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Molfetta, la scrittrice Gianna Sallustio domani all'Università Popolare
13 febbraio 2012

MOLFETTA – Domani, martedì, alle ore 19, su iniziativa dell’Upm (Università popolare molfettese) la scrittrice prof.ssa Gianna Sallustio (foto), collaboratrice di “Quindici” parlerà sul tema: “Dal Bosforo al Corno d’Oro tra Oriente e Occidente”.

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Preservare la varietà culturale. Secondo i newyorchesi si può viaggiare in tutto il mondo senza mai lasciare New York. Questa città è stata, e continua a essere, il ponte d'accesso negli Stati Uniti per successive ondate di emigranti e profughi, che si riteneva sarebbero, alla fine, riemersi dal crogiuolo Usa con impressa un'unica impronta, tipicamente americana. Se esaminiamo però la geografia etnica di New York vediamo che le cose sono andate in modo ben diverso, perché si è venuto a formare un tessuto urbano a scacchi con quartieri “etnici” in cui la varietà culturale si è dimostrato assai resistente allo stile di vita americano. Così, analogamente, cominciamo a comprendere che esistono dei limiti alla portata che può avere l'influsso di un crogiuolo globale. E, proprio mentre ci avviamo verso obiettivi globali comuni, vediamo che è opportuno che ognuno di noi mantenga le proprie distinte basi culturali. L'accelerazione che si è avuta nel campo degli scambi culturali, attraverso i mass media e il turismo, ha portato a una entusiasmante fertilizzazione incrociata che però, dal punto di vista sociale, si è dimostrata anche non esente da pericoli. Molte nazioni sono così arrivate a temere l'impatto di altre civiltà e in particolar modo la “civiltà della Coca –Cola” degli Stati Uniti. Per alcuni paesi, e in particolare per quelli in cui stanno germogliando ora le città moderne, lo shock culturale si sta dimostrando un fenomeno dagli effetti devastanti. Per questo, accanto a un'ondata di modernizzazione omogeneizzante, sta sorgendo nuova e acuta la coscienza dell'importanza di identità differenziate. In tutto il mondo, molte minoranza hanno cominciato a prendere coscienza del proprio valore, e a esigere un riconoscimento egualitario. Gli indiani d'America valorizzano il “Potere Rosso” ed esigono la restituzione delle terre tribali. Gli indiani del Canada sono riusciti a riportare notevoli successi nelle loro lotte per una adeguata ricompensa per la perdita delle loro antiche terre. In Nuova Zelanda, i maori sostengono a gran voce il valore della propria cultura, in opposizione a quella dei “Pakeha” che li hanno dominati per due secoli. Ma il riconoscimento dei diritti delle minoranze deve procedere più rapidamente. Si perde ancora molto tempo in chiacchiere, quando si deve affrontare il problema dei particolari diritti delle popolazioni indigene sulle terre ancestrali, “diritti” che vengono ancora misconosciuti quando entrano in conflitto con gli interessi economici. Se perciò si vuole che queste popolazioni godano di un'autentica protezione legale, la spinta deve venire dalla società nel suo complesso, e soprattutto con interventi a livello governativo. I brasiliani devono decidersi a proteggere gli americani, i nuovi zelandesi a proteggere i maori e gli indiani a proteggere gli “adivasis”, gli originali abitanti dell'India.
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