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Molfetta, ieri la processione della Madonna dei Martiri: presente Azzollini che ha ignorato il sindaco Natalicchio
09 settembre 2013

MOLFETTA – Si è conclusa ieri, dopo lo sbarco alla banchina S. Domenico, la processione della statua della Madonna dei Martiri patrona di Molfetta.

La novità di quest’anno è rappresentata dalla presenza del nuovo sindaco di centrosinistra Paola Natalicchio con la fascia tricolore. Con lei c’era tutta la giunta e buona parte dei consiglieri comunali e soprattutto il neo presidente del consiglio Nicola Piergiovanni che indossava la fascia istituzionale azzurra.

Assente il precedente presidente Ninnì Camporeale, candidato sconfitto del centrodestra alle ultime elezioni amministrative. La sua assenza è stata letta da molti cittadini come una conferma del mancato superamento della delusione per la sconfitta subita, quando era quasi giunto alla vittoria al primo turno.

Non ha voluto far mancare la sua presenza, invece, l’ex sindaco sen. Antonio Azzollini, che ha chiesto, in funzione della sua carica di posizionarsi in prima fila accanto al sindaco, poi c’era l’assessore regionale Guglielmo Minervini.

Azzollini si è trovato così tra due “fuochi” e dopo lunghi minuti di imbarazzante silenzio, sentendosi un po’ isolato in quel contesto, ha deciso di rivolgere la parola all’assessore Minervini, col quale ha colloquiato ogni tanto.

Nessuna parola col nuovo sindaco Natalicchio alla sua prima corale uscita pubblica, anzi il senatore del Pdl le ha quasi sempre dato le spalle, quasi a significare che lui non la riconosceva nella carica che democraticamente ricopre. Insomma, ha deciso di snobbarla. Questo la dice lunga sul rispetto delle istituzioni, nel quale il senatore, come il suo capo il pregiudicato Berlusconi, non si trova molto a suo agio.
Chissà come si sarà sentito quando la processione, presieduta dal vescovo di Molfetta mons. Luigi Martella, è arrivata sotto la muraglia della città vecchia e un gruppo di cittadini che era nella parte superiore, ha cominciato a scandire in coro: Paola, Paola, Paola.

Tra le note di colore della festa patronale, c’è anche questa.

Da registrare anche una grande partecipazione di popolo, come non si vedeva da tempo, a conferma del rinnovato clima cittadino, che conferma la voglia di partecipare e di riappropriarsi della città. Anche in occasione della notte bianca, malgrado quest’anno non offrisse nulla di particolare, c’è stata una numerosa partecipazione. La gente, che negli altri anni aveva preferito andare al cinema o restare a casa, ha voluto vivere la città, soprattutto per godere della liberazione di piazza Municipio e dell’area antistante il Duomo, sulle quali il Pdl e lo stesso senatore, in mancanza di argomenti, hanno imbastito una speculazione politica esagerata, come si può leggere sull’ultimo numero del mensile “Quindici” in edicola in questi giorni con un commento del direttore Felice de Sanctis sull’intera vicenda.

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Autore: Q
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1°parte. - Al di fuori della politica l'uomo ha fatto miracoli: ha sfruttato il vento e l'energia, ha trasformato sassi pesanti in cattedrali, è riuscito a controllare e vincere quasi tutte le malattie, ha cominciato a penetrare i misteri del cosmo. “In tutte le altre scienze si sono registrate notevoli progressi” ebbe a dire una volta John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti “ma non in quella del governo, la cui prassi è rimasta immutata.” Esistono quattro tipi di malgoverno, spesso combinati fra loro: la tirannia, l'eccessiva ambizione, la inadeguatezza e la decadenza, e, infine, la follia o la perversità. Ma follia e perversità, potrebbe obiettare qualcuno, fanno parte della natura umana, e allora per quale ragione dovremmo aspettarci qualcosa di diverso dagli uomini di governo? La follia dei governi preoccupa perché si ripercuote con effetti più negativi su un maggior numero di persone; di qui l'obbligo per i reggitori di stati di agire più degli altri seconda ragione. Tutto ciò è risaputo da tempo immemorabile, e allora perché la nostra specie non ha pensato a prendere precauzioni e a cautelarsi? Qualche tentativo è stato fatto, a cominciare da Platone, che propose di creare una categoria di cittadini destinati a diventare professionisti della politica. Secondo lui la classe dominante, in una società giusta, doveva essere costituita da cittadini che avevano imparato l'arte di governare, e la sua soluzione, affascinante ma utopistica, erano i re filosofi: “Nelle nostre città i filosofi devono diventare re, oppure chi è già re deve dedicarsi alla ricerca della sapienza come un vero filosofo, in modo da far coesistere in una sola persona potere politico e vigore intellettuale.” Fino a quando ciò non fosse accaduto, riconosceva Platone, “le città e, io credo, l'intero genere umano non potranno considerarsi al riparo dai mali.” E' così è stato. (continua)

Il SISTEMA (prof.Occultis)|sabato 3 ago 2013 11:45:48 2°parte. - Il conte Axel Oxenstierna, cancelliere svedese durante la terribile Guerra dei Trent'anni, parlava con ampia cognizione di causa quando disse: “Renditi conto, figlio mio, che ben poco posto viene lasciato alla saggezza nel sistema con cui è retto il mondo.” Lord Acton, uomo politico inglese del secolo scorso, usava dire che il potere corrompe, e di ciò ormai, siamo perfettamente convinti. Meno consapevoli siamo del fatto che esso alimenta la follia, che la facoltà di comandare spesso ostacola e toglie lucidità alla facoltà di pensare. La perseveranza nell'errore, ecco dove sta il problema. I governanti giustificano con l'impossibilità di fare altrimenti decisioni infelici o sbagliate. Domanda: può un paese scongiurare una simile “stupidità difensiva” come la definì George Orwell, nel fare politica? Altra domanda, conseguente alla prima: è possibile insegnare il mestiere ai governanti? I burocrati sognano promozioni, i loro superiori vogliono un più vasto campo d'azione, i legislatori desiderano essere riconfermati nella carica. Sapendo che ambizione, corruzione e uso delle emozioni sono altrettanto forze di controllo, dovremmo forse, nella nostra ricerca di governanti migliori, sottoporre prima di tutto i candidati a un esame di carattere per controllarne il contenuto di coraggio morale, ovvero, per dirla con Montaigne, di “fermezza e coraggio, due virtù che non l'ambizione ma il discernimento e la ragione possono far germogliare in uno spirito equilibrato.” Forse per avere governi migliori bisogna creare una società dinamica invece che frastornata. Se John Adams aveva ragione, se veramente l'arte di governare “ha fatto pochissimi progressi rispetto a 3000 o 4000 anni fa” non possiamo aspettarci grandi miglioramenti. Possiamo soltanto tirare avanti alla men peggio, come abbiamo fatto finora, attraverso zone di luce vivida e di decadenza, di grandi tentativi e d'ombra. (fine)








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