Dopo l'intervista rilasciata al nostro giornale dal vice sindaco e assessore all'urbanistica, avv. Pietro Uva, nella quale veniva tracciato un bilancio dei primi 100 giorni di governo a Molfetta, abbiamo pensato chiesto all'opposizione, rappresentata in questo caso dall'avv. Mino Salvemini (Pd), già candidato sindaco dell'area di “emergenza democratica” (comprendente il centrosinistra e altri partiti di centro), come giudica l'operato del primo cittadino e della giunta nel medesimo periodo. Avv. Salvemini, come risponde l'opposizione alla positivissima prospettiva con la quale il centrodestra ha descritto i primi 100 giorni del proprio governo nella nostra città? «Quanto affermato dal vicesindaco avv. Uva circa i risultati di questi primi mesi di amministrazione è espressione di pura propaganda ma, aldilà di tale atteggiamento acriticamente apologetico, ciò che colpisce in ciò che sostiene è l'apparente scarsa consapevolezza dei nodi problematici che la nostra comunità deve affrontare». Come giudica i provvedimenti presi e i progetti avviati dalla giunta e dal sindaco in termini di priorità e importanza? Ritiene che ci siano delle questioni rimaste “colpevolmente” trascurate? «Sinceramente mi pare prematuro formulare giudizi sull'operato dell'amministrazione dopo cinque mesi dall'insediamento, ma se devo giudicare dai primi provvedimenti e dalle priorità prescelte, la valutazione non può di certo essere positiva. La scelta di destinare ad albergo lo storico Palazzo Dogana è assai opinabile, apparendo di gran lunga preferibile e più conforme alle esigenze della comunità destinarlo a grande contenitore culturale di pregio, con particolare riferimento alle arti visive e figurative, scelta che avrebbe certamente incrementato l'appeal turistico della città. In punto di metodo, comunque, sarebbe stato necessario, a mio avviso, adottare la relativa decisione a seguito di un dibattito che avrebbe dovuto vedere il coinvolgimento di tutta la città, non apparendo ammissibile che la destinazione di un manufatto di quella bellezza e di quella densità simbolica per la nostra comunità venga decisa alla chetichella e senza dare voce alcuna ai cittadini. Ma purtroppo, come è ben noto, la cultura della democrazia partecipata è totalmente estranea al sindaco e alla sua maggioranza. Prioritario e preliminare in punto di stimolo allo sviluppo turistico sarebbe stato porre fine allo sconcio della Banchina Seminario usata come parcheggio, che sommerge sotto un ammasso di lamiere la bellezza dei luoghi e impedisce la fruizione dell'impareggiabile cortina architettonica costituita dal Duomo Vecchio e dal Palazzo Dogana. Totale è poi l'inazione dell'amministrazione comunale rispetto al tema dell'arredo urbano, della mobilità e dei parcheggi al servizio del centro cittadino, problemi che, se non affrontati rischiano di dare il colpo di grazia al già languente commercio cittadino. Tale inerzia è tanto più incomprensibile se si considera che una parte dei fondi necessari è già disponibile mentre, per conseguire i finanziamenti a copertura della spesa residua, basta predisporre la progettazione esecutiva in relazione a progetti di massima già disponibili. Quanto alla pulizia della città è vero che dopo un periodo in cui Molfetta è stata caratterizzata da livelli di sporcizia senza precedenti (periodo coincidente con la prima Amministrazione Azzollini), possono apprezzarsi modesti miglioramenti dovuti ai programmi straordinari dell'A.S.M., che sono tuttavia ben lungi dall'aver determinato una situazione accettabile. A tale riguardo i toni elegiaci di Uva sono totalmente fuori luogo, sia perché contrariamente a ciò che sostiene, Molfetta continua a essere molto più sporca delle città vicine, sia perché finge di non sapere che la questione del ciclo dei rifiuti e dell'igiene urbana è un nodo strutturale che l'Amministrazione non riesce a risolvere e sul quale è totalmente priva di idee. Su ciò torneremo dopo ma mi preme dire che questo problema è stato sempre sottovalutato dalla precedente Amministrazione Azzollini nonostante le sollecitazioni dell'opposizione e le proteste dei cittadini, per cui la tardiva presa di coscienza dell'emergenza è ascrivibile in buona misura alla continua azione di pungolo e critica da parte della minoranza. Venendo ad altre vanterie del vice sindaco devo dire che Dio solo sa cosa significhino locuzioni vacue del tipo “Molfetta sicura” e “Molfetta tecnologica”. Essendo slogan privi di senso che non fanno riferimento ad alcun provvedimento amministrativo devo considerarli semplicemente detriti della recente campagna elettorale. Nondimeno non capisco come provvedimenti di ordinaria amministrazione quali l'approvazione di piani urbanistici esecutivi di comparti edilizi possano assurgere ad atti qualificanti per la Giunta in carica. Viceversa non solo nessun provvedimento ma nessun progetto è in vista per il miglioramento della qualità urbana sotto il profilo del rispetto delle norme di viabilità, di civile convivenza e relative alla disciplina del commercio ambulante, dove si registrano pericolosi fenomeni involutivi di illegalità, rispetto ai quali del tutto insufficiente appare l'attività di contrasto da parte degli organi di sicurezza locale, drammaticamente sottodimensionati e demotivati per la manifesta assenza della volontà politica di colpire tali comportamenti». L'aver chiuso il bilancio con un avanzo di 600.000 euro è stato definito dall'amministrazione come un autentico “miracolo” visto il quadro finanziario ereditato. Il fatto però che le due amministrazioni precedenti fossero state di centrodestra e quindi – almeno in parte pensiamo – complici del buco finanziario, è stato giustificato nelle more dell'autonomia amministra t iva specifica che i sindaci hanno per gli atti compiuti. Qual è la sua lettura in proposito? «Non vi è stato alcun miracolo: nell'esercizio 2005, quindi in un periodo in cui amministrava sempre il centrodestra (sindaco Tommaso Minervini, ndr), si determinò una situazione, rilevata nel 2006, di mancato rispetto del patto di stabilità interno, per cui si rese necessario da parte della subentrante prima amministrazione Azzollini rientrare nei relativi parametri, pena gravi conseguenze quali l'impossibilità di sostituire i dipendenti collocati in pensione o dimissionari e l'impossibilità di contrarre mutui per finanziare gli investimenti o sovvenire ad altre esigenze del bilancio comunale. La giunta precedente, quindi, dovette per necessità procedere ad un'opera di risanamento di carattere obbligato che non ha nulla di miracoloso in quanto basata da un lato sull'aumento del 60% sia della TARSU (tassa sui rifiuti solidi urbani) che dell'addizionale IRPEF (oltre all'incremento di altri tributi minori); dall'altro sull'abbattimento in termini reali del fondo di dotazione dell'A.S.M. e sul taglio della parte variabile del costo del lavoro dei dipendenti comunali legata ai risultati (con tangibile pregiudizio per tutte le attività progettuali e non di ordinaria amministrazione). A tale riguardo Uva mente senza ritegno quando sostiene che non sono state messe le mani nelle tasche dei cittadini e che sono stati incrementati i servizi sociali in favore delle fasce sociali più deboli, in quanto il risultato è stato ottenuto proprio grazie all'aumento della pressione fiscale, mentre non mi risultano affatto aumenti dei servizi a favore di tali fasce sociali. Sul piano più strettamente politico è semplicemente accaduto che la prima amministrazione Azzollini ha dovuto porre riparo ai guasti verificatisi nel corso della precedente amministrazione di Tommaso Minervini (di cui Uva faceva parte) la quale, nonostante la foglia di fico della sua pretesa natura civica, era una vera e propria giunta politica di centrodestra, della quale lo stesso sen. Azzollini ha fatto parte per qualche mese in qualità di assessore alle finanze. Non ci sono acrobazie dialettiche che possano occultare questa inconfutabile verità, né possono essere separate le responsabilità gestionali ponendo l'accento sulla discontinuità tra Azzollini e Minervini. Se il giudizio sull'operato di quest'ultimo era così negativo perché sia nel 2006 che nel 2008 il sen. Azzollini e un gran numero di maggiorenti del centrodestra lo hanno implorato di candidarsi a sindaco per il loro schieramento?». Compostaggio: per il Comune essere rientrato in possesso dell'impianto prepara il terreno per un piano industriale di rilancio. Nessun cenno all'onerosità della transazione e ai costi legali sostenuti. Lei ritiene che l'operazione abbia avuto un peso economico per le casse comunali che si poteva evitare? «Innanzitutto il Comune non è ancora rientrato nel possesso dell'impianto di trattamento dei rifiuti perché non ha adempiuto all'obbligazione sancita dal lodo arbitrale di versare la somma di 450.000 euro circa all'ex concessionario Mazzitelli, nonostante vi sia stato il riconoscimento di tale posta come debito fuori bilancio da parte del Consiglio comunale e sia stato deliberato di farvi fronte con la contrazione di un mutuo. Dopo la sequela di errori commessi dal sindaco Azzollini su questa vicenda (transazione che prevedeva una proroga della concessione sino al 2021 a soggetto di poi penalmente condannato in primo e secondo grado per una serie di reati ambientali e di altro tipo commessi proprio nell'esercizio di quell'impianto e mancata sostituzione dei legali dell'ente in tale giudizio penale che, determinando la revoca della costituzione di parte civile, ha impedito al Comune di risparmiare la somma suddetta) egli, non pago di ciò, vuole “vendicarsi” nei confronti del Mazzitelli, reo di aver tradito la sua fiducia, non versandogli quanto dovuto, senza avvedersi di perseverare nell'errore perché in questo modo la riconsegna dell'impianto viene rimandata sine die. Si noti che per Molfetta è assolutamente necessario rientrare quanto prima nel possesso dell'impianto, perché averlo a disposizione significa poterne fruire e quindi eliminare i costi di smaltimento dei rifiuti negli impianti di Trani e Andria con un risparmio di oltre un milione di euro all'anno, che ci consentirebbe di investire nelle risorse umane e strumentali necessarie per la soluzione del problema dell'igiene in una città sempre più estesa a cui non si può far fronte con programmi di emergenza di corto respiro». Quote rosa: “boutade mediatica” come l'ha definita il vicesindaco o passo falso della maggioranza che ha portato con sé l'avvio di una serie di procedimenti legali il cui costo mal si sposa con la politica di austerità e risparmio di cui si fa portatore il governo della città? La vostra reazione in consiglio comunale è nota a tutti grazie alla circolazione dell'ormai noto video: desidera aggiungere qualcosa? «E' incredibile l'atteggiamento del sindaco e della maggioranza su tale vicenda; pensavo che il vicesindaco tentasse di usare argomentazioni meno becere per giustificare la macroscopica violazione di una norma dello Statuto comunale votata a suo tempo da tutte le forze politiche, ma evidentemente mi illudevo. Uva rincara addirittura la dose sostenendo che i cittadini avrebbero capito che si tratta di una boutade mediatica; non c'è veramente limite all'arroganza e al disprezzo delle regole. Un'ultima osservazione sul ritornello della mancata elezione di consiglieri di sesso femminile nelle liste dei partiti che hanno sollevato il problema: l'argomentazione è totalmente inconsistente sotto il profilo logico ancor prima che politico, ma devo anche aggiungere che il centrodestra ha eletto un paio di donne in consiglio comunale perché ha vinto le elezioni e, quindi, solo grazie al premio di maggioranza e alla gragnuola di incarichi di governo e sottogoverno per i consiglieri più suffragati sono scattati i seggi per le due donne, altrimenti non sarebbero state elette: sfido chiunque a dire che questa circostanza non è vera». Vicenda della capitaneria di porto. I cittadini sono sicuramente confusi in merito alla questione: non sono chiare le responsabilità, non è chiaro l'iter legale della questione e, soprattutto, chi pagherà tutto questo. Lei potrebbe chiarire brevemente la vicenda? «La vicenda della capitaneria prende le mosse da un vecchio progetto dell'Autorità marittima che prevedeva l'ubicazione degli alloggi dei militari esattamente nel luogo dove attualmente si trova il cantiere. All'inizio del 2004 (amministrazione Tommaso Minervini), alla vigilia dell'adozione del nuovo Piano regolatore del porto da parte del Consiglio comunale, in una apposita conferenza di servizi l'Autorità marittima, avendo ottenuto l'approvazione e il finanziamento di tale opera, subordinò il proprio necessario consenso all'adozione del Piano regolatore del porto alla collocazione della foresteria nel ben noto sito. L'amministrazione accolse la richiesta. Il Piano regolatore generale però, al quale il P.R.P. avrebbe dovuto uniformarsi, prevedeva una diversa destinazione per quella zona, ragion per cui acconsentire a tale collocazione della foresteria si sarebbe risolto in una violazione del P.R.G. La maggioranza, e il sen. Azzollini in particolare il quale non voleva perdere tempo prezioso perché doveva spendere politicamente l'adozione del piano del porto, decisero allora di andare avanti facendo approvare a maggioranza dal consiglio comunale la delibera di adozione del piano regolatore del porto, in cui, contrariamente al vero, si dava atto che tale piano rispettava il piano regolatore generale. Si scelse cioè di procedere nell'iter di definitiva approvazione del piano del porto, che prevedeva quella che loro chiamano la nuova Punta Perotti, proponendosi di risolvere successivamente il problema. A riprova della veridicità di tale ricostruzione vi è la recentissima dichiarazione del mese scorso fatta in consiglio comunale dal capogruppo del PdL Angelo Marzano, il quale ha rivendicato tale scelta sostenendo che se non si fosse adottato il piano contemplante l' “ecomostro” l'iter di approvazione del porto si sarebbe allungato a dismisura. Tuttavia né il sindaco né altri esponenti del centrodestra si sono mai attivati per la modifica delcla collocazione della foresteria se non dopo l'inizio dei lavori, tant'è che la prima lettera del sindaco alle autorità competenti è del maggio 2008 mentre la cantierizzazione dell'opera risale alla fine del 2007. E' perfettamente inutile che Uva racconti bugie a tale riguardo perché carta canta e villan dorme. Ora la soluzione del problema non sta di certo nelle ordinanze di sospensione dei lavori emesse dal sindaco, tutte macroscopicamente illegittime, abnormi ed emesse, come è nel costume del personaggio, in violazione di ogni regola (tant'è che il TAR, su ricorso dell'Avvocatura dello Stato, ne ha sospeso l'efficacia per tre volte); né si può sperare nell'esito della conferenza di servizi convocata dal sindaco e chiusa senza alcun risultato. Non vi sono scorciatoie né si danno pasti gratis: se si vuole lo spostamento della palazzina alloggi della capitaneria bisogna annullare la delibera del consiglio comunale dell'aprile 2004 perché frutto di errore e impostare una variante del Piano del porto per renderlo conforme al Piano regolatore generale. Si tratta di una variante parziale e settoriale che non impedirebbe la prosecuzione dei lavori di costruzione del nuovo porto commerciale. Solo in questo modo il Comune si troverebbe ad agire nella legalità e limiterebbe i danni che - non molti lo sanno - sia il ministero delle Infrastrutture che la ditta appaltatrice hanno già richiesto al Comune stesso in via giudiziaria e che sarebbe giusto facessero carico a chi li ha cagionati. E' tempo che gli agenti della disinformazione, e con loro le “associazioni” di “tutela” nate improvvisamente come funghi, si facciano da parte e lascino il campo alle istituzioni competenti per risolvere un problema che ormai è troppo grosso per essere affrontato con le furbizie levantine di corto respiro del sindaco e dei suoi corifei». Conclusione: in che direzione, se ce n'è una, il centro-sinistra si sta muovendo per il proprio ruolo in questa città nel prossimo futuro? L'opposizione costruttiva è un preludio per future proposte elettorali mirate a capovolgere l'attuale situazione politica? «Penso che il centrosinistra debba innanzitutto impegnarsi nel rinnovamento, arricchimento e ricambio generazionale della sua classe dirigente, nella ricostruzione del suo rapporto con i ceti popolari della città, fortemente egemonizzati anche sotto il profilo culturale dal personaggio Azzollini, e in un progetto che ponga al centro la qualità urbana e della convivenza, uno sviluppo che sia anche progresso civile e culturale, la partecipazione continua dei cittadini alla definizione degli indirizzi delle politiche pubbliche. Che si ponga il problema dell'emigrazione dei giovani cervelli e della diminuzione della popolazione in un contesto di mercato abitativo caratterizzato da prezzi che permangono spesso non accessibili ai più. Sul piano più strettamente politico la nostra opposizione deve mirare a tenere insieme tutte le forze che non si riconoscono nella cultura di governo plebiscitaria, cesaristica e oligarchica del centrodestra locale, per costruire un'alternativa di governo basata su uno schieramento largo, ma dotato di quella coesione politica e programmatica che si cementa in una comune esperienza di opposizione e che quindi eviti di mostrarsi come un'armata raccogliticcia che ha come unico elemento comune l'ostilità nei confronti di Azzollini. Il compito che ci sta davanti non è certo facile ma il notevole afflusso di giovani interessati alla vita pubblica e alla politica che noi del Partito Democratico stiamo registrando ci conforta e ci aiuta a credere non solo nella possibilità ma anche nella necessità del cambiamento».
Autore: Roberto Spadavecchia