrere” il primo motociclista libero a sanzionarle.
Oppure nella politica del lasciare fare di quest’amministrazione rientra anche la tolleranza totale per quello che avviene a Corso Umberto?
Sentiamo i lettori di “Quindici”.
© Riproduzione riservata
 
Autore: Q
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Anche per dire.....comunisti! Molfetta è una città, ingarbugliata, ingarbata: direte, che ciazzecca? Ciazzecca eccome, invece,azzecca e garbuglia....- In verità, da povero figliuolo, - rispose Renzo, - io non ho mai portato ciuffo in vita mia. - Non facciam niente, - rispose il dottore, scotendo il capo, con un sorriso, tra malizioso e impaziente. - Se non avete fede in me, non facciam niente. Chi dice le bugie al dottore, vedete figliuolo, è uno sciocco che dirà la verità al giudice. All'avvocato bisogna raccontar le cose chiare: a noi tocca poi a imbrogliarle. Se volete ch'io v'aiuti, bisogna dirmi tutto, dall'a fino alla zeta, col cuore in mano, come al confessore. Dovete nominarmi la persona da cui avete avuto il mandato: sarà naturalmente persona di riguardo; e, in questo caso, io anderò da lui, a fare un atto di dovere. Non gli dirò, vedete, ch'io sappia da voi, che v'ha mandato lui: fidatevi. Gli dirò che vengo ad implorar la sua protezione, per un povero giovine calunniato. E con lui prenderò i concerti opportuni, per finir l'affare lodevolmente. Capite bene che, salvando sé, salverà anche voi. Se poi la scappata fosse tutta vostra, via, non mi ritiro: ho cavato altri da peggio imbrogli... Purché non abbiate offeso persona di riguardo, intendiamoci, m'impegno a togliervi d'impiccio: con un po' di spesa, intendiamoci. Dovete dirmi chi sia l'offeso, come si dice: e, secondo la condizione, la qualità e l'umore dell'amico, si vedrà se convenga più di tenerlo a segno con le protezioni, o trovar qualche modo d'attaccarlo noi in criminale, e mettergli una pulce nell'orecchio...... Ecco che il signor curato comincia a cavar fuori certe scuse... basta, per non tediarla, io l'ho fatto parlar chiaro, com'era giusto; e lui m'ha confessato che gli era stato proibito, pena la vita, di far questo matrimonio. Quel prepotente di don Rodrigo... - Eh via! - Andate, andate; non sapete quel che vi dite: io non m'impiccio con ragazzi; non voglio sentir discorsi del genere....
Forse la "moda" non è tanto nuova: ci è sempre stata, adesso forse è più sfacciata, per naturale evoluzione negativa. Esiste, anche grazie alla strafottenza di noi molfettesi che diventiamo sempre più maleducati, egoisti ed audaci a causa della mancanza dei fondamentali di rispetto ed educazione verso le esigenze legittime ddel prossimo. Un altro fattore che alimenta questa strafottenza è la TOTALE mancanza di controllo del territorio: i VIGILI vanno in giro, in due o tre, IN AUTO. Si dirà: ..."ma il territorio da controllare è vastissimo". E' vero, gli agenti (quei pochi , in relazione al terrirorio, che ci sono, non possiedono il dono dell'ubiquità. Allora la domanda che possiamo rivolgere all'Amministrazione che si riempie la bocca quando parla di Molfetta, come la "Principessa del sud" (a proposito, lo è ancora?), quando si è deciso di "ampliare" il territorio, perché non si è pensato anche all'aggravio conseguente dei servizi occorrenti? (includendo nel termine "servizi", tutte quelle attività - che è inutile elencare qui - che sono a supporto non tanto di una ...principessa - non saprei neanche dire che cosa serve per un'altezza reale - ma di una cittadina ipertrofica, come è diventata la nostra. Ma si sa: c'è il porto che è prioritario, tanto più che ancora non è chiaro l'impatto che avrà sulla ...principessa! ...Quindi, lasciamo correre per il momento; domani? Vedremo. Visione aperta e strategica di un'Amministrazione. Ah, dimenticavo: è incombente l'ampliamento della zona industriale che, certo non farà bene alla situazione globale! Ma va bene così. Ricordo sempre Azzollini che, durante un comizio per la candidatura di Minervini (T.), lanciava questo slogan: ogni sabato che torno a Molfetta (da Roma), voglio vedere una nuova gru montata!!! (e basta). Probabilmente questo slogan implicava che a latere della gru e del fabbricato, progredisse anche l'attività collaterale necessaria. Solo che sicuramente, questo aspetto non è stato più considerato ammesso che lo sia mai stato, ovvero è stato ..."spazzato sotto il tappeto" (mi piace questa immagine), come tanto altre cose.

Invidiosi tutti, per non dire.....comunisti!!!! Molfetta è una città, come direbbe un qualche acclamato pittore e conoscitore d'arte, una città "naif", dalla cornice inadatta e dai contorni fuori dall'ordinanza. Una città naif, termine che più o meno vuol dire primitivo, che non vuol dire antico....primitivo, selvaggio, allo stato bravo. Siamo tutti bravi, siamo tutti stati bravi. Bravi! Bravi! Una città di bravi, e "questo matrimonio non sa' da fare........" Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre dell'anno 1628, don Abbondio, curato d'una delle terre accennate di sopra: il nome di questa, nè il casato del personaggio, non si trovan nel manoscritto, nè a questo luogo nè altrove. Diceva tranquillamente il suo ufizio, e talvolta,?tra un salmo e l'altro, chiudeva il breviario, tenendovi dentro, per segno, l'indice della mano destra, e, messa poi questa nell'altra dietro la schiena, proseguiva il suo cammino, guardando a terra, e buttando con un piede verso il muro i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero: poi alzava il viso, e, girati oziosamente gli occhi all'intorno, li fissava alla parte d'un monte, dove la luce del sole già scomparso, scappando per i fessi del monte opposto, si dipingeva qua e là sui massi sporgenti, come a larghe e inuguali pezze di porpora. Aperto poi di nuovo il breviario, e recitato un altro squarcio, giunse a una voltata della stradetta, dov'era solito d'alzar sempre gli occhi dal libro, e di guardarsi dinanzi: e così fece anche quel giorno. Dopo la voltata, la strada correva diritta, forse un sessanta passi, e poi si divideva in due viottole, a foggia d'un ipsilon: quella a destra saliva verso il monte, e menava alla cura: l'altra scendeva nella valle fino a un torrente; e da questa parte il muro non arrivava che all'anche del passeggiero..............




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