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Molfetta, informazione dell'A.C. sulle tematiche referendarie Incontri di formazione dell'A.C. sui quesiti del referendum del 12-13 giugno prossimi. Dalla privatizzazione dell'acqua al nucleare, fino al legittimo impedimento, legge ad personam.
26 maggio 2011

MOLFETTA - A pochi giorni dal referendum del 12 e 13 giugno, l’Azione Cattolica di Molfetta si è impegnata in un percorso interparrocchiale per illustrare e chiarire i quattro quesiti referendari che chiameranno ad esprimersi milioni di cittadini italiani. «Non solo l’Azione Cattolica, ma tutta la Chiesa Cattolica ha firmato il documentoAcqua: dono di Dio e bene comune”, condiviso anche dal nostro Vescovo» ha esordito Michele Loporcaro (nella foto) del Comitato Regionale «2 si per l’acqua bene comune» durante il percorso di informazione sulle tematiche referendarie organizzato dall’A.C.
«L’acqua è la risorsa più abbondante del pianeta terra, ma, spesse volte, è origine di conflitti e ultimamente ci viene ripetutamente detto che sta scarseggiando» ha continuato Loporcaro.  Solo il 3% dell’acqua del nostro pianeta è dolce, ma neanche l’1% è disponibile per i nostri usi. Ad esempio, gli italiani spendono circa 213 litri d’acqua al giorno, anche per bere, cucinare, lavarsi, mentre per produrre 1kg di grano occorrono 1.300 litri d’acqua, per 1 kg di riso, 3.400 litri, per 1 kg di carne di manzo, 15.300 litri. L’acqua, quindi, è parte integrante della nostra vita.
«Da un po’ di tempo si dice che la gestione dell’acqua dovrebbe essere affidata ai privati, per creare la concorrenza e diminuire le nostre tariffe, ma, è del tutto inconcepibile fare concorrenza sull’acqua - ha tuonato il relatore - la privatizzazione dell’acqua, infatti, non riuscirà a diminuire le tariffe, perché ai privati interessano i profitti e guadagnerebbero circa il 7%».
Aprilia, in provincia di Latina, è stato uno tra i primi comuni a privatizzare l’acqua, ha precisato Loporcaro, ma le tariffe, anziché diminuire, sono quadruplicate. A Firenze, invece, i cittadini sono riusciti a ridurre i consumi, ma l’azienda privata che gestisce gli acquedotti fiorentini, vedendo diminuiti i suoi guadagni, ha aumentato le tariffe del 10 %. «Per convincere gli italiani ad accettare la gestione privata dell’acqua, i nostri ministri in tv dichiarano si tratta di un’iniziativa comunitaria, che è l’Europa che ci obbliga - ha aggiunto Loporcaro - ma a dimostrazione della falsità di queste affermazioni a Parigi si è passati a una gestione pubblica dell’acqua».
«Noi abbiamo permesso che l’acqua diventasse una merce - ha spiegato Loporcaro - Ogni giorno che accettiamo che l’acqua possa essere venduta e comprata, non legittimiamo la sua mercificazione». Gli italiani sono i maggiori consumatori di acqua in bottiglia, perfetto “cavallo di Troia” per provvedimenti legislativi miranti a privatizzarne la gestione. Tutti sostengono che l’acqua sia un diritto, l’intenzione è trasformarla in vera e propria merce da comperare nei supermercati.
«L’impegno dei nostri nonni volto ad ottenere l’acqua potabile nelle nostre case è stato vanificato a colpi di pubblicità - ha concluso Loporcaro - che dando nomi di santi all’acqua in bottiglia, ci convincono che queste aiutano a diventare più sani, più belli e più magri» .

Nucleare, scorie e poca sicurezza. Il quesito referendario sull’energia nucleare in Italia è stato illustrato dal dott. Marco Pappagallo, ricercatore dell’Università degli Studi di Bari. «Parte dell’elettricità che usiamo in Italia - ha spiegato - deriva dall’energia nucleare che importiamo dall’estero, soprattutto dalla Francia». Uno dei principali problemi dell’utilizzo del nucleare è legato alle scorie radioattive e ai loro pericolosi effetti per la salute umana: sono le radiazioni gamma quelle più pericolose, secondo il dott. Pappagallo, perchè «hanno la capacità di attraversare il corpo umano e di colpire direttamente le cellule». Nelle maggior parte dei casi, la cellula investita dalle radiazioni muore e ci possono essere conseguenze negative anche per le successive generazioni.
Un altro problema provocato  dall’energia nucleare riguarda l’eccessiva emissione di gas serra e quindi la violazione del Protocollo do Kyoto che impone entro il 2012 la riduzione del 6,5% rispetto alle emissioni del 1990. Pappagallo ha precisato che già nel 2007 le emissioni in Italia risultavano superiori del 17%.
«L’utilizzo delle fonti rinnovabili potrebbe essere la giusta risposta a tutto questo - ha continuato - il sole, infatti, produce in un secondo una quantità di energia superiore a quella che tutta l’umanità consuma in tutta la storia». Ma, esiste un limite tecnologico allo sfruttamento dell’energia solare: l’energia prodotta deve essere immediatamente consumata e attualmente mancano degli accumulatori in grado di raccogliere l’energia durante il giorno e di utilizza.
Pappagallo ha ricordato che nonostante il terremoto di Fukushima, 30mila volte più forte rispetto a quello dell’Aquila, i sistemi di sicurezza della centrale nucleare hanno funzionato perfettamente prima dello tsunami che ha inondato e bloccato tutti i sistemi. «Ma, in un paese come l’Italia,dove la sicurezza del lavoro è spesso violata, possiamo davvero permetterci il nucleare?».
 
Legittimo impedimento, legge ad personam. Il quarto e ultimo quesito del referendum, di carattere prettamente politico, riguarda la questione del legittimo impedimento. Si tratta di abrogare una legge fatta su misura per i nostri Ministri, secondo l’avv. Annamaria Caputo.
In ogni processo è necessario che sia presente l’imputato, la sua assenza dovuta alla mancata comunicazione è giustificata, mentre, l’assenza dell’imputato informato fa scattare il meccanismo del legittimo impedimento, che consente di assentarsi per causa di forza maggiore. Nelle valutazioni degli impedimenti per i comuni cittadini, i giudici ostentano una severa rigidità: la richiesta di rinvio del processo è accettata solo se l’imputato presenta una grave patologia.
Il nostro Parlamento ha emanato una legge adattandola perfettamente ai nostri Ministri, la cui assenza in udienze che li vedono imputati è giustificata se in concomitanza svolgono una qualunque attività, anche preparatoria o consequenziale alle loro funzioni di governo. Il legittimo impedimento, quindi, per queste figure diventa senza confini. «Con questa possibilità di perenne rinvio, i processi non verrebbero mai celebrati ed è proprio questo l’intento dei nostri ministri», ha aggiunto l’avv. Caputo. In un paese democratico, in cui vige il principio di uguaglianza è giusto che queste figure abbiano questo trattamento privilegiato?.
 
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Autore: Loredana Spadavecchia
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Questo si chiama “ragionare” cari amici dell'A.C., concordo e sottoscrivo tutto quanto, anche se a riguardo i nomi di santi alle acque minerali, il discorso sarebbe non semplice dovendo andare molto a ritroso, toccare e risvegliare credenze primordiali e medioevali ancora in atto anche se nascoste o velate da comportamenti di moda o di convenienze, suscitando le solite piogge sul “bagnas….sco!. Permettetemi alcune precisazioni allargando così l'orizzonte e il panorama informativo dell'argomento. Studi recenti hanno calcolato che tra i paesi europei l'Italia è in prima posizione per il consumo d'acqua per persona e, su scala mondiale, si trova al terzo posto; due soli stati ci superano: Stai Uniti e Canada. Il consumo italiano medio si colloca ormai tra i 150 e i 350 litri d'acqua pro capite al giorno: una quantità enorme se paragonato a quello di un abitante africano che utilizza mediamente 250 litri, ma in tutto l'anno! Ci sono poi città al di sopra dei 400 litri-abitante-giorno, e sono Venezia e Milano, due comuni interessati da consistenti flussi quotidiani dall'esterno e sui quali pesa in modo rilevante l'acqua fornita alle utenze di servizio. Un altro dato indica i giorni di carenza idrica, per fortuna calati del 25% rispetto al 2004. Le situazioni più critiche si sono verificate a bari e cagliari, dove la carenza ha interessato tutto il 2003, mentre ad Agrigento, Cosenza, Reggio Calabria e Trapani è stata relativa ai tre mesi estivi. L'Italia è uno dei paesi potenzialmente più ricchi d'acqua. Il volume medio delle precipitazioni piovose è stimato in circa 300 miliardi di metri cubi all'anno. La disponibilità di risorse idriche, da noi oggi effettivamente utilizzabile, è però stimata a soli 58 miliardi di metri cubi, di cui il 72% derivabile da risorse superficiali (sorgenti, fiumi e laghi) e il 28% da risorse sotterranee (falde non profonde). Quasi il 53% delle risorse superficiali utilizzabili sono localizzate nell'Italia settentrionale, il 19% in quella centrale, il 21% in quella meridionale e il 7% nelle isole maggiori. Si stima, inoltre, che circa il 70% delle risorse sotterranee sia collocato nelle grandi pianure alluvionali dell'Italia settentrionale e che poche siano le falde utilizzabili nell'Italia meridionale: la più sfruttata ed estesa pare essere quella pugliese, accreditata per oltre 500 milioni di metri cubi all'anno, mentre la meno sfruttata e forse la più limitata appare quella sarda con una capacità di non più di 80 milioni di metri cubi all'anno. Un fraterno saluto a tutti.
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