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Molfetta, Il Carro dei Comici presenta "L'Eretico Furore"
31 agosto 2011

MOLFETTA - Nel 1585, il filosofo nolano Giordano Bruno scrive a Londra L'opera filosofica "De GLI EROICI FURORI" che può essere interpretata come una riflessione, in gran parte autobiografica, sull'esperienza conoscitiva attraverso la quale il filosofo giunge a cogliere nella vita-materia infinita il fondamento unitario della molteplicità degli enti.
Il nostro spettacolo dunque ripercorre le fasi salienti del pensiero bruniano, non tralasciando le teorie espresse ne "Lo spaccio della bestia trionfante", ed esplorando anche la parte più controversa della ricerca della Verità attraverso la meditazione, la conoscenza della realtà, la magia, la conoscenza ermetica; trame ancora oscure che son costate al filosofo l'accusa di eresia.
In sintesi l'approccio drammatico al pensiero bruniano è filosofico ed al contempo poetico-narrativo. L' attore come il filosofo impegna se stesso nella  ricerca  della Verità, sacrificando il tempo della scena al tempo della luce; barattando il transitorio coll'immanente; la comodità dell'obbedienza con le fiamme della Idea.
"L'eretico furore" è un "canto mnemonico del dolore", degli amori, della vita di Giordano Bruno; filosofo Nolano  accusato d'eresia e per questo ucciso il 17 febbraio del 1600 bruciato vivo, a Roma in Campo de' fiori.
Il filosofo è tutt'oggi simbolo della libertà di coscienza e di pensiero.

 

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La filosofia è un modo di pensare, se non addirittura di vivere, che sta a metà strada tra la scienza e la religione. Nel mondo esistono cose che si sanno e cose che non si sanno, ma che in compenso si credono. Le prime fanno parte della scienza (tipo l'acqua che bolle a cento gradi) e le seconde della religione (tipo l'Aldilà con tutti i suoi siti danteschi). Infine, ci sono cose che non si sanno e non si credono, come L'essere, ad esempio, sulle quali si discute e si litiga fin dai tempi di Parmenide e che costituiscono per l'appunto la filosofia. Quando si parla di Secoli Bui, due sono le domande: quando sono cominciati e chi è stato a spegnere la luce. L'inizio possiamo farlo iniziare l'anno in cui l'imperatore Costantino sentì una voce che gli consigliava di disegnare una croce sugli scudi dei legionari. Per alcuni quella voce veniva dal cielo, per altri, invece, era sua madre che, ascosta dietro una tenda, gli mandava degli input religiosi. Per quanto riguarda la luce, non ci sono dubbi: è stata la Chiesa. Prima dell'avvento del cristianesimo, la scienza non veniva studiata nelle scuole e la religione non era così diffusa da spaventare i laici. Ognuno poteva scegliersi il Dio che voleva e nessuno gliene imponeva un altro con la forza. Simbolo di questa larghezza di vedute era il Pantheon, un edificio costruito nel 25 a.C. a Roma da Marco Agrippa, e in seguito ristrutturato da Adriano. Nel Pantheon ogni individuo poteva entrare, uscire e pregare chi più gli pareva. Diceva il grande Adriano agli extracomunitari dell'epoca: “ Credete in un vostro Dio? Volete adorarlo? No problem: trovatevi un angolino nel Pantheon e pregate chi vi pare e piace, senza però dare fastidio a quelli che vi stanno vicino”. D'altra parte, che vuol dire Pantheon in greco? Vuol dire “tutti gli Dei”. Più permissivo di così Adriano non avrebbe potuto essere. Tra gli antichi romani, da Romolo in poi, sino a quando non si fecero avanti i cristiani, non troverete un solo uomo che sia stato perseguitato per le sue idee religiose....... (Storia della filosofia Medioevale – Luciano De Crescenzo)
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