MOLFETTA - Un consiglio comunale lungo, spesso noioso, sempre rissoso, complici le telecamere che per qualcuno, con la nascosta vocazione teatrale, anziché motivo di trasparenza democratica, finiscono per essere un palcoscenico su cui esibirsi. Pazienza, è il prezzo di una democrazia sconosciuta in passato quando le telecamere venivano spente e la discussione impedita a colpi di maggioranza e di alzata di mano, proprio da coloro (consiglieri di centrodestra) che oggi pretendono giustamente di parlare, ma eccedendo e abusando della pazienza dei cittadini.
A ciò si aggiunge una scarsa maturità politica che scontano alcuni novelli consiglieri di entrambi gli schieramenti, permalosi e intolleranti perfino con la stampa. Ma tant'è, diamo loro il tempo di crescere politicamente, ricordando che chi si candida, diventa un personaggio pubblico, deve rispondere ai propri elettori e all'opinione pubblica rappresentata dalla stampa, per cui deve imparare ad accettare anche le critiche e il confronto, altrimenti farebbe bene a restare a casa sua e nessuno si occuperebbe più di lui, nel rispetto della privacy. Queste sono le regole basilari della democrazia, che qualcuno dovrebbe insegnare loro.
Da notare ancora una volta l'assenza della consigliera Lia De Ceglia, eletta nel centrodestra, dichiaratasi indipendente, aderendo al candidato Michele Emiliano, in corsa per la presidenza della Regione Puglia e quindi in pratica al Pd e l'abbandono dell'aula da parte della consigliera Annalisa Altomare del Pd, giustificato dall'ora tarda e da motivi di lavoro del giorno successivo, al momento della discussione sui finanziamenti al porto. Infine, la nota stonata dell'ingiustificata impossibilità per i giornalisti di utilizzare la rete Wi-fi dell'aula, consentita solo a consiglieri e assessori.
Ma veniamo agli argomenti della serata: solo tre all'ordine del giorno, di cui due chiesti dalla minoranza di centrodestra.
Il primo, relativo alla modifica dello Statuto comunale per il riconoscimento dell'acqua come bene pubblico, proposto dal consigliere Gianni Porta di Rifondazione, che ha illustrato al l'aula la necessità di rimarcare la natura pubblica dell'acqua, bene fondamentale e non privatizzabile. Concetto, tra l'altro, confermato da 27 milioni di italiani nel referendum.
Il consigliere di centrodestra Mariano Caputo, ricordando che la Costituzione tutela anche la libertà dell'iniziativa privata all'art. 41, ha espresso perplessità sulla gestione tecnica delle condotte, che potrebbe avere un costo per l'amministrazione. Caputo ha fatto poi rilevare che l'art. 109 dello Statuto comunale, prevede, su questi argomenti, anche la consultazione di organismi di partecipazione come le consulte. Un particolare che era sfuggito alla commissione presieduta da Porta. Di qui la necessità della richiesta di sospensioni per qualche minuto, durata poi circa due ore. Al rientro in aula, Porta ha ringraziato Caputo (bell’esempio di fair play non sempre condiviso dal centrodestra) per la giusta osservazione e ha ritirato l'argomento, riproponendomi di consultare le consulte, quella femminile e Agenda 21, per tornare in aula con le proposte di modifica.
Lo stesso Porta, in precedenza era intervenuto per fatto grave, invitando l'amministrazione comunale ad attivarsi contro la concessione delle trivellazioni petrolifere al largo di Molfetta e della Puglia.
Che dire, poi, del lungo e ripetitivo dibattito sulla solidarietà ai marò detenuti in India (uno attualmente in Italia) per cure mediche? Oltre due ore, tra interruzioni varie, sprecate per un argomento che avrebbe richiesto pochi minuti se si fosse concordato un ordine del giorno comune, ma la minoranza ha insistito sulla propria proposta, sottoscritta da 250 cittadini, ma non condivisa dal centrosinistra, perché definita strumentale, soprattutto in una vicenda ancora poco chiara. Il consigliere Pietro Mastropasqua (Forza Italia) ha chiesto la possibilità di mettere striscioni di solidarietà in tutti gli uffici pubblici e ha ccusato il governo italiano di non aver fatto nulla per liberare i due fucilieri di Marina. Porta, ricostruendo la vicenda, ha sottolineato come tutto il pasticcio dei marò dipendesse dalla infelice legge n.130 del 2011 del governo Berlusconi, ministro della Difesa Ignazio Larussa, che prevedeva, unico fra i Paesi occidentali, la possibilità di imbarcare militari a bordo di navi private commerciali. Porta ha ricordato che solo in Somalia e in Mar Rosso è previsto l'impiego dei militari a difesa della pirateria.
Appassionato e di alto profilo l'intervento di Annalisa Altomare (Pd) che, ha ricordato come anche in passato i consigli comunali si fossero indugiati in argomenti fuori luogo, come la guerra in Vietnam e simili. Ma all'epoca anche la politica era viziata dalle ideologie, oggi tramontate. Perciò, bollando come strumentale l’ordine del giorno del centrodestra, ha invitato ad usare il condizionale in una vicenda dai contorni ancora poco chiari, che hanno fatto ipotizzare anche l'omicidio colposo. Dopo aver espresso la vicinanza anche alle famiglie delle vittime, quei pescatori che ricordano i nostri marinai morti sul natante Francesco Padre e altri episodi di guerra che hanno visti coinvolti i nostri pescherecci, Annalisa ha detto che non ci si può acquietare la coscienza con un nastrino o uno striscione. Infine, ha definito fascista la legge che consente ai militari di essere a bordo di navi private. Vanno perciò riaffermati i principi di legalità e di pace: le vittime hanno diritto di essere vittime senza colore politico.
Onofrio Pappagallo (Signora Molfetta, la lista del sindaco Natalicchio) ha invitato ad evitare la retorica definizione di eroi per i nostri marò, che sono solo cittadini presunti colpevoli o innocenti, e ha condannato la strumentalizzazione demagogica e nazionalistica della vicenda, invitando ad esprimere solidarietà anche alle due vittime della vicenda.
Respinta dal centrodestra la richiesta di un o.d.g. unico avanzata da Mauro De Robertis (Sel), ha chiuso la discussione il sindaco Paola Natalicchio che ha respinto il tentativo del centrodestra di utilizzare un argomento di politica internazionale, per colpire la politica cittadina, al fine di dimostrare come anche su questo tema la maggioranza sia divisa, invitando a parlare dei marò come di cittadini e non come "fucilieri" secondo la definizione di Mastropasqua e Pisani, presentatori dell'ordine del giorno. Anche il sindaco ha apprezzato e condiviso l'intervento di Annalisa Altomare, invitando tutti ad essere cauti, in quanto le ricostruzioni della tragedia non sono chiare e non ci sono fonti dirette (non c'erano giornalisti a bordo, ha chiosato) per cui non si possono esprimere giudizi a priori. "La presenza di militari a bordo di navi mercantili private, mi sconcerta", ha aggiunto.
Infine, senza nulla togliere al problema dei marò, la Natalicchio ha detto: evitiamo uno sperpero di energie per un tema la cui soluzione non è nella disponibilità del consiglio comunale di Molfetta, privilegiando, invece, gli altri grossi problemi cittadini, con i quali l'amministrazione comunale si dibatte ogni giorno.
L'ordine del giorno del centrodestra è stato bocciato, mentre quello di solidarietà del centrosinistra è stato approvato con 10 voti favorevoli, 5 contrari (opposizione) e 3 astenuti (Sel).
Infine Annalisa Altomare, prima di affrontare l'argomento del porto, ha chiesto una sospensione, anche questa lunga. Al rientro in aula la consigliera del Pd non c’era e aveva affidato al capogruppo del suo partito le scuse per il suo allontanamento dovuto all'ora tarda che poteva pregiudicare il suo lavoro del giorno successivo.
Del dibattito sulla richiesta di finanziamenti al porto, daremo notizia in un successivo articolo.
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