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Meglio orari ridotti, è difficile trovare spazi alternativi
15 luglio 2020

Spazi alternativi oppure doppi turni? Forse l’orario ridotto potrebbe essere una soluzione. “Quindici” ha sentito alcuni insegnanti che si accingono ad affrontare questa nuova e imprevista esperienza didattica in tempo di Covid. Ecco le domande: 1 - Ha timore per la riapertura delle scuole? 2 - Giudica sufficienti le misure del governo, oppure dovevano essere più severe? 3 - Aver demandato ai dirigenti scolastici alcune decisioni è stato giusto oppure tutte le scelte dovevano essere fatte dal governo? 4 - Molte aule non sono a norma coronavirus, come si potrà garantire il distanziamento? 5 - Per garantire il distanziamento ed evitare le classi pollaio, si dovrà fare lezione nelle palestre e nei cortili (ove possibile)? E quando arriva l’inverno? 6 - E per disabili che necessitano del sostegno? 7 - Si dovranno ridisegnare le aule e i banchi, le strutture scolastiche saranno da ripensare. Che ne pensa della proposta di utilizzare caserme ed edifici dismessi per fare le lezioni? Oppure palestre e strutture private? 8 - Meglio doppi turni oppure orari ridotti? 9 - Ci sarà un divario fra scuole sofferenti e scuole con strutture efficienti? 10 - Meglio le mascherine oppure no, basta il distanziamento sociale? 11 - Nelle attuali condizioni, lascerebbe un bimbo piccolo al nido? 12 - Quali problemi ci saranno per gli insegnanti? INSEGNANTE IN UNA SCUOLA D’INFANZIA Non ho assolutamente paura di tornare a scuola, perché penso che ormai ognuno di noi abbia già adottato dei comportamenti di precauzione in modo spontaneo. Le persone sono abituate a mantenere la distanza di cortesia ed evitare il contatto fisico. 2/3. Credo che il governo abbia attuato delle norme sufficienti e credo che sia stato giusto fornire delle “linee guida” generali per poi lasciare che ogni scuola si organizzasse in maniera autonoma. Il governo infatti non avrebbe mai potuto prendere delle decisioni uguali per tutte le scuole dell’Italia, perché le realtà scolastiche sono totalmente diverse tra loro. È giusto quindi che il dirigente scolastico, insieme alle insegnati che conoscono il proprio ambiente scolastico, prendano delle scelte più giuste e opportune al tipo di contesto, perché le scuole sono tantissime e una diversa dall’altra, quindi ogni scuola deve poter adattare le norme generali dettate dal governo, stilando delle norme più specifiche. 4. Sicuramente si dovrà riorganizzare gli spazi della scuola. Probabilmente un numero minore di alunni per formare una classe sarebbe l’ideale in questo periodo, per quanto riguarda le classi già formate, ritengo sia più opportuno utilizzare altri spazi della scuola, come palestre, ma anche gli stessi corridoi purché siano abbastanza spaziosi, reinventando il modo di concepire le stanze. 5. Fino a quando il tempo lo permette, gli spazi aperti sono l’ideale, almeno le scuole nel nostro territorio sono attrezzate per la stagione estiva. Quando arriverà l’inverno, bisognerà organizzarsi con degli orari diversi: organizzare gruppi di apprendimento, alternare i bambini a seconda delle attività, ma sempre in presenza. Io non penso che la soluzione giusta sia la didattica a distanza, perché la DAD va solo affiancata a quella in presenza. Non si può solo ed esclusivamente contare sulla DAD. 6. Innanzitutto, il rapporto tra il docente di sostegno e il bambino diversamente abile è un rapporto 1:1, quindi l’insegnante di sostegno va a sostituire e a integrare la figura familiare. Sarà cura dell’insegnante di sostegno prestare attenzione alle norme igieniche personali, essendo sempre attenta alla sua salute. È ovvio che non sia possibile mantenere il distanziamento sociale, ma la maestra può essere considerata un genitore e a parer mio, il distanziamento sociale, in questo tipo di rapporto, può essere evitato. 7. Io non credo che utilizzare strutture dismesse sia la soluzione adatta, soprattutto se parliamo di scuola d’infanzia o scuola primaria, ambienti nei quali l’ambiente è fondamentale: non si può, all’improvviso, prendere una caserma e fare didattica all’interno, perché l’ambiente va reso stimolante, agevole e accogliente. Creare un ambiente consono all’insegnamento significa incentivare un apprendimento più efficace, la prima parte della didattica si basa proprio sul contesto e sull’ambiente educativo. Un insegnante, ancora prima di scegliere il percorso educativo, organizza lo spazio, perché solo in questo modo il bambino si predispone all’apprendimento. L’organizzazione dei materiali e degli spazi è molto importante e prendere questi spazi e adattarli ad aule o a spazi-scuola, non è facile, a meno che non si parli di teatri o anfiteatri, spazi già di per sé stimolanti, ma che vanno comunque riorganizzati. 8. Doppi turni oppure orari ridotti? Dipende dal personale. Se si ha a disposizione tanto personale, ci si può organizzare sia in un modo sia nell’altro, ma non se il personale scarseggia. Io credo che ridurre il tempo-scuola non sia una soluzione, perché noi abbiamo visto e percepito l’importanza della scuola in presenza. Al posto di una riduzione, sarebbe opportuna una riorganizzazione degli orari stessi, adattandoli chiaramente alla materia, all’argomento e alle esigenze delle scuole. 9. il divario tra le scuole è scontato ed evidente… le scuole che hanno maggiori possibilità hanno anche maggior successo, questo è palese. Adesso si può contare anche sul lavoro in rete: le scuole che hanno bisogno di essere aiutate posso chiedere supporto ad altre scuole, non si parla più quindi di “scuola isolata” e non solo a livello didattico, ma anche logistico: se per caso c’è una scuola che non ha la palestra o un laboratorio di informatica, può chiedere supporto alle altre scuole, attraverso la rete. Si possono anche progettare eventi in comune o gemellaggi, in modo tale da concedere gli spazi a tutte le scuole. 10. Nelle scuole d’infanzia o scuole primarie, credo che la mascherina non sia una soluzione, semplicemente perché i bambini hanno un atteggiamento così spontaneo, da non riuscire a tenere la mascherina sul viso per così tante ore. Per le scuole medie e superiori, sì, perché i ragazzi sono più autonomi e in grado di capire la situazione. La spontaneità dei bambini è meravigliosa, infatti io, come insegnante, non bloccherei mai manifestazioni d’amore dei bambini… se due bambini volessero abbracciarsi, non bloccherei l’atto, perché la scuola è relazione e bloccando le relazioni, andremmo a creare uno scompenso emotivo, perché i bambini piccoli non sono abbastanza autonomi da capire il distanziamento sociale. Magari, sempre con modi più dolci, si tenterà di distanziarli, ad esempio la maestra potrebbe mettersi al centro tra i bambini per creare una distanza di sicurezza, ma io non avrò mai un atteggiamento di divieto nei confronti delle manifestazioni d’affetto, poiché psicologicamente, i bambini potrebbero avere dei problemi. È ovvio che in presenza di un sovraffollamento o di un assembramento, sarà compito della maestra distrarre i bambini, cercando di dividerli tra i diversi giochi disponibili, senza far capire loro il motivo dell’allontanamento. Dovrà essere tutto… spontaneamente falsato, per usare un ossimoro. 11. Assolutamente sì: lascerei il mio bimbo al nido, perché io credo fortemente nella scuola dell’infanzia come luoghi adatti e stimolanti per la crescita del bambino, e credo anche che tutte le persone che lavorano in questi luoghi adotteranno tutte le misure di sicurezza per far sì che i bambini crescano in un luogo tranquillo e sereno. 12. I problemi si risolvono. Almeno nella scuola d’infanzia, non ci saranno grandi cambiamenti: noi avevamo già, prima del covid, degli orari d’ingresso e d’uscita diversi, che evitavano ogni tipo di assembramento… più che degli orari, una fascia oraria entro la quale era possibile lasciare o prendere il bambino. I genitori sono già abituati a questo tipo di organizzazione. Magari nelle scuole primarie e nelle altre scuole con gradi più alti, sarebbe necessario organizzare le entrate e le uscite in modo diverso, per evitare affollamenti. Io non credo che ci saranno grandi problemi nella scuola dell’infanzia, perché le maestre non cambieranno il loro comportamento, anche per quanto riguarda la salute: si procederà alla misurazione della temperature, e quando un bambino ha la febbre, lo si manda a casa come è sempre stato fatto. Alcune maestre potrebbero avere paura di un eventuale contagio (perché la febbre non indica subito la positività al virus, ma bisogna eseguire il tampone), ma io credo che la paura non debba essere il sentimento che deve provare un insegnante, perché da sempre i bambini hanno manifestato febbre, adesso forse siamo facilmente suggestionabili e sensibili per questo discorso, ma non dobbiamo farci prendere dal panico: l’insegnante dovrà badare alla cura del bambino, come ha sempre fatto, in maniera serena. Il sentimento della paura appartiene al periodo di lockdown, e, sempre sperando che la situazione non peggiori, ma si risolva, magari auspicando un vaccino, questa paura deve essere sostituita dal coraggio e dalla grinta che servono per affrontare questo momento storico particolare. INSEGNANTE DI SCUOLA SECONDARIA 1. Un po’, sì. 2. Le misure di sicurezza mi sono sembrate adeguate al contesto di volta in volta emerso. 3. Non credo possibile una centralizzazione della gestione della emergenza sanitaria per l’eterogeneità delle varie istituzioni scolastiche, sia per ordine e dimensione sia per caratteristiche territoriali differenti. 4. Il distanziamento sarà garantito occupando tutti gli spazi degli edifici scolastici e/o occupando edifici da adeguare al caso. 5. Individuando ed utilizzando spazi al di fuori del nucleo centrale dell’istituto (succursali). 6. Questo è il vero problema: la peculiarità del rapporto docente di sostegno/ alunno disabile è fortemente compromesso dalle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria e la didattica a distanza non è la soluzione ottimale ma l’unica percorribile per chi ha già un rapporto consolidato 7. Mi sembra una soluzione percorribile, come già affermato. 8. Meglio orari ridotti. 9. Credo proprio di sì. 10. Non trovo l’uso delle mascherine indispensabile 11. Lascerei i bimbi al nido se le soluzioni alternative sono difficili da applicare per le famiglie Intanto pare che la riapertura sembra prevista per il 24 settembre ma chi può prevedere a breve l’evoluzione del contagio? 12. I differenti problemi di tutte le categorie saranno affrontati in base alle direttive generali del governo nella più proficua sinergia e tranquillità: credo che nessuno abbia in tasca la formula corretta, visto quello che sta succedendo in tutto il mondo, impreparato a questo flagello contemporaneo. © Riproduzione riservata

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