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Molfetta, manifestazione di studenti e associazioni contro le violenze dei giorni scorsi. Corteo pacifico, nessuno scontro, ma regna la confusione
14 dicembre 2013

MOLFETTA - Loro sono quelli che non ci stanno, che non hanno preso parte alle proteste dei giorni scorsi e che vogliono lasciarsi alle spalle il più in fretta possibile, la settimana appena trascorsa, segnata da proteste e tensioni. Sono i ragazzi dei Licei Classico e Scientifico, delle associazioni studentesche e di varie associazioni cittadine. Con loro anche gli studenti del Linguistico, Pedagogico, Professionale e Industriale, quelli che a differenza dei loro compagni, si sono dissociati dalle altre  proteste per unirsi a questa. Un corteo composto, pacifico, molto colorato. 400 studenti in tutto, partiti dalla stazione e riunitisi davanti al Liceo Classico dove poi hanno dato vita a un'assemblea pubblica, aperta anche a commercianti e cittadini. Il messaggio è subito chiaro: no alle violenze dei giorni scorsi, no alle strumentalizzazioni, no ai messaggi politici velati e ambigui vicini all'estrema destra neofascista. Ma chiaro è apparso anche il vero regista della manifestazione, lo stesso di quelle  dei giorni scorsi: la Confusione. Il corteo è appena partito e va subito in fibrillazione: sono spuntate delle bandiere rosse e nere, quelle dell'antifascismo. Due studenti vengono circondati (pacificamente) dagli altri.

Arrivano anche Federico Ancona membro dell'Assemblea Antifascista e Betta Mongelli, che come tutti gli altri membri dell'Amministrazione presenti, è qui a titolo personale. E' furibonda: “nell'assemblea tenutasi ieri abbiamo deciso di tenere fuori qualsiasi simbolo politico. Qui nessuna bandiera. Lo abbiamo deciso ieri tutti insieme”.

Chi tiene la bandiera non molla: “questo è il simbolo dell'antifascismo, che problema c'è a tenerla esposta? Noi dobbiamo essere tutti antifascisti. Non è un simbolo divisivo, anzi!”.

Si alza la voce, il teatrino va avanti per un po'. Altri studenti chiedono di non insistere e di non rompere il corteo: le bandiere restano ma ammainate. Si va avanti ma molti non capiscono perché in un corteo che si definisce antifascista si sia deciso di non esporre simboli che richiamino all'antifascismo.
Si parte. In prima fila c'è la bandiera della pace, alcuni striscioni contro la violenza e la mancanza di dialogo e un gruppo di ragazzi che si esibisce con qualche birillo in virtuosismi da giocolieri. Il corteo vorrebbe condannare gli atteggiamenti dei giorni scorsi e rilanciare richieste e rivendicazioni. Ma sul secondo punto ci si perde un po' (un bel po'). Parte qualche coro a favore della scuola pubblica, del tipo: “un futuro tutto da reinventare, nessuna sicurezza su cui contare”, e poco altro.
Corrado Innominato rappresentante d'istituto dell'Itis Industriale spiega le ragioni degli studenti come lui: “nella nostra scuola siamo una minoranza. Gli altri hanno partecipato alle manifestazioni violente dei giorni scorsi malgrado il fatto che giovedì, durante un'assemblea di cittadini attivi di tutte le scuole, avessimo deciso di non aderirvi. E' stata una scelta politica presa da ragazzi biscegliesi di estrema destra, vicini a Forza Nuova che ha convinto tanti altri che si sono fatti trascinare solo per saltare lezione. Oggi ad esempio nella nostra scuola, hanno scioperato in pochi perché c'era un' assemblea e solo due ore di lezione.”

A pochi passi c'è il Presidente del Consiglio Comunale Nicola Piergiovanni: sono qui a titolo personale. Ho seguito con grande attenzione tutti i cortei di questi giorni dei nostri ragazzi. Non voglio nella maniera più assoluta che possano essere strumentalizzati”.

A garantire l'ordine c'è la polizia municipale coordinata dall'Assessore alla Sicurezza Bepi Maralfa: Stiamo seguendo le direttive del prefetto dott. Tafaro e dal questore dott. Pinzello che in questi giorni in sede del Comitato Ordine e Sicurezza hanno tracciato la linea di demarcazione tra manifestazioni legittime e non. Questa non è patrocinata dall'Amministrazione che è qui presente solo per verificare che non ci siano infiltrazioni e pericoli di natura pubblica. Detto ciò, indubbiamente, sono legittime le dissociazioni dalle violenze dei giorni scorsi”.

Davanti al Liceo Classico un altro intoppo: molti studenti del Leonardo Da Vinci hanno deciso di non scioperare.

Abbiamo pensato di restare dentro a preparare striscioni e cartelli e non scioperare immediatamente ma attendere dentro che il corteo si fermasse qui, per unirsi in un secondo momento ai manifestanti. Magari solo per una manifestazione nel cortile della scuola”.

Ma ciò è impossibile. Spiega la Preside Margherita Bufi: “siamo stati vicino alle esigenze degli studenti. Ieri abbiamo concesso un'assemblea straordinaria per dare la possibilità a tutti di discutere. Oggi tre ore per attività finalizzate alla preparazione di messaggi di pace e non violenza. E questo è importante: da qui si capisce cosa pensano veramente gli studenti del Classico. I ragazzi poi si sono organizzati tra di loro: sono entrati perché credevano di uscire un volta giunto qui il corteo. Ma i minorenni non possono uscire e nel nostro cortile dopo quello che è successo i giorni scorsi è meglio evitare manifestazioni”.

Segue una lunga fase di stallo. I ragazzi restano davanti ai cancelli e chiedono che tutti gli studenti vengano fatti uscire. Si discute a lungo. Bepi Maralfa invita alla calma, parla con tutti, consiglia vie di uscita. Alla fine i maggiorenni vengono fatti uscire, inizia l'assemblea.

I forconi ci sono, infiltrati tra la folla di studenti. Sono almeno una decina e lanciano qualche provocazione che però cade nel vuoto, non colta dai manifestanti pacifici. A controllare ci sono anche agenti in borghese.

L'assemblea disorganizzatissima, non regala contenuti memorabili. Non c'è nemmeno un volantino con i punti cardine della manifestazione. I discorsi sono piuttosto sfilacciati e indefiniti.

Apre una studentessa bionda: “siamo convinti che l'informazione sia la prima forma di protesta: difendiamo il diritto di pensare! Abbiamo seguito sin dall'inizio una linea precisa e comune. Noi pensiamo che informarsi, attraverso strumenti come l'assemblea straordinaria indetta ieri dalla nostra rappresentante e le altre comuni con i rappresentanti delle altre scuole, sia il primo passo per costruirsi un nuovo futuro. La strumentalizzazione a cui siamo sottoposti si combatte solo senza violenza e impulsività”.

Un altro aggiunge: “è intollerabile che qualcuno in questi giorni ha sostenuto che noi siamo figli di papà e raccomandati. E' falso. Anche noi condividiamo ansie e preoccupazioni per il futuro, anche noi siamo figli di semplici lavoratori. Ma la violenza non è mai una soluzione”.

Seguono appelli alla pace, alla non violenza, alla cultura. Poco si dice sulla scuola e il suo futuro, su cosa i ragazzi possono fare concretamente per cambiarla. Su cosa serve e cosa no.

Arriva mezzogiorno. I ragazzi iniziano ad andare via. Un altro giorno di proteste è alle spalle.

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Autore: Onofrio Bellifemine
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Per quanto grandi e repentini siano gli avvenimenti che si stanno svolgendo sotto i nostri occhi, possiamo a buon diritto affermare di non essere stati per nulla sorpresi da essi: “ l'avvento prossimo, irresistibile, universale della democrazia nel mondo”. Così scriveva nel 1848 Alexis de Tocqueville, non celebrando la caduta del Muro di Berlino, nemmeno della dittatura comunista. Cosa vuol dire tutto questo? Che non sono gli uomini a imporre l'uguaglianza ma essa stessa si impone proprio nella misura in cui “si sottrae” al potere di questi ultimi? Egli sostiene che combattere contro la libertà sarebbe come combattere contro Dio. Questo motivo fondamentale della libertà politica viene disconosciuto proprio dove la libertà appare una conquista acquisita, e, al contrario, dispiega tutta la propria immensa forza sovversiva dove viene negata. E' stato proprio Tocqueville a preannunciare con grande acutezza il dispotismo dell'epoca democratica, la nostra epoca: “Immaginiamo sotto quali aspetti il dispotismo potrebbe prodursi nel mondo: vedo una folla innumerevole di uomini simili ed uguali che non fanno che ruotare su se stessi, per procurarsi piccoli e volgari piaceri con cui saziano il loro animo. Ciascuno di questi uomini vive per conto suo ed è come estraneo al destino di tutti gli altri: i figli e gli amici costituiscono per lui tutta la razza umana; quanto al resto dei cittadini, egli vive al loro fianco ma non li vede; li tocca ma non li sente; non esiste che in se stesso e per se stesso….Al di sopra di costoro si leva un potere immenso e tutelare, che si incarica da solo di assicurare loro il godimento dei beni e di vegliare sulla loro sorte. E' assoluto, minuzioso, sistematico, previdente e mite. Assomiglierebbe all'autorità paterna se, come questa, avesse lo scopo di preparare l'uomo all'età virile, mentre non cerca che di arrestarlo irrevocabilmente all'infanzia; è contento che i cittadini si svaghino, purchè non pensino che a svagarsi. Provvede alla loro sicurezza, garantisce i loro bisogni, facilita i loro piaceri………..e così giorno per giorno esso rende sempre meno utile e sempre più raro l'impiego del libero arbitrio, restringe in uno spazio sempre più angusto l'azione della volontà e toglie poco alla volta a ogni cittadino addirittura la disponibilità di se stesso…….Ho sempre creduto che questa specie di servitù bemn ordinata, facile e tranquilla potrebbe combinarsi con qualche forma esteriore di libertà, e che non le sarebbe impossibile stabilirsi all'ombra stessa della sovranità popolare. Ciascuno sopporta di essere tenuto al laccio, perché vede che non è un uomo o una classe a tenere in mano il capo, ma il popolo stesso”. Queste affermazioni non sembrano descrivere la realtà dei nostri giorni? Poteri forti, berlusconismo, consumismo?
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