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Molfetta, la Guardia di Finanza sequestra l'area ex fonderia Palbertig, denunciate 5 persone
I proprietari dell'area, della fabbrica chiusa e dell'azienda di Barletta incaricati di raccogliere i rifiuti, dovranno rispondere si gestione di discarica abusiva e violazione delle leggi sulla sicurezza del lavoro
14 febbraio 2007
MOLFETTA -
Grossa operazione della Guardia di Finanza di Molfetta al comando del ten. Giuseppe Mattiello: i militari del comando provinciale di Bari con la collaborazione degli specialisti del Roan (reparto aeronavale della Finanza che hanno fotografato e filmato dall'elicottero l'intera area) hanno sequestrato l'ex fonderia Palbertig di Molfetta che copre un'area di 25mila mq, in via Caduti sul lavoro, all'angolo con la strada che porta al cimitero (nella foto aerea). Nel quadro dell'ordinario controllo economico del territorio, attuato attraverso l'impiego delle pattuglie in servizio di pubblica utilità “117”, la Guardia di Finanza ha eseguito diversi interventi a contrasto del sommerso da lavoro (lavoro "nero"). In particolare è stato effettuato un controllo presso una ditta, operante nel settore “bonifica del territorio”, all'esito del quale sono state individuate due persone risultate impiegate in “nero”, in quanto non iscritte nel Libro paga e matricola né, tantomeno, dichiarate agli Istituti di Previdenza ed Infortunistica sul lavoro. Inoltre, gli stessi lavoratori non avevano sostenuto alcun corso obbligatorio di cui al D.P.R. 08.08.94 per la rimozione dell'amianto. Viste le condizioni dell'ambiente cui lavoravano la Finanza ha effettuato un sopralluogo all'opificio industriale dismesso di proprietà della ditta con sede in Molfetta, via Caduti sul Lavoro.
Nel corso della predetta attività sono stati ritrovati (come si vede dalle foto della Galleria fotografica e dal filmato aereo), depositati su tutta l'area, rifiuti speciali ferrosi e pericolosi per la salute pubblica costituiti da materiale di risulta, bombole di gas, pezzi di motori imbrattati di olio accatastati al suolo, fusti di olio minerale, big-bag contenenti ceneri e sabbie di fusione, materiale bitumoso, imballaggi etichettati con simbolo di pericolosità posti direttamente sul terreno con il conseguente grave inquinamento del suolo e del sottosuolo. I finanzieri, pertanto, hanno sequestrato l'intera area adibita a discarica abusiva, procedendo alla denuncia dei responsabili (fra cui i proprietari dell'area sequestrata, quelli della fabbrica chiusa, quelli dell'azienda di Barletta incaricati di raccogliere i rifiuti) per violazione all'art. 256 comma 1 e 3 del Decreto Legislativo nr. 152/2006 e dell'art. 674 c.p. gestione di discarica abusiva e violazioni delle leggi sulla sicurezza del lavoro. Sono in corso accertamenti tesi a verificare il livello di inquinamento, in considerazione della volatilità delle fibre di amianto e dei danni alla salute derivanti dalla esposizione alle stesse.
L'inchiesta è stata avviata dal sostituto procuratore della Repubblica di Trani, dott. Michele Ruggiero. Non si escludono ulteriori sviluppi dell'inchiesta tenuto conto che l'area è destinata ad ospitare una serie di palazzine. C'è il rischio che si ripeta la storia della zona B4, dove la magistratura ha sequestrato 157 appartamenti? Anche questa vicenda rischia di turbare i sonni degli eventuali proprietari? Oppure è tutto regolare e questa operazione riguarda solo il deposito di rifiuti? Ci auguriamo che nei prossimi giorni si possa capire meglio come potrà evolvere anche questa storia. Intanto vi riproponiamo l'articolo pubblicato
in esclusiva
sulla rivista “Quindici” nel novembre 2006 in cui si ricostruisce tutta la storia della Palbertig.
INCHIESTA - Il “mistero” della Fonderia Palbertig. Continuerà l'attività oppure, ottenuta l'area per uso edilizio, chiuderà i battenti, licenziando tutti?
I cartelloni lo dicono chiaramente: la fabbrica Fonderie Palbertig sarà smantellata e sui terreni si costruiranno una serie di palazzi. La nuova destinazione urbanistica dell'area (14.360 mq) fu frutto di un accordo tra azienda e Comune, sottoscritto nel dicembre 2004, per sciogliere un contenzioso legale sul destino dei terreni.
Inizialmente l'area rientrava nel Comparto 17 e quindi classificata Area C (nuova espansione). L'azienda, invece, reclamava la tipologia B (completamento), al pari delle altre area in cui erano presenti capannoni dimessi, come “Pansini Legnami”, “Pisani Legnami” e “Catenificio Sallustio”. Ricordiamo che in tali aree (B), si attuano piani di recupero delle volumetrie esistenti (demolizioni e ricostruzioni o ristrutturazioni), incrementate di un ulteriore indice di fabbricabilità di 1,5 mc/mq. Il “Lodo Palbertig” fu sciolto con una variante al comparto 17 e stralciata l'area della fonderia. In pratica, i fabbricati previsti nell'area ricadenti della fonderia venivano spostati da un'altra parte, e con lo stralcio si permetteva ai proprietari dell'azienda, in virtù dell'art. 34 delle NTA, di demolire i capannoni esistenti e costruire manufatti di pari volumetria. La soluzione fu concertata e formalizzata da un atto unilaterale d'obbligo: l'impegno dei titolari a smantellare la fabbrica, entro tre anni dall'approvazione definitiva da parte del Comune del progetto di conservazione o riqualificazione della zona, che dovrà presentare la stessa azienda, e rinunciare ai ricorsi legali. In caso d'inadempienze sarebbe scattata una penale di 200mila euro. A due anni dall'accordo, mentre la macchina dei “costruttori” sembra si sia messa in moto, nulla si sa della fine che farà l'azienda. “Continuerà ad esistere?”, “Avremo ancora il nostro lavoro?”. Sono le angosciose domande dei 30 lavoratori i quali temono di vedere il loro posto di lavoro sparire insieme allo smantellamento dello stabilimento.
Il trasferimento di una fabbrica, soprattutto di una fonderia, non è come fare un trasloco. Richiede una pianificazione e organizzazione logistica complessa, con il coinvolgimento delle maestranze. Una serie d'attività che sarebbero balzate agli occhi dei dipendenti. Invece lo stabilimento continua a funzionare come al solito. Alle timide richieste informali dei singoli lavoratori, i titolari non hanno mai dato risposte. Silenzi che alla fine sono apparsi loro come funesti presagi. In quasi mezzo secolo di storia, i rapporti tra proprietà e lavoratori sono sempre stati improntati alla benevolenza padronale e reverenza della maestranze. Termini come rispetto delle norme contrattuali e sindacato non sono mai entrati in fabbrica, forse perché non ce n'era bisogno. Ma ora che il gioco si fa duro, anche i lavoratori cominciano a puntare i piedi. Le tute blu si sono rivolte alla Camera del Lavoro di Molfetta e l'interessamento della Fiom Cgil ha costretto l'azienda molfettese a sedersi ad un tavolo, insieme a Confindustria e Sindacato. Il motivo? La solita questione di straordinari non retribuiti. In quell'incontro, però, fu sollevata la questione fondamentale e il sindacato chiese quali fossero le intenzioni sul futuro dell'azienda. Il rappresentante della Palbertig al tavolo pare avesse espresso una valutazione personale. Questo poteva significare che, tra i proprietari, le posizioni fossero diverse: tra chi vuole sbaraccare tutto e capitalizzare i terreni e chi avrebbe voluto continuare l'attività. Un'incertezza che, però, appare una semplice illusione, perché nei fatti sembra tutto deciso. Il grande tabellone che troneggia all'imbocco del viale che porta al Cimitero e che annuncia il trasferimento della Palbertig nella zona Asi, è una mancata verità. All'Asi non risulta nessun'assegnazione di suoli all'azienda né tanto meno una richiesta. Per essere più precisi, l'azienda formulò qualche anno fa una richiesta, fu anche fatta una preassegnazione, ma poi fu revocata per espressa rinuncia della Palbertig. Questo significa che quando l'azienda sottoscrisse l'accordo con il Comune forse aveva già in mente dove andare a parare. Allora l'assessore all'Urbanistica, Pietro Uva dichiarò: “Questa nuova organizzazione urbanistica è più razionale rispetto alla precedente, si applicano in maniera precisa le NTA, si dà una risposta definitiva ad un'emergenza ambientale data dalla presenza della fabbrica, si salvaguardano i posti di lavoro nel momento in cui la fabbrica potrà insediarsi in una zona compatibile”. Affermazione che sottintendeva l'impegno, almeno informale, dell'azienda a continuare l'attività. Questa vicenda però ha anche un risvolto pubblico o se vogliamo politico, perché è l'esempio di come la politica può indirizzare le scelte in campo economico. I proprietari che si apprestano a far il business del mattone, lo potranno realizzare, nei modi e nella sostanza, grazie ad un accordo con il Comune, il quale non era obbligato a farlo. Una scelta che ha reso più appetibile la speculazione edilizia rispetto all'attività produttiva. Ovviamente abbiamo cercato di sentire la Palbertig, ma la gentile consorte del sig. Pietro Palberti al telefono è stata categorica: “L'azienda al momento non è disponibile a rilasciare nessuna dichiarazione o intervista”. In attesa di sentire la campana dell'azienda, è forte il sospetto che se Palbertig sparirà come azienda non sarà per motivi industriali (stabilimento improduttivo, criticità del mercato di riferimento e quant'altro), ma semplicemente perché i proprietari, soddisfatti del business edilizio, non hanno più voglia di continuare l'attività. È chiaro che nessuno può entrare nel merito di scelte private. Ciò che è antipatico è la mancanza di chiarezza nei confronti dei lavoratori, così come non è corretto inalberare un tabellone 6x3 che dice altro.
Francesco del Rosso
Rivista “Quindici” – novembre 2006
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antonia samarelli
05 Aprile 2007 alle ore 00:00:00
la situazione mi sconvolge non per il fatto del sequestro in se per se ma perchè la popolazione molfettese continua ad essere ancora chiusa...quando la fabbrica esisteva si è gettato fango su chiunque in quella fabbrica ci lavorava e cercava di portare un pò di richezza e di notorietà soprattutto ad una città come molfetta ke come sempre cerca di gettarsi nell'anonimato più completo. Ora invece che l'opificio ha kiuso si continua ancora a buttare fango su situazioni ancora non kiarite....ki vuole i pallazzi ki il verde decidetevi......
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marino p
15 Febbraio 2007 alle ore 00:00:00
GARIBALD SOP A CHIR MTI LALT....
Rispondi
carlo la forgia
15 Febbraio 2007 alle ore 00:00:00
Credo che sia assolutamente normale che durante lo smantellamento di un vecchio opificio, che ha operato con quel tipo di produzione, possa venir fuori del materiale ferroso sporcato da emulsioni, qualche bombola di gas e qualche residuo di ossido di ferro. Il complesso di palazzine che dovrà sorgere su quel terreno è l'occasione giusta per liberarsi di uno stabilimento che per anni ha turbato la tranquillità delle persone che abitano la zona e nel contempo per realizzare una zona adibita a civile abitazione non mancate di una quota parte adibita a verde pubblico. A questo punto credo sia opportuno riflettere sulle reali dimensioni del caso in termini di impatto ambientale e su quanto possa compromettere il processo già iniziato di bonifica di quell'area. Non è nemmeno da sottovalutare lo stato d'animo delle persone che hanno investito del denaro per l'acquisto delle case che sorgeranno in quell'area e che oggi non sanno come la storia evolverà.
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marianna cormio
15 Febbraio 2007 alle ore 00:00:00
La zona di ponente sta affondando sempre più! Per anni i cittadini che abitano vicino alla fonderia hanno respirato polvere di ferro che l'azienda produceva ma nessuno è mai intervenuto. Ora pare che Paberting habbia scelto il mattone al posto del ferro e così sorgeranno grandiosi palazzoni che occuperanno anche i marciapiedi come il bellissimo palazzo "PUNTA PEROTTI" che è sorto là dove c'era il catenificio Sallustio nel bel mezzo della strada (ne vedremo di incidenti stradali in quella zona!). E così anche noi del quartiere avremmo il nostro bel panorama fatto di palazzoni mostruosi e di parchi-giostrai con tanto di carrozzoni e camion in bella vista: Coraggio nessuno ha qualche altro mostro da collocare nella zona? Vergognatevi tutti voi che siete i nostri amministratori sia di destra che di sinistra!
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Carlo la Forgia
15 Febbraio 2007 alle ore 00:00:00
Ma di cosa parla sig.ra Cormio! Per anni lei ha vissuto con una fabbrica in camera da letto ed oggi che ha la possibilità di vedere uno sviluppo radicale e sicuramente in meglio del suo quartiere tira fuori tante baggianate. Si informi, non c'è nessun marciapiede che le verrà negato e per quanto riguarda gli incidenti stradali mi spiega come l'edificazione di quei palazzoni potranno contribuire ad un loro aumento.
Rispondi
Battirore Libero
15 Febbraio 2007 alle ore 00:00:00
Voglio fare una proposta al Sindaco che, forse, è troppo impegnato per ascoltare la popolazione che gli chiede lavoro. Ci sono dei lavori a progetto che possono essere dati a giovani, magari molto competenti, in sostituzione di vecchi bacchettoni della politica nostrana: SONO TUTTI I POSTI DEGLI ASSESSORI! Certo, sarebbe LAVORO PRECARIO, non come il TUO fra Roma e Molfetta, però SONO CERTO CHE SE FAI UN CONCORSO GESTITO SENZA FAVORITISMI, si potranno trovare amministratori competenti e capaci. QUESTA SI' CHE SAREBBE UNA SVOLTA NELLA POLITICA MOLFETTESE!
Rispondi
Claudio Grillo
15 Febbraio 2007 alle ore 00:00:00
sono rimasto sconvolvto dalla situazione della zona B4,è inaudito che si possa arrivare a tanto,mi son detto anche:poveri aquirenti,dopo una vita di sacrifici,grazie alle amministrazioni ecco il risultato....che fine faranno ora? per fortuna ho investito alla Palbertig......!!!!!!!
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