MOLFETTA - Se Edipo è stanco, bisogna capirlo. Dopo innumerevoli traversie, la summa della tragedia umana (e disumana) non può non colpire al cuore lo spettatore. Seppure nella prospettiva tragicomica che ne fa il bravo Marco Grossi nello spettacolo “Edipostanco”, andato in scena sabato e domenica scorsi presso la sede dell’Associazione Culturale Malalingua, per la rassegna “Autori in scena Storie da me”.
Maschera e movenze direttamente dalla commedia dell’arte, il racconto è affidato a un narratore-attore che si divide in cento altri personaggi. È la Sfinge, l’oracolo, Giocasta, Edipo stesso, le donne di Tebe e tutti i protagonisti della tragedia di Sofocle, in un gioco rapido ed efficace.
Tra dialetto e invenzioni linguistiche, la fascinazione del giovane attore sul pubblico ha la forza del gesto teatrale fatto innanzitutto col corpo, tutto il corpo, che ritrova così la sua originaria e potente forza espressiva.
Ma della commedia dell’arte è anche il linguaggio “basso”, che parla alla pancia e dalla pancia viene, un pastiche linguistico forte, sferzante, divertente. Un Edipo, insomma che incontra uno Zanni, la maschera tragica che rivive nel servo furbetto. È questo l’esperimento, riuscito, di Marco Grossi.
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