MOLFETTA - «Il reuccio è nudo», ha titolato il direttore di “Quindici” Felice de Sanctis il suo editoriale nella rivista mensile in edicola. E questa sera il sindaco di Molfetta Antonio Azzollini è apparso ai suoi cittadini, ma anche a quello che rimane della sua maggioranza e a una pietosa opposizione, in tutta la sua povera nudità.
Nel consiglio comunale terminato qualche ora fa c’era solo l’ombra di quell’arrogante personaggio che aggrediva le opposizioni con l’ormai famoso “sciattavin”, che ha fatto il giro del pianeta su You Tube e che perfino in Parlamento è diventato oggetto cult. Azzollini in consiglio si guardava attorno, sempre più nervoso e preoccupato, come un condottiero abbandonato dalle sue truppe, che non vuole accettare l’amara realtà del declino e della sconfitta.
E veniva subito alla mente la famosa frase di Augusto, disperato dopo la decimazione da parte dei germanici delle truppe romane nella foresta di Teutoburgo nel 9 d. C.: “Varo, Varo, dove sono le mie legioni! Rendimi le mie legioni!”.
E cominciava la conta delle truppe, ma il numero non si raggiungeva mai. Così dopo due ore abbondanti dalla convocazione, il presidente del Consiglio comunale, Nicola Camporeale, suo aspirante successore, apriva la seduta e dopo l’appello dei presenti, appariva subito che la “invincibile armada” del centrodestra non c’era più, ridotta a pochi soldati. Una maggioranza a pezzi per l’assenza non solo di Pietro Uva (che ha annunciato le dimissioni) e del suo fido Mauro Spaccavento, ma anche di Pietro Mastropasqua e Mauro Squeo, di Lello La Ghezza (che già da tempo aveva abbandonato la nave che cominciava a imbarcare acqua e ora si prepara a transitare nel centrosinistra di Emiliano) di Mariano Caputo, oltre che di Pino Amato che dall’opposizione aveva fiutato l’aria e non si era presentato, sperando in una crisi al buio. Non c’erano nemmeno la moglie del sindaco Carmela e la sua fida Caterina a rassicurarlo con il loro sguardo incoraggiante per lui e sprezzante verso gli altri e pronte a fare le pasionarie della destra.
E così il capogruppo del Pdl Angelo Marzano, sempre più confuso e balbettante come già nella seduta precedente, si ritrovava a piatire i voti dell’opposizione, indispensabili per la validità della seduta.
E li ringraziava pure, sotto lo sguardo feroce del suo capo, che non avrebbe voluto scendere così in basso, ammettendo quella sconfitta che “Quindici” ha diagnosticato da tempo, ad un malato terminale, che come dice la vulgata locale, “non vuole stendere i piedi”.
E l’opposizione, incapace di cogliere l’occasione politica di sconfiggere il proprio avversario, anziché affondare il coltello nella piaga, ha preferito offrire pannicelli caldi e un’ancora di salvezza al senatore in sofferenza.
E questo “per spirito di responsabilità” come ha dichiarato il capogruppo del Pd, Mino Salvemini, “per evitare che la città finisse in mano al commissario”, ma forse anche col timore che colse Bersani, alla caduta di Berlusconi, di non essere pronti a fronteggiare l’emergenza e una situazione di crisi al buio. Un’occasione perduta per la minoranza di centrosinistra e perfino dal consigliere Gianni Porta di Rifondazione comunista, che sui manifesti sollecita un cambiamento radicale, ma nei fatti poi perde il coraggio dell’azione politica? Questo lo diranno le vicende politiche dei prossimi giorni. Certamente a squadre invertite, sarebbe andato diversamente.
Il centrosinistra si è limitato a far rilevare che la maggioranza si fosse sciolta come neve al sole, quando avrebbe potuto invitare il sindaco Azzollini ad assumersi le sue responsabilità e a dimettersi, subito. La politica è un’arte difficile e impararla richiede tempo e soprattutto capacità di cogliere le occasioni favorevoli per fare il gol, che, dopo, sarà difficile inseguire.
Un sindaco con la coda in mezzo alle gambe, come non si era mai visto, rincuorato a fine seduta dagli ultimi fedeli, che lo circondavano per consolarlo, come se avesse subito un lutto e non una sconfitta politica.
Il reuccio è nudo, ma l’opposizione si vergogna e cerca di coprire pietosamente quelle nudità, offrendogli un’ancora di salvezza, da cui ripartire per raggiungere un porto sicuro, pur tra le mine vaganti non solo nei fondali, ma anche in superficie.