MOLFETTA – Dopo la lettera di precisazioni dell’avv. Maria Rosaria Larizza per conto dell’ing. Lucia de Gennaro, alla lettera inviata a “Quindici” dal lettore Luigi Tedesco, sui lavori nella parte retrostante il Duomo di Molfetta, è lo stesso Luigi Tedesco a fare alcune precisazioni, che volentieri pubblichiamo:
«Gentile redazione di “Quindici”,
vi scrivo non per replicare alla lettera dell’avv. Maria Rosaria Larizza, che ringrazio per i toni pacati con cui discute della cosa, ma per fare alcune riflessioni a riguardo.
Dalla lettera “contestata” si evince in modo inequivocabile, che trattasi di opere urbanistiche differenti e quindi non ho “sparato nel mucchio”.
Infatti uso l’aggettivo “ulteriore” in riferimento alla ricostruzione finale in tufo.
Si dice che il muro in tufo preesisteva, il problema è capire fin dove risaliamo nel tempo, nel senso che io stesso posseggo foto, ma non solo io, in cui il muro nella parte finale ovviamente non era in tufo. E nell’ipotesi che questa situazione fosse ampiamente preesistente nel tempo (cosa che non è) non si ripara ad una bruttura persistendo nella bruttura! Invito davvero i lettori a farsi una camminata nella zona retrostante il duomo e ammirare i conci in tufo alla fine di quel palazzo. Non entro nel merito tecnico della questione, ma in quello estetico. Non aggiungo altro se non di guardare, semplicemente, il risultato finale. Né più ne meno. Ognuno poi può farsi una propria opinione a riguardo.
Per mestiere e per mia storia personale, non sparo mai nel mucchio. Chi mi conosce lo sa bene. E’ chiaro che chi vuole leggere così può farlo, ma io avevo solo inanellato una serie di situazioni attorno al nostro Duomo, che risultavano quanto meno “curiose”, in questo senso si ho accomunato le tre opere. Ma altresì è chiarissimo dalla lettera che la mia era un grido d’amore verso la nostra città.
Le notizie (ma non erano notizie) non erano inesatte, in quanto le foto non possono essere esatte o inesatte, sono quelle e basta.
Potrei continuare, avevo preparato una lunghissima lettera di risposta, ma poi l’ho tagliata, perché credo che la cosa debba finire qui, ma prima di chiudere, vorrei che si osservasse una cosa quantomeno surreale: un tecnico (l’ingegnere) affida ad un non tecnico (l’avvocato) una discussione tecnica.
Cordiali saluti».
Luigi Tedesco