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Molfetta, Festa dei Lettori: Internet schiavo della politica economica, censura e falsa libertà
29 settembre 2011

MOLFETTA - Ti sei mai chiesto perché in questo momento sei qui, sulla pagina di questo quotidiano online? Voglia di conoscenza, voglia di sapere libero e non censurato, voglia di libertà, voglia di contatto con gli altri, voglia di coscienza del mondo che ti è intorno, voglia di spensieratezza, voglia di adeguamento? Queste domande sono state al centro del tema sociale, politico ed economico discusso ieri sera nella settima edizione della “Festa dei Lettori” intitolata La rete delle meraviglie: connessi o burattini. Riflessioni su web e democrazia, introdotta dal responsabile del Presidio del Libro di Molfetta, Antonello Mastantuoni, ed argomentata da Vincenzo Cramarossa, Carlo Formenti e Onofrio Romano (da sinistra a destra nella foto).

Si parla di globalizzazione oggi, di libertà, di riappropriazione delle proprie vite attraverso mezzi virtuali gratuiti, dove tutti sono alla pari, in una visione orizzontale della società. È il sogno di tutti, un “Paese dei Balocchi”, ma che in realtà non ci estende alla globalità, ma ci ingloba, crea confini e ci mangia come una “balena”. Non a caso è stato usato questo riferimento al burattino di Collodi: come Pinocchio ha viaggiato in lungo e in largo per brogli e pericoli così i Presìdi del Libro hanno preso ad emblema l’italiana novella per celebrare da Scampia a Lecce, da Savona ad Adria il 150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Chi di noi non conosce la favola della marionetta Pinocchio?! Da una lettura facile e leggera, però, bisogna “inter legere”, leggere tra le righe e cogliere quel significato ermetico che l’Autore massonico suggerisce disseminando nelle pagine del Romanzo simboli alchemici come il povero padre putativo falegname, la fata come donna angelicata, la figura dell’asino riconducibile a quella di Apuleio e così via. Lo stesso protagonista della vicenda, il burattino, è una straordinaria metafora, rappresenta noi, che alla ricerca della libertà ci svincoliamo dai fili, dalla rete che per definizione “è un trama che aggira i nodi, dove i nodi stessi siamo noi” come specifica Antonello Mastantuoni.
La rete, internet, fa parte della nostra vita da quasi vent’anni: lavoro, divertimento, comunicazione, libertà quasi si confondono influenzando la quotidianità. Ci sentiamo su facebook, hai visto quel post?, andrò a quell’evento, sto creando una app, sono stato contattato per lavoro da quel sito: chi di noi non ha mai sentito qualcosa del genere. Questo mondo virtuale sin dagli anni ’90 è stato accolto come Campo dei Miracoli dove bastava fare impresa con un click, il lavoro non è più fatica ma è tempo libero, fino al crollo del NASDAQ del 2000 dove la New Economy ha avuto una botta di arresto e ha concentrato sempre più potere nelle mani dei colossi della rete, che da un lato assorbono tutto il valore prodotto gratuitamente dagli internauti, dall'altro innestano dispositivi di recintamento a fini di profitto, i “web garden”, con buona pace della logica di accesso illimitato. Così la realtà virtuale, fondata sul paradigma di una società permeata dal pensiero sistemico, dove grazie ad una mitizzata libertà l’individualità e la natura si autoregolano, si è rivelata una grande menzogna poiché non c’è nessuno che garantisce i diritti degli utenti per le inconsistenti politiche di questo pensiero.
Un suggerimento a questa situazione è esposto da Onofrio Romano, sociologo dell'Università di Bari: “C’è bisogno di rivedere le idee mainstream”, quelle più in voga, quelle più diffuse, che stanno portando paradossalmente alla “fine del lavoro” inteso come rifiuto dello stesso, quando nella concreta realtà è alle fondamenta della nostra società, della nostra costituzione (rivedere l’art.1!), del Welfare. “Bisogna ragionare sulla forma della politica”, non eliminarla come in questo pensiero virtuale paramarxista, ma tornare ad analizzare la società che non è orizzontale ma eterogenea.
Il web ha dalla sua parecchie doti positive: velocità, prezzo contenuto, comunicazione a distanza. È per questo che la gente si è riversata nella rete per cercare di “riappropriarsi della propria vita”, prendendo voce e cercando di prendere parte alla cosa pubblica. Ma questo non è del tutto corretto dato che la cosa può partire di lì, ma deve arrivare alle piazze, alle strade, alla efficacia. “Alla gente non basta più spingere un candidato o una idea, ma ambisce a diventare partecipe” è quanto afferma Vincenzo Cramarossa, delle fabbriche di Nichi, che parla della esperienza costruttiva delle fabbriche come autentico crogiuolo di idee concrete e azioni nelle varie facce della società, in una realtà dove anche la sinistra ha interpretato le originarie idee liberali e ha capito che si è liberi aspirando ad una tessitura diversa di quella rete politica che governa le nostre vite.
Nel world wide web l’unica politica che regna ormai è quella economica, “limite invalicabile anche della destra e della sinistra, che oggi possiamo chiamare le due destre” rimprovera Carlo Formenti, docente di Teoria e tecnica dei nuovi media all'Università del Salento, esperto di comunicazione, giornalista del Corriere della Sera, analista della rete, sociologo e saggista. L’unico vero partito è quello di “Wall Street”: la potenza economica come quella di “Re Zuckerberg” che sta “brasilianizzando” l’occidente, sfruttando il lavoro sottopagato e gratuito di milioni di giovani, o come quella di compagnie che vendono la privacy e censurano utenti di regimi come quello siriano o cinese. “Pecunia non olet”.
“Ho scritto questo libro per rabbia e frustrazione” dichiara Carlo Formenti presentando il suo ultimo libro Felici e sfruttati. Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro. Ormai in una “limbo generation”, dove il 15% dei neolaureati è ancora in attesa di prima occupazione, l’albero della cuccagna della rete si è rivelata per la sua natura, non fonte di guadagno facile per tutti, ma solo per coloro che sono in grado di vendere una libertà apparente e facile. “Internet era uno spazio libero solo agli albori quando era formato solo dagli stessi costruttori come ingegneri ed hacker” continua il saggista “i neolaureati non servono più: non basta rimboccarsi le maniche”: con queste vibranti parole Formenti distrugge il “sogno americano” di un facile impiego, quasi dovuto, toccato dalla inerzia che vede i giovani in piazza solo nei Flash Mob, come quello di Molfetta nella video gallery di Quindici, che sono una nuova forma di mobilitazione, deficitaria però nella organizzazione, nella memoria e nella tradizione che sono in grado di mitizzare l’accaduto e impregnarlo di un senso sociale.
Nella conclusione dell’incontro si capisce, quindi, l’ambiguità dello strumento della rete, la quale mantiene la sua straordinarietà nelle potenzialità comunicative e di mobilizzazione di massa. Per questo però c’è bisogno di ricostruire l’identità di massa, la sua coscienza e la sua organizzazione. Deve essere reinterpretata l’intero sistema politico attuale, cosa di estrema complessità alla quale non sa rispondere neanche lo stesso Formenti. Lo stesso concetto di partito deve essere rivisto e la gente deve dialogare nelle piazze, nelle “fabbriche” e non solo nella rete dietro un nick. “C’è bisogno di una ricomposizione della mentalità di conflitto” suggerisce l’autore, intendendo con conflitto la continua verifica della leadership.
Quindici è il primo quotidiano online di Molfetta per fondazione e numero di accessi: specchio di una attività concreta svincolata da ogni forma di servilismo partitico, grazie alla quale ha vinto tante ingiustizie sfruttando le potenzialità tecnologiche per rendere cosciente la cittadinanza molfettese. Ma la via per la vera libertà è ancora lunga e la popolazione è troppo dormiente, qui a Molfetta come in Italia, è forse in grado di prendere vita come il pupazzo di legno solo se non più in grado di pagarsi il canone internet e altri ninnoli.
 
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Autore: Saverio Tavella
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Dovremmo fare un salto indietro e partire dai bambini. Da molti anni la televisione ha reso molto più difficile il ruolo dei genitori. La televisione è sempre più presente nel mondo dei bambini, ed emerge sempre con maggior chiarezza che guardarla in modo continuo e indiscriminato può danneggiare lo sviluppo del bambino. Un mondo in cui la televisione occupa spazio importante e il tempo che i bambini trascorrono guardandola è un vero scandalo. Nessun bambino dovrebbe avere un televisore in camera e, pur se buona parte dei programmi televisivi è adatta ai piccolo telespettatori, andrebbe guidata nella scelta. Il “bombardamento pubblicitario” non solo influisce sulle sue scelte consumistiche, ma contribuisce a formare la sua concezione di vita. C'è il rischio che la Tv li renda cinici, materialisti e diffidenti. Credendo quasi ciecamente in quel che dicono gli adulti, i bambini piccoli sono vulnerabili agli inganni verbali della pubblicità televisiva, messaggi ingannevoli o esagerati, e quando raggiungono gli 11/12 anni sono diventati cinici. Serie indagini hanno dimostrato come i bambini che guardano molto la televisione ottengono risultati inferiori a quelli conseguiti da chi la guarda poco. La troppa Tv rende i bambini passivi e senza immaginazione, per cui si allontanano dalla lettura e, quindi dallo studio; dedicando poco tempo alla lettura, non imparano a leggere e scrivere nei migliori dei modi. Nella fase di sviluppo di un bambino è molto importante il gioco perché aiuta ad arricchire l'immaginazione e ad attenuare le ansie. Il rapporto con i compagni di gioco non solo migliora le capacità verbali, ma insegna anche come litigare e restare amici. Lo schermo offre una visione vorticosa del mondo. Molti spot pubblicitari durano 30 secondi e anche meno, e, tendendo ad abbreviare la durata dell'attenzione, si stancano mentalmente e questo per gli esperti è un dato preoccupante. Per evitare rischi anche in futuro, converrebbe tenere i bambini lontani dalla TV consumistica, dando loro la possibilità di guardare quei programmi che stimolano l'immaginazione, programmi in cui adulti e bambini fanno cose insieme. Una sgradevole tendenza dei nostri tempi è infatti costituita dal crescente isolamento dei giovani dagli adulti. I bambini sono molto condizionati dal comportamento dei genitori e quindi, gli stessi genitori dovrebbero essere un modello per i loro figli, evitando di passare ore e ore davanti alla Tv. Tutto questo potrebbe essere uno scudo, un antitodo a protezione dell'età adulta, nei confronti di messaggi velenosi da qualsiasi parte e direzione essi provengano.
………..ma là dove la società è ridotta a mercato, nonostante l'ideologia celebri, come mai era avvenuto, il trionfo dell'individuo (individualismo) e della sua libera iniziativa (liberismo) ciò cui si assiste è il declino dell'individuo e la sua progressiva estinzione. Nel mercato, infatti, sono gli interessi a porre in relazione gli individui, e perciò questi ultimi interagiscono non in quanto individui con le loro specificità e peculiarità, ma in quanto titolari di interessi, in quanto “personificazioni” (nell'eccezione latina di persona, che poi è il termine che designava la maschera da teatro), per cui il volto dell'individuo scompare sotto la maschera del rappresentante di interessi. Di ciò si era già ben reso conto Marx in quel passo che vale la pena rileggere: La borghesia ha avuto nella storia una funzione sommamente rivoluzionaria. Dove è giunta al potere, essa ha distrutto tutte le condizioni di vita feudali, patriarcali, idilliache. Essa ha lacerato senza pietà i variopinti legami che nella società feudale avvicinavano l'uomo ai suoi superiori naturali, e non ha lasciato tra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse, lo spietato “pagamento in contanti”. Essa ha affogato nell'acqua gelida del calcolo egoistico i santi fremiti dell'esaltazione religiosa, dell'entusiasmo cavalleresco, della sentimentalità filistea. Ha fatto della dignità personale un semplice valore di scambio; e in luogo delle innumerevoli libertà faticosamente acquisite e patentate, ha posto la sola libertà di commercio senza scrupoli. In una parola, al posto dello sfruttamento velato da illusioni religiose e politiche, ha messo lo sfruttamento aperto, senza pudori, diretto e avido. La borghesia ha spogliato della loro aureola tutte quelle attività che fino ad allora erano considerate degna di venerazione e di rispetto. Ha trasformato il medico, il giurista, il prete, il poeta, lo scienziato in salariati al suo stipendio. La borghesia ha strappato il velo di tenero sentimento che avvolgeva i rapporti di famiglia, e li ha ridotti a un semplice rapporto di denaro. Scrive ancora Marx: Le persone esistono qui l'una per l'altra soltanto come rappresentanti di merce, quindi come possessori di merci. Le maschere economiche caratteristiche delle persone sono soltanto le personificazioni di quei rapporti economici, come depositari dei quali essi si trovano l'una di fronte all'altra.
Se ti svegli alle quattro di notte per andare in bagno e ti fermi a controllare la tua e-mail prima di tornare a letto, se spegni il tuo modem e provi un vuoto terribile perché per te il mondo reale non ha ormai più nessuna consistenza, se viaggi in treno o in aereo col tuo portatile sulle gambe, se deridi le persone che hanno un computer che non è ultima generazione, allora è arrivato il momento di farsi curare, perché evidenti si sono fatti i segni di quella vera e propria patologia che ricerche americane hanno etichettato “Internet Addiction Disorder” (disturbo da dipendenza da internet), a proposito del quale, scrivono gli psicologi Giorgio Nardone e Federica Cagnoni: - La dipendenza implica tre meccanismi (che comporta la necessità di aumentare gradatamente le dosi di una sostanza per ottenere lo stesso effetto, l'astinenza (con comparsa di sintomi specifici in seguito alla riduzione o alla sospensione di una particolare sostanza), il “carving” (o smania) che comporta un fortissimo e irresistibile desiderio di assumere una sostanza: desiderio che, se non soddisfatto, causa intensa sofferenza psichica e a volte fisica, con fissazione del pensiero, malessere, alterazione del senso della fame e della sete, irritabilità, ansia, insonnia, depressione dell'umore e, nelle condizioni più gravi, sensazione di de-realizzazione e depersonalizzazione. Questi tratti, che sono tipici della tossicodipendenza, del tabagismo, dell'alcolismo, del gioco d'azzardo, dell'attività sessuale irrefrenabile, dell'assunzione di cibo seguita da vomito, oggi sono riconoscibili in quanti fanno un uso eccessivo di internet per soddisfare sul piano virtuale quel che non riescono a ottenere sul piano della realtà, fino al punto di percepire il mondo reale come un semplice ostacolo o impedimento all'esercizio della propria “onnipotenza” che sperimentano con immenso piacere nel mondo virtuale. E poi le chat, dove uno è catturato dal piacere di poter liberare la sua fantasia presentandosi agli altri con un'identità sessuale o con caratteristiche fisiche, di età, di occupazione, di stato civile diverse da quelle reali. Questa possibilità di mentire senza conseguenze, in mancanza di riscontri verificabili, riconduce a quel vissuto infantile dove si sono sperimentati sentimenti di onnipotenza e di libertà illimitata, a cui si aggiunge il piacere di essere affascinanti, almeno nel mondo virtuale, compensando in questo modo tutte le frustrazioni a cui si va incontro nel mondo reale. In questo modo chi chatta ha la possibilità di realizzare, anche se solo in modo virtuale, l'ideale del proprio Io, e di sentirsi finalmente ciò che vorrebbe essere e non riesce a essere........... (Umberto Galimberti – I Miti del Nostro Tempo)
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