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Molfetta accoglie i suoi emigranti
15 settembre 2007

Ogni buon molfettese sa che i tre giorni di festa patronale coincidono con il ricongiungimento delle tante famiglie di emigranti d'oltreoceano. Venezuela, America, Argentina: i concittadini sparsi per il globo sono tanti (più di venticinquemila soltanto nel New Jersey), sbarcati per lo più durante il '900 alla ricerca di una nazione, l'America, descritta con toni favoleschi ed entusiasti e che deve essere sembrata davvero “fuori dal mondo” ai contadini della nostra terra. Come ogni anno, il convegno “Molfettesi nel mondo” si occupa di organizzare un adeguato benvenuto e l'apertura della 26ª edizione ha visto la partecipazione della dott. ssa Emanuela Angioli, antropologa, che è intervenuta sul tema delle emigrazioni. L'intervento ha messo in evidenza come dalle storie dei nostri emigranti (molto spesso poste in secondo piano rispetto agli studi “tecnici”) si possa ricostruire un fenomeno che ha segnato pesantemente la nostra regione e il Sud in maniera particolare. Molti degli emigranti tornano a Molfetta dopo decenni passati all'estero, i più, cercano punti di riferimento tra le case del centro storico o i negozi del borgo, sicuramente le uniche parti della città rimaste più simili a quelle dei loro ricordi. E stupisce come, dopo così tanto tempo e dopo aver sperimentato uno stile di vita quasi completamente diverso, siano ancora attaccati alle loro radici pugliesi e alle tradizioni; ma è un piacevole stupore, come quando ci si imbatte in comunità di italiani nelle grandi metropoli d'oltreoceano e ci si accorge che parlano ancora alla perfezione il loro dialetto di appartenenza. Probabilmente non confesserebbero mai che la città “non è più quella di una volta” (perchè se è chiaro persino a noi che Molfetta non naviga in buone acque, per loro che mancano da molto più tempo il contrasto sarà ancora più evidente) e allora perché non fare uno “sforzo di civiltà” e far sì che si migliori anche per loro, esempio di straordinario attaccamento alla nostra città? La molfettesità, di cui si è tanto parlato nella conferenza di apertura della settimana dedicata agli emigranti, non dovrebbe essere viva, paradossalmente, solo in coloro che mancano per tutto l'anno dalla loro terra. Non è troppo tardi per rimediare, il passato è sempre un ottimo spunto per comprendere e migliorare il proprio futuro, in questo caso più che mai. di Ilaria Ragno Il Comandante Antonio Cuocci durante l'intervista con Sergio Spezzacatena
Autore: Ilaria Ragno
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