MOLFETTA - Bagarre, caos e paura lunedì mattina al Comune di Molfetta, e la scena si è ripetuta anche ieri pomeriggio con gli uffici dei servizi sociali messi a soqquadro e i dipendenti scortati fuori dai carabinieri, a causa dell’assalto di alcune famiglie disagiate negli uffici dei servizi sociali,
come “Quindici” ha già anticipato. Queste persone disperate (nelle foto di "Quindici") a causa della mancanza da oltre 5 mesi dei sussidi elargiti dal Comune, hanno distrutto suppellettili e minacciato gli impiegati impauriti da questa inaudita violenza.
Tanto che ieri pomeriggio il commissario prefettizio dott.
Giacomo Barbato ha convocato tutti i candidati sindaco, ma sui contenuti del colloquio c'è riservatezza.
Proprio martedì mattina era partita l'erogazione delle mensilità arretrate. I problemi legati al ritardo dell’erogazione dei bonus sono dovuti a tre problemi di fondo: l'assenza di una regolamentazione, l'aumento di oltre 200 domande di possibili aventi diritto e la mancata approvazione del bilancio preventivo che costringe la città a una spesa in esercizio provvisorio.
La gestione commissariale nella quale Molfetta è costretta da mesi, vale sempre la pena ricordarlo, è stata la conseguenza dovuta delle dimissioni dell'ex sindaco
Antonio Azzollini per tornare sulla poltrona di senatore, dimostrando scarso interesse per la sua città.
Purtroppo negli anni della sua amministrazione l'erogazione dei bonus sociali è stata “allegra” e il commissario ha voluto vederci chiaro, predisponendo un regolamento che individua con certezza le famiglie realmente disagiate, evitando speculazioni, anche per la mancanza di fondi da parte del Comune che, con le minori entrate ormai previste dalla sospensione dell'Imu, rischierebbe poi di sforare il patto di stabilità.
E a volerci vedere chiaro, a quanto sembra, c'è anche la Guardia di Finanza che non è la prima volta in questi ultimi anni che fa visita agli uffici comunali.
Dall'erogazione, decurtata del 50% proprio a causa della mancata certezza di copertura finanziaria fino a fine anno, sono rimasti esclusi i 200 nuovi depositari delle domande, per i quali è in corso l'istruzione delle pratiche. Tra loro qualcuno sta facendo ricorso a minacce o ad atti sconsiderati che come già accaduto sono stati denunciati alle autorità competenti.
Questa in sintesi la cronaca della violenta protesta di questi giorni. Ora esaminiamo gli aspetti sociali e amministrativi del problema, anche attraverso la testimonianza di alcuni cittadini che hanno partecipato alla protesta.
Quello dei Servizi Sociali è senza dubbio un altro fronte semi-occulto della polveriera amministrativa del Comune di Molfetta, soprattutto per il servizio di erogazione dei contributi sociali a nuclei familiari e cittadini indigenti o in difficoltà economiche. Certamente in un periodo di grande difficoltà economica, il contributo straordinario comunale può alleviare le sofferenze di questi soggetti bisognosi, cercando di limitare gli effetti negativi complessivi sulle condizioni socio-economiche della cittadinanza. Ma è necessario rispettare le prescrizioni della normativa vigente. Infatti, secondo il Regolamento comunale per l’accesso alle prestazioni, gli uffici comunali devono sempre assicurare «la massima trasparenza dell'azione amministrativa nella concessione di finanziamenti e benefici economici ai soggetti destinatari», puntando «alla normalizzazione delle situazioni eccezionali affrontate e al reinserimento sociale e produttivo delle persone assistite». Ma a Molfetta non esisteva un regolamento, per evitare il mero assistenzialismo di facciata che nel tempo potrebbe assumere i connotati della “prebenda politica”, dannosa anche per lo stesso beneficiario: il Comune non può surrogarsi ad un bancomat a erogazione continua e illimitata a danno dei contribuenti, rinunciando alla concreta assistenza del cittadino veramente in difficoltà.
«Stiamo protestando per il nostro diritto al sussidio sociale. Sono 5 mesi che non percepiamo un centesimo e oggi veniamo a sapere che c’è stato pure un dimezzamento dello stesso. Non riusciamo neanche a pagare le bollette. Ci sentiamo presi in giro» ha dichiarato Giuseppina Catanzaro.
Di certo al di là dello stato di bisogno non si può restare in silenzio riguardo agli atteggiamenti dei cosiddetti ''finti poveri'' che continuano a chiedere contributi, assistenza e alloggi di case popolari pur non avendo i requisiti per farlo. È noto a tutti che un settore come quello dei servizi sociali è tempestato continuamente da continue richieste di aiuti di vario genere e i disagi, le difficoltà a mandare avanti una famiglia e tentare di vivere dignitosamente si toccano con mano. Ma ci sono anche persone che approfittano di questi aiuti, ingiustamente. Le azioni per smascherare e punire i finti poveri che automaticamente privano di assistenza e aiuti coloro che ne hanno realmente bisogno debbano essere incentivate e perseguitate, ecco perché è fondamentale l’ausilio della Guardia di Finanza, che attraverso dei riscontri incrociati, ha il dovere di scovare quei soggetti che fanno richiesta di assegnazione di un sussidio sociale pur non avevano di fatto i requisiti necessari. E sono stati proprio gli agenti della Guardia di Finanza a recarsi negli uffici comunali per requisire tutti gli atti relativi ai sussidi per valutare eventuali illeciti da trasmettere alla magistratura.
Lunedì mattina anche Paola Natalicchio, candidato sindaco di centrosinistra, è arrivata al Comune e, dopo aver parlato con i cittadini ed essersi fatta spiegare le loro ragioni, ha scritto una lettera e incontrato il Commissario Prefettizio.
Le prestazioni sociali agevolate, cioè i sussidi economici e i servizi sociali assistenziali erogati per aiutare le persone e le famiglie in difficoltà, sono assegnate in base a criteri definiti dal cosiddetto “riccometro”. I Comuni e gli altri attori dell'assistenza in Italia, generalmente, erogano dei sussidi con l'obiettivo di eliminare le condizioni di disparità tra i cittadini. Per stabilire la priorità nell'assegnazione delle prestazioni sociali agevolate, si parte dalla valutazione di due elementi complementari: la situazione economica dei richiedenti e il contesto sociale. Per contesto sociale s'intende la composizione del nucleo famigliare, la situazione abitativa, eventuali complicazioni legate ai soggetti beneficiati che potrebbero ad esempio essere portatori di handicap, minori, anziani, ex-tossicodipendenti, etc. La situazione economica, che non può prescindere dal contesto sociale, è comunque più semplice da definire e ci si affida infatti a strumenti rodati come il riccometro,conosciuto anche con l'acronimo Isee: Indicatore della situazione economica equivalente.
Attraverso il riccometro, le famiglie o le persone che devono avere la precedenza nelle graduatorie sono selezionate valutando la loro condizione generale, economica e sociale. Sono considerati i redditi percepiti, l’intera situazione patrimoniale nonché la condizione di solitudine o di aiuto e di supporto da parte dei familiari. Per valutare questi parametri, il riccometro utilizza due indicatori: l’Ise, l’indicatore della situazione economica, e l’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente.
Le stesse Forze dell’Ordine e le varie Procure della Repubblica hanno avviato delle indagini nel 2012 in tutta Italia proprio sull’erogazione di questi contributi, attraverso controlli incrociati su redditi, atti amministrativi, dati catastali e tributari. In molti Comuni italiani, la Guardia di Finanza ha accertato autocertificazioni fasulle: qualcuno risultava nullatenente pur abitando in una villa faraonica e guidando una jeep nuova di pacca. Una vera e propria truffa. Anche a Molfetta è tempo di vederci chiaro.
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