Molfetta città ad alto inquinamento acustico
MOLFETTA – 4.7.2001
Molfetta è una città sana? Ci sono luci e ombre nel profilo di questa città caratterizzato da un elevato livello di inquinamento acustico e da una bassa percentuale di aree urbane destinate a verde, a fronte, però, di una ottima qualità dell'acqua potabile. Questa valutazioni sono il frutto dei risultati del lavoro svolto nell'ambito del progetto “Città Sane”, al quale ha aderito nel dicembre del '98 il Comune di Molfetta, e che è stato presentato nei dettagli nel corso di una manifestazione pubblica durante la quale è intervenuto il prof. Giuseppe Palasciano, coordinatore del gruppo di studio dell'Università di Bari “Città Sane”, con la partecipazione dei dott. Francesco Schino, docente del corso e della dott. Laura Cirillo, responsabile amministrativo del progetto.
Ben trentadue gli indicatori, di tipo demografico, ambientale, sociale e sanitario, identificati come idonei a fornire una “radiografia” credibile dello stato di salute della città, e rilevati dai circa quaranta partecipanti al “Corso di formazione per rilevatori dati” che in maniera assolutamente gratuita hanno contribuito alla realizzazione di questa originale forma “partecipata” di raccolta dati.
Ma cos'è un profilo di salute della città? “E' la descrizione da un punto di vista qualitativo e quantitativo – ha detto il dott. Gennaro Gadaleta Caldarola, direttore del corso e consulente del Comune per tutto il progetto - della salute dei cittadini e dei fattori che la determinano, avendo riguardo alle condizioni in cui essi vivono”. Ed alcuni risultati paiono preoccupanti. In primo luogo il dato relativo all'inquinamento acustico è ben al di sopra dei limiti massimi indicati dall'Oms, infatti dalle rilevazioni effettuate nei pressi di una via del centro (Via Baccarini), nelle ore giornaliere, risulta che il livello del rumore arriva fino a 69.7 decibel, a fronte dei 65 consentiti. Eccesso decisamente grave anche per le conseguenze che un così elevato inquinamento acustico può comportare.
Un altro risultato della ricerca particolarmente interessante è rappresentato da quel misero 3,5 % di area urbana destinato a verde pubblico. Un dato ancor più allarmante se si considera che esso comprende tutte le zone “verdi”, anche quelle abbandonate da tempo ed in uno stato avanzato di degrado. Motivo di particolare soddisfazione è, al contrario, offerto dalla qualità dell'acqua potabile dal momento che su ben 84 rilevazioni effettuate ad una fontana pubblica, non sono mai stati riscontrati né nitriti né batteri (sostanze che potrebbero causare problemi), mentre sono state rinvenute minime tracce di calcio. Elementi che lascerebbero pensare che quella di Molfetta sia tra le migliori acque potabili, sebbene il consumo delle “minerali” resti sempre molto elevato. Ma in definitiva come può considerarsi lo stato di salute della città di Molfetta?
“E' difficile dare una valutazione d'insieme – ha detto il dott. Gadaleta Caldarola – anche perché in Italia mancano termini di riferimento certi dal momento che sono pochissime le città che si sono cimentate in questo genere di ricerca ed ancora meno quelle che lo hanno fatto in modo così completo come abbiamo provato a fare noi. Sarà quindi importante ripetere questo studio il prossimo anno in modo da vedere l'incidenza che le politiche che si adotteranno in questi ambiti, avranno sul profilo di salute. In fondo è anche questo lo scopo del progetto”.
Il progetto “Città sane” è un processo formativo rivolto a quanti hanno già superato il diciottesimo anno di età, siano in possesso di diploma di scuola secondaria e soprattutto mostrino sensibilità verso le tematiche ambientali. Il corso si svolge nell'ambito del progetto “Città Sane”, avviato nel 1986 dall'Organizzazione mondiale della Sanità, che ha lo scopo di promuovere la salute nelle aree urbane.
Adelaide Altamura