Molfetta, nuova galleria con mostra dell'artista di fama internazionale Michele Zaza
MOLFETTA - Nuova galleria a Molfetta "54 arte" contemporanea ospita, come cita un comunicato, una importante mostra personale di Michele Zaza dal titolo Confine cosmico, che comprende una serie di collages inediti e una installazione con immagini fotografiche e sculture in legno realizzata appositamente per gli spazi espositivi.
Attraverso l’utilizzo di vari media, Zaza si concentra sul corpo – in particolare sul volto, suo e delle persone a lui vicine – per elaborare un ideale viaggio fisico e metafisico, dove tutto si fa spazio “poetico”: il luogo, i corpi plastici, le immagini fotografiche, entrano in una trama di relazioni, rimandi, livelli di percezione e introiezione, da cui scaturisce un’immagine che si impregna di segni e significati tra il totemico e il feticistico, tra l’allusivo e il fantasticante.
All’interno della ricerca dell’artista, il corpo e il volto diventano l’interfaccia con il mondo, lo schermo su cui proiettare un'atmosfera magica e carica di simboli. Per questa ragione il corpo e soprattutto il volto si trasfigurano, tesi verso il valore di sacralità dell’immagine.
Essi “viaggiano” costituendosi in un corpo secondo, mentale, fatto di coscienza metafisica, e dialogano con forme archetipiche ideali. Spesso prevale il colore blu per indicare un’idea di trascendenza, il bianco per focalizzare un punto di energia vitale, il marrone per manifestare un legame con la terra, ed infine il nero per segnare una zona di silenzio.
Nell’universo astratto che Zaza va man mano elaborando i volti e le forme disegnate o dipinte su cartone sono assimilabili a vere e proprie icone, figure sospese nel tempo e nello spazio, autentiche proiezioni di una spiritualità.Il cosmo di Zaza si nutre sempre di forme plastiche, spesso in legno, all’interno di una libera creatività che tutto reinventa.
È nella rappresentazione di un nuovo antro misterioso del vivente che si trova la possibilità di un universo immaginario, fatto di volti dorati, a volte con parti dipinte di azzurro, a volte celati dietro “maestosi” cuscini, che appaiono e scompaiono nell’oscurità segreta dello spazio, volti animati dall’intrecciarsi di mani dipinte, sicuri di voler abitare una propria dimora cosmologica materiale e psichica. Un cosmo dove si sedimentano il colore del cielo, le forme alate e i gesti del corpo.
Un percorso onirico sviluppato nelle sembianze di un habitat umano capace di rigenerare l’invisibile quanto il potenziale visibile. “Una rappresentazione che mette insieme terra, cielo, uomo, coscienza.
Una sorta di paradiso perduto dell’infanzia e della bellezza che permette una favola antropologica ritrovata, dove l’essere va oltre se stesso” (Michele Zaza).