Marilena Gaudio: la nostra città è assetata di cultura e musica, di qui il progetto di prosa e lirica
Si chiama “Fuoco centrale” la Rassegna di prosa e lirica che nasce dall’incontro fra l’attore e regista Francesco Tammacco e il soprano Marilena Gaudio. Per approfondire le motivazioni di questo progetto di unire il teatro di prosa ad una mini stagione lirica qui a Molfetta, ha spinto “Quindici” ad un incontro con il soprano Marilena Gaudio “nel suo salotto”. Ci ha ricevuti in questo ambiente dall’atmosfera ottocentesca, quasi fossimo stati catapultati nel “Salotto Maffei”: libri, spartiti, quadri, pianoforte. Qual è l’alchimia che ha fatto incontrare due artisti come lei e Francesco Tammacco? «L’incontro con Francesco risale a tanto tempo fa, abbiamo avuto tante collaborazioni in questi anni, dagli spettacoli, alle incisioni discografiche, fino ad un progetto teatrale che ci ha portato in giro per l’Italia ideato da Francesco e interpretato, nella parte canora, da me, dal titolo “Eroine all’opera”. Viaggiando si passa tanto tempo insieme e ci si confronta, si parla della situazione culturale nel nostro Paese e nello specifico a Molfetta, si fa un bilancio su quello che si è fatto e quello che si potrebbe fare, in poche parole si progetta». Quali sono state le conclusioni a cui siete arrivati? «Abbiamo capito che i tempi erano maturi per coronare un sogno in un cassetto che avevamo da tempo: realizzare una rassegna che non contenesse solo prosa, ma che si aprisse alla musica. Abbiamo innanzitutto letto, interpretato le esigenze del territorio. La nostra città è affamata e assetata di musica, ma soprattutto di melodramma. Una decina di anni fa, molti cantanti avevano una sorta di religioso timore nel venire a cantare a Molfetta, perché la definivano la Parma del Sud. Un pubblico di intenditori e soprattutto di amanti della bella musica e del canto. Francesco Tammacco, che opera indefessamente da sempre sul nostro territorio, pur avendo ormai riconoscimenti nazionali e internazionali, ha avuto il coraggio di dirmi: proviamoci!». C’è un’idea , o una filosofia, che unifica le due esperienze? «La filosofia c’è, eccome. Ad un mondo, ad una società che ci divide, ci isola, ci smembra, privilegiando gli individualismi, i nazionalismi, noi con la nostra arte opponiamo l’aggregazione, l’unione, il lavoro di squadra. L’idea, invece, è quella di promuovere il bello, di far riaccostare la gente all’idea di bello, troppo spesso dimenticato, trascurato e brutalizzato da una sub-cultura che vuole l’apparire e non l’essere. L’idea di riscoprire la musica, ma anche la letteratura che ha costituito l’ispirazione per le opere di Verdi, Bizet e Lehar. Infatti in ogni rappresentazione lirica sarà presente anche la prosa, con l’intervento di attori. Questo progetto nasce proprio dalla sinergia di diverse forze e persone. Innanzitutto l’Alter Chorus diretto dal prof. Antonio Allegretta, un altro uomo caparbio, un “pasionario”, che da anni porta avanti una realtà che si sta guadagnando la stima e l’attenzione di numerose organizzazioni; poi il Liceo Coreutico di Bisceglie con la coreografa Cinzia Daddato, conosciuta attraverso un’altra “pasionaria” la prof.ssa Lucrezia Palumbo, i cantanti amici Antonio Stragapede, Onofrio Salvemini, Lucia de Bari, Giulia Calfapietro, il Maestro Alessandro Giusto al pianoforte e via via quelli che si aggiungeranno. Attraverso e con loro il progetto ha preso forma, si è intessuto e si andrà a realizzare. L’Idea e la filosofia ci sono, pensate ad un futuro per questa rassegna? «Quando si partorisce un progetto simile, si pensa sempre al futuro. Vorremmo, se le risorse economiche ce lo consentiranno, aprire questa rassegna alle scuole, facendo seguire allo spettacolo della domenica sera, uno il lunedì mattina, eseguendo una selezione dell’opera, ma soprattutto animandola con un’articolata guida all’ascolto e dando la possibilità alle giovani leve del canto di interpretare i personaggi del grande repertorio, costituendo un ricambio generazionale e consentendo loro di avere delle esperienze di vero teatro. Insomma, aggregazione non solo orizzontale, ma anche verticale. Inoltre c’è da rimarcare l’impulso che ci è venuto anche dagli sponsor». © Riproduzione riservata
Autore: Adelaide Altamura