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Molfetta, gli Alchemici presentano M120XM90 alla libreria
Il Ghigno
e a S. Filippo Neri
Il tema della Shoa a conclusione del mese della Memoria con Corrado la Grasta e Giulio Bufo
02 marzo 2009
MOLFETTA -
M120XM90, ovvero emme centoventi per emme novanta. Che cosa significa questo codice? Il filo conduttore dello spettacolo è il calcio, quindi non sono altro che le misure di un campo di calcio. Ma l'argomento è la Shoah, a conclusione del mese della Memoria. Sabato pomeriggio è stato presentato alla libreria “Il Ghigno” lo spettacolo dal titolo “M120XM90”, semifinalista per il Premio Scenario di Ustica 2007, con la regia di Giulia Petruzzella, introdotto dall'attore Corrado la Grasta (Teatro dei Cipis) e da Giulio Bufo (nella foto: la Grasta, Bufo e Isa de Marco). Lo stesso spettacolo è andato in scena in serata presso il Teatro San Filippo Neri. Lo spettacolo cita Primo Levi ne “I sommersi e i salvati” in cui c'è una testimonianza indiretta di una partita di calcio avvenuta ad Auschwitz tra i soldati nazisti e i deportati. Il campo era tracciato con la cenere dei cadaveri, e le porte erano fatte di bidoni di Zyklon-B, utilizzato nelle camere a gas. Il calcio è una passione, un divertimento, e irrompe nella tragicità dell'olocausto come segno di speranza. La prima scena vede da un lato la Dinamo Kiev, in cui figura il forte portiere Nicolai Trusevich, dall'altro la Flakelf, la nazionale tedesca emblema della suprema razza. La partita si svolge per la propaganda, la Dinamo dovrebbe perdere. I russi segnano, e vincono, la partita viene sospesa, i vincitori vengono messi in cerchio al centro del campo e fucilati. Il portiere riceve la fucilazione frontale, come espressione di potenza e superiorità nazista. Così si completa il primo quadro: la leggenda. A Kiev davanti allo stadio c'è il mezzobusto di Makar Goncharenko, con su scritto “Ad uno che se lo merita”. Segnò due gol alla Flakelf. Il secondo quadro è il sogno: giocare a calcio. La scena si svolge a Terezin, ghetto dei bambini, in cui i bambini riescono a mettere in scena un'opera teatrale. Un bambino dovrebbe fare lo spettacolo, ma è distratto perché ha il sogno di giocare a calcio. Assiste alle prove ma non canta. L'ultima rappresentazione teatrale fatta a Praga per la propaganda nazista. Tutti gli artisti vanno allo spettacolo, e poi vengono deportati ad Auschwitz, mentre lui rimane a Terezin e immagina cosa è potuto succedere, comunque ancora attratto dalla passione per il calcio. Ma non vive la sua passione, essa rimane un sogno. Al Museo della Memoria di Gerusalemme alcuni disegni che facevano questi bambini sono conservati, come il manifesto del concerto, e una foto di gruppo. Il terzo quadro è la realtà, quella che scopre un bambino attraverso i colori. Ad Auschwitz impara i colori, per spiegare che non c'erano solo ebrei nei campi, ma omosessuali, prigionieri politici, cavie per esperimenti, zingari, testimoni di Geova. Nell'ultimo quadro, intitolato “la svolta”, c'è un personaggio che cita Primo Levi nel suo libro. Qui si descrive l'uomo grigio, ovvero quello che scende a compromessi, che uccide chi non è ancora morto, che pulisce i forni, che sopravvive, come molti sopravvissuti, nella propria vergogna di essersi venduti al nemico. Nella finzione scenica, l'attore immagina che l'uomo grigio, un bambino, riesca ad assistere alla partita di calcio tra nazisti e deportati. Nella partita un uomo, Giorgio, si trasforma in eroe e dà la svolta, segnando un gol. “Gol”, una parola mozzata in gola, e poi il silenzio.
La missione dello spettacolo è il teatro di narrazione, insegnare la storia e fare riflettere, educare lo spettatore alla cultura teatrale attraverso uno sguardo critico che sia spunto per una riflessione, secondo l'attore Corrado la Grasta (foto). Il successo di uno spettacolo, dell'essere comprensibile e apprezzato, si vede nei bambini più piccoli, quando rimangono attratti da questa storia. Lo spettacolo diviene così accessibile a tutti. Costruzione narrativa e scenografica si incontrano su campo di calcio, tra leggende e vincitori, in sintonia, rendendo in maniera diversa e nuova un argomento su cui tanto si è detto e risulta difficile dare uno spunto di riflessione che non scada nella solita banalizzazione.
Autore:
Corrado la Martire
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Noanda Achille
07 Marzo 2009 alle ore 00:00:00
Complimenti a Corrado e Giulia. Lo spettacolo o meglio questa narrazione della sofferenza e della cattiveria dell'uomo sull'uomo è così bene rappresentato che quel grido di speranza finale è contaminabile in tutti i cuori dei spettatori.
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