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Maria è costituita tra Cristo e la Chiesa
15 gennaio 2023

Forse il Medioevo delle cattedrali non sarebbe stato così splendido, se non ci fosse stata una straordinaria ondata di devozione verso Maria. È Lei la protagonista dei sentimenti e della ricerca affettiva dei cristiani, che la invocano e la esaltano con opere in architettura, scultura, pittura, oreficeria, stoffe, manufatti d’arte. In Europa, la maggior parte delle grandi chiese sono dedicate a Santa Maria, talora sotto il titolo della Dormitio Mariae o dell’Assunta, che celebra, nel “trapasso” della Vergine, l’universo umano redento. È la Vergine Madre a portare il Gaudio della Redenzione, come vuole la liturgia della Visitazione di Maria a santa Elisabetta. I testi, che riprendono il Vangelo (Lc 1,44), esaltano l’incontro d’esultanza dei due nascituri, il Salvatore e san Giovanni Battista. Nei due dipinti qui esposti, come ad avvalorare la fonte liturgica, le madri si salutano e si abbracciano secondo il rituale romano. In Francia, si acclama alla Vergine Notre-Dame: Notre- Dame de Laon, Notre-Dame d’Amiens, Notre-Dame de Paris, Notre-Dame de Chartres. In questa splendida cattedrale si conserva, in una finestra del coro, una vetrata a fondo azzurro (un azzurro che non trova l’equivalente nel ‘200) con l’immagine della Regina del cielo, tipo Nicopeia, salvatasi dall’incendio del 1294. La Vergine è conosciuta con il bel nome di Notre-Dame de la Belle Verrière. A Notre- Dame di Senlis, le storie di Maria occupano la porta centrale; a Reims, la sua immagine domina dal pilastro divisorio dell’ingresso principale; a Notre-Dame di Parigi, le sono riservate due porte, per raccontare l’epopea della sempre Vergine. L’ordine di Citeaux pone le proprie chiese sotto la protezione speciale della Vergine. Presso i cristiani inizia, a partire dall’XI-XII secolo, una gara di appellativi alla Madre di Dio, gara che continua ancora nei nostri giorni. Alcuni provengono da nomi di città, come a dire che la Vergine è considerata il baluardo di quel popolo, che ne custodisce gelosamente l’icona in un edificio divenuto il palladio della città. Un’icona russa, della seconda metà del secolo XIX, esposta in mostra, raccoglie, in piccolo formato, ben 84 famose icone mariane, che prendono nome generalmente da città e che fanno da corona al calendario dell’anno liturgico: la Santissima Madre di Dio di Roma, la Santissima Madre di Dio di Moldavia, la Santissima Madre di Dio di Antiochia, la Santissima Madre di Dio di Cipro, la Santissima Madre di Dio della Città del Re, la Santissima Madre di Dio di Pecersk, un’autentica litania di geografia mariana (P. Amato, Icona multipla, in Mostra Roma 1988, scheda n. 140, pp. 179-183; fig.12). Altri sorgono da simboli attinti dalla Genesi, dal Cantico dei Cantici, dai Vangeli, dall’Apocalisse, dai Padri della Chiesa latina e greca e, soprattutto, dall’esegesi e dalla mistica medioevale, inondata di vera tenerezza verso la Vergine. Invocazioni in parte adoperate nelle litanie recitate dopo la contemplazione dei Misteri del Rosario e ricordate dal dipinto la Vergine Lauretana, di Filippo Balbi, eseguita nel 1854, poco prima che Pio IX proclamasse il dogma dell’Immacolata Concezione (fig.13). Comparata alla luna, ad un giardino chiuso, ad uno specchio, ad una fontana, tutti simboli adoperati per l’iconografia dell’Immacolata Concezione, e perché considerata novella Eva, Maria calpesta il serpente che sedusse la prima Eva. San Bernardo chiama Maria la “via regale”, il cammino per l’accesso al Cristo. Affermazione questa non nuova, che continuerà nella tradizione iconografica fino ai nostri giorni. Bisanzio aveva già sviluppato un tipo iconografico della Madre di Dio denominato Hodigitria, letteralmente “Colei che appartiene alle Guide”, facendo riferimento a un’icona acheropitica ritenuta dipinta da s. Luca, trovata dall’imperatrice Pulcheria e venerata nel Santuario delle Guide a Costantinopoli “ton Hodegon”. L’immagine presenta la Madre di Dio frontale, regge il Bambino sul braccio sinistro e con il gesto della mano destra compie la duplice funzione di indicare e intercedere. La composizione, aulica e ieratica, risponde a una precisa esigenza teologica (Amato 1992). Più umana, perché coinvolta nel dolore del martyrium è l’altra immagine mariana cosiddetta “Madonna della Tenerezza”, dal greco Eleousa, che le chiese d’Oriente e d’Occidente sviluppano, ognuna con peculiarità territoriali e psicologiche. La più nota è l’icona della Madonna di Vladimir (P. Amato, L’Oriente cristiano, in Mostra Roma 1988, pp.7-17:16; fig.14), capolavoro bizantino di arte mariana della prima metà del XII secolo, alla quale non dispiace accostare, per motivi iconografici, la più tarda icona della Madonna dei Martiri (fig.15) di Molfetta in Puglia, che aggiunge nella parte superiore della composizione due figure angeliche, assegnando in tal modo un’evidente derivazione da rappresentazioni della Crocifissione, così come rivelano le icone della Strastnaja, conosciuta come Madonna della Passione. Al mistero della Passione aderisce pure il tipo iconografico di Colei che ama teneramente, in greco la Glicophilousa, apparsa in Russia nel sec. X: mostra la Madre di Dio che abbraccia il Diletto. L’espressione della Vergine chiama a una compassione profonda, dovuta al fatto che il Figlio è destinato all’immolazione. Le espressioni di tenerezza si moltiplicano nei secoli e per la loro varietà gestuale consegnano un vasto repertorio di rara bellezza1. Il Bimbo desideroso di tenerezza è un particolare che si coglie qui in mostra nella Madonna col Bambino (c. 1650) del Sassoferrato e nella Ghirlanda di fiori con la Madonna e il Bambino (c. 1644) di Daniel Seghers e di Erasmus II Quellinus. Una variante occidentale è data dalla Madonna “Siciliana”, che è una Madonna del Carmelo (sec. XVII; fig.16). Il gruppo, che fissa l’Orante, traduce il mistero redentivo, che conosce la morte, con l’intervento salvifico in favore delle anime purganti. L’immagine si diffonde nel Vicereame di Spagna, come testimonia la pala d’altare Madonna del Carmelo con i santi Bernardino e Diego (sec. XVII; fig.17), opera di pittore manierista, della chiesa di San Bernardino di Molfetta in Puglia, ed è promossa dai Padri carmelitani, che, attraverso l’omonima confraternita nella chiesa di San Martino ai Monti a Roma, ne irradiano il culto. La Vergine che intercede per le anime del purgatorio è un tema presente in mostra e che rimanda alla strepitosa Madonna del Suffragio, databile post 1649, di Francesco Guarino della chiesa del Purgatorio di Gravina (BA), in Puglia. La Madonna è tramite di salvezza; è colta in un vorticoso movimento a spirale, in cui sono coinvolti gli angeli e le anime che sono salvate dalle fiamme e trascinate in cielo (fig.18).

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